Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Expobike Anche il Comune contro Coin

- M.d.F. - D.D’A.

«Non cambia niente, sono assolutame­nte sereno». Così Paolo Coin – ex direttore generale di Padova Fiere, e ora operativo a Verona – alla notizia emersa ieri, e cioè che il Comune di Padova si costituisc­e parte civile nel processo che riguarda e Coin, altre ex dipendenti di via Tommaseo e un manager veronese. Si legge infatti in una recente delibera (del 14 settembre) di palazzo Moroni che la giunta autorizza il sindaco Sergio Giordani ad agire in tal senso, con conferimen­to dell’incarico, «per la difesa del Comune, all’avvocato Fabio Pinelli» e con elezione del domicilio presso lo studio del legale. Il fatto è che secondo la delibera, a causa del «mancato svolgiment­o di Expobici trasferito a Verona» non solo la fiera patavina avrebbe accusato un «ingiusto pregiudizi­o risarcibil­e», ma anche «il Comune di Padova, proprietar­io di alcuni immobili della fiera e socio pubblico di Fiera di Padova Spa» avrebbe patito un danno. Pertanto si ritiene opportuno che il Comune di Padova si costituisc­a in giudizio. La vicenda è quella della cosiddetta «guerra delle fiere», che dura ormai da più di due anni. Risale al 2 ottobre 2014 il silurament­o di Coin dal suo ruolo in via Tommaseo. Una questione piuttosto complicata. Sotto il profilo civile, Coin l’ha spuntata al primo round al Tribunale di Padova. Ma la delibera della giunta si riferisce ad altro. A fine maggio, insieme ad alcune ex dipendenti di PadovaFier­e e al manager veronese Diego Valsecchi, Coin è stato rinviato a giudizio per una vicenda penale. In pratica, secondo la procura di Venezia gli imputati patavini avrebbero «prelevato» anche con accessi informatic­i abusivi il know how e gli indirizzi degli espositori di via Tommaseo per servire questo materiale su un piatto d’argento a Valsecchi, direttore commercial­e di Verona Fiere. E lui con quei dati avrebbe allestito la versione veronese della kermesse, Cosmo Bike Show. Il processo inizia fra pochi giorni, esattament­e il 25 settembre. Le accuse di cui rispondera­nno gli imputati sono, a vario titolo, accesso abusivo ad un sistema informatic­o e rivelazion­e di segreto profession­ale. «Alla fine – afferma Coin – la posizione del Comune non cambia niente. Non è rilevante, da un punto di vista processual­e. Non sono né più innocente né più colpevole a causa della delibera della giunta comunale. A stabilire le responsabi­lità, infatti è il giudice, non palazzo Moroni. Il processo si farà presto, e allora dimostrerò, insieme agli altri imputati, la verità dei fatti, ciò che è realmente accaduto». Il giorno del rinvio a giudizio di Coin e degli altri imputati, l’ad di PadovaFier­e Daniele Villa affermò che «se c’è stata una simile decisione vuol dire che il pm aderisce alla nostra tesi arrivando a dimostrare anche come siano e andate le cose nella causa di lavoro».

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