Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Uccise una donna e la fece a pezzi pena scontata per buona condotta Libero l’omicida di Michela De Villa

- Andrea Zucco

Nel 2001 fu l’artefice di un delitto efferato, in questi giorni il ritorno in libertà: Manfred Michaeler, 51 enne di Bressanone (Bolzano), era stato condannato in via definitiva nel 2005 per l’omicidio di Michela De Villa, una 33 enne di Costalta di San Pietro di Cadore. Il delitto, consumatos­i nella notte tra il 13 e il 14 marzo del 2001, fu particolar­mente efferato: Michaeler, che ai tempi aveva già precedenti per molestie e tentata violenza sessuale (anche ai danni di una minore austriaca), aveva strangolat­o la sua vittima dopo un tentato approccio sessuale al termine di una festa in un maso di Bressanone di cui era custode. Michela De Villa, che aveva da poco terminato un periodo di lavoro in un albergo di San Vigilio di Marebbe (Bolzano), fu fatta a pezzi dopo l’assassinio. Il killer tentò di bruciare i resti della vittima, per poi occultare il cadavere in un letamaio. Fu lì che i carabinier­i trovarono i resti di Michela De Villa il 27 maggio. Le indagini fecero convergere i sospetti su Manfred Michaeler, tradito dalla confession­e fatta a un amico, che divenne il «supertesti­mone» del processo per il «delitto del letamaio». L’autore del delitto, condannato a 18 anni nel 2005, ha usufruito di uno sconto pena grazie alla buona condotta durante la detenzione nel carcere di Padova. In questi giorni, dopo 14 anni e mezzo dietro le sbarre, è tornato in Alto Adige da uomo libero, come confermato dal suo avvocato Nicola Nettis. «Si sta già dando da fare per trovare un lavoro, durante tutto il periodo di detenzione ha sempre lavorato all’interno del carcere e ha sempre tenuto una condotta irreprensi­bile» spiega il legale. In primo grado Michaeler era stato condannato a 18 anni per omicidio preterinte­nzionale, mentre la sentenza di appello, pur confermand­o la pena, condannò l’assassino per omicidio volontario. Durante tutto il processo, l’imputato si era difeso sostenendo che la vittima fosse morta all’improvviso durante alcune pratiche erotiche, versione che non ha mai convinto i giudici. A San Pietro di Cadore, la morte di Michela De Villa è una ferita aperta. «Ricordo benissimo il caso, ma non voglio dire altro per rispetto della famiglia», commenta il sindaco Elisabetta Casanova Borca.

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