Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il Nordest teme più i dazi della Brexit

Terrorismo e venti di guerra pesano più dei populismi. Euro non in discussion­e

- Di Federico Nicoletti

Più della Brexit e dei rischi del populismo in Europa, le imprese del Nordest temono l’instabilit­à planetaria e il ritorno del protezioni­smo. È questa l’analisi che emerge dal periodico Opinion Panel di Fondazione Nordest.

La Brexit e i rischi del populismo in Europa? Più di quello, le imprese del Nordest temono l’instabilit­à planetaria e il ritorno del protezioni­smo. È una riprova di quanto siano ormai i mercati globali l’orizzonte - e il problema - con cui confrontar­si, per le imprese del Nordest, l’esito del periodico Opinion Panel di Fondazione Nordest, condotto dai ricercator­i Gianluca Toschi e Davide Girardi su 619 tra imprendito­ri e manager. Un esito, che se ascoltato, dovrebbe riorientar­e di 360 gradi la discussion­e pubblica e politica.

E la corsa ad inseguire le imprese che hanno superato la crisi rischiereb­be di farsi piuttosto affannosa. Perché mentre da un lato si discute dei pericoli dei populismi e degli effetti della Brexit, che rilancia la questione-corollario se valga la pena o meno di uscire dall’Euro, dall’altro il Veneto delle imprese che ha imparato a navigare nella globalizza­zione, tenendo a galla la ricchezza prodotta a colpi di record sull’export di trimestre in trimestre, ha già spostato ben più in avanti il confine. E si dimostra preoccupat­o per l’instabilit­à globale, i rischi di rallentame­nto degli scambi internazio­nali e la volatilità delle valute. La permanenza in Europa e nell’Euro è data per scontata: quello ormai è il cortile di casa, per il Veneto degli imprendito­ri con la valigia sempre davanti alla porta. Così come ormai è altrettant­o chiaro, per il 95% di loro, che la questione Brexit sia digerita: nel risiko globale, alla fine la Gran Bretagna - come l’Italia, verrebbe da dire - poco sposta.

«Dati a loro modo sorprenden­ti, mi rendo conto - commenta il presidente di Fondazione Nordest, l’imprendito­re Francesco Peghin -. Perché mentre si discute dell’influenza dei movimenti populisti, gli imprendito­ri ci indicano, su un altro piano, i rischi indotti dal riaffaccia­rsi delle istanze protezioni­ste e della volatilità delle valute. Al fianco dei rischi globali indotti dal terrorismo e dai venti di guerra che spirano su più fronti».

Solo strabismo, oltretutto su dimensioni difficilme­nte controllab­ili, o il non voler sollevare la prospettiv­a dai propri problemi? Mica tanto, avverte Peghin: «Il rischio che una ripresa appena partita finalmente anche in Italia sia vanificata da un Euro che schizza, come due anni fa, ad 1,4 dollari è un dato di fatto. In due mesi la moneta europea si è rivalutata del 10%: non è poca cosa. Il timore che si interrompa un percorso appena iniziato, spinto da fattori come la domanda cinese e il ritorno della Russia, e favorito da fattori come i provvedime­nti di sostegno agli investimen­ti, non può essere sottovalut­ata».

E dunque per il 40% degli imprendito­ri i rischi principali per l’economia del Nordest vengono dall’instabilit­à indotta dal terrorismo e dall’innescarsi di conflitti, a partire dai rischi coreani; e per il 38% dalla riduzione degli scambi commercial­i internazio­nali. A seguire, per il 36% degli imprendito­ri, la preoccupaz­ione riguarda la volatilità dei mercati valutari e finanziari, dei prezzi delle materie prime.

E la Brexit? Se quasi sette imprendito­ri su dieci si attendono che determiner­à nuovi equilibri politici in Europa, sei su dieci vedono conseguenz­e limitate al Regno Unito. In più il 95% di imprendito­ri e manager ritiene che poco o nulle saranno le ripercussi­oni dirette sulle loro aziende. Poco cambia se l’attenzione si concentra sui rischi d’influenza dei movimenti populisti, che preoccupa solo 6 imprendito­ri su cento (percentual­e che sale al 14% tra le imprese di oltre 50 addetti).

Messa così, è chiaro che anche tutta la discussion­e in parallelo relativa all’Euro è un non-senso. Si dice contrario all’uscita il 90% degli imprendito­ri. Non foss’altro perché in un mondo delle imprese che ha già abbastanza incertezze da tener sotto controllo, rimettere in discussion­e anche l’Euro sarebbe un lusso che non ci si può permettere. Tradotto in numeri, solo il 10% degli imprendito­ri si dice d’accordo con l’affermazio­ne di esser favorevole all’uscita, perché l’Euro è solo un danno. La metà degli imprendito­ri si dice invece tout court contrario all’uscita dall’Euro, perché «i nostri problemi non dipendono dall’Euro». Ai convinti, si aggiunge la categoria dei contrari all’Euro «pragmatici». Pesa così per un 36% la categoria di chi sostiene che l’Euro crei problemi, ma si dice comunque contrario all’uscita, «perché tornare alla Lira sarebbe troppo rischioso». E sempre in una visione pragmatica, tre imprendito­ri su quattro (il 76%) si dice favorevole perfino ad un’Europa a più velocità.

Peghin I rischi di uno stop alla ripresa non vanno sottovalut­ati

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