Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Bpvi e scandalo «baciate» «L’Audit, le indagini interne e quel clima omertoso»
Nella memoria difensiva deposita a metà settimana al Tribunale di Venezia, l’ex presidente di Bpvi, l’imprenditore Gianni Zonin, punta il dito accusatore - con l’intento di dimostrare che esisteva una struttura occulta all’interno della Banca formata dall’ex dg Samuele Sorato e dal vice direttore Emanuele Giustini - sul comportamento dell’Internal Audit, l’organo di vigilanza interno, e del suo responsabile Massimo Bozeglav che non avrebbe relazionato - come suo dovere - al cda ma solo agli stessi Sorato e Giustini le anomalie che aveva riscontrato molto prima che esplodesse lo scandalo delle «baciate» che ha portato al tracollo dell’Istituto di credito.
I difensori di Zonin riportano al proposito alcuni stralci del verbale dell’Internal Audit del 21 agosto 2015 (quando il bubbone era già scoppiato). Si legge: «Le operazioni di specie - cosiddette “baciate” - erano tipicamente di importo rilevante, ma numericamente limitate e concentrate nelle aree storiche della Banca». E poi: «I rapporti con i clienti interessati erano gestiti direttamente dalla Direzione generale (Sorato e Giustini) coinvolgendo, per il territorio di competenza, l’allora capo area Giacon». E ancora: «A partire dal 2013 le iniziative in questione si sono progressivamente estese a tutte le aree territoriali, con continue e costanti pressioni da parte del dg e del responsabile della Divisione Mercati (Giustini)». E subito dopo: «Il personale... ha riferito che nel corso degli ultimi due anni (e in particolare nel 2014) il tutte le riunioni indette dalla Divisione Mercati con le Aree e i direttori regionali uno degli argomenti trattati in via prioritaria era quello del “capitale” con assegnazione di specifici obiettivi e relativi tempi di raggiungimento... oggetto di monitoraggio sistematico e giornaliero della Divisione Mercati... con interventi di richiamo a volte molto duri...». Successivamente, si legge, «il Dg criticò in maniera molto dura le strutture di Rete in ordine ai risultati commerciali e di capitale, dichiarando che “in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi sul capitale avrebbe smontato le direzioni
A partire dal 2013 le azioni finanziate si sono estese con interventi di richiamo molto duri
Le pressioni e minacce della direzione generale hanno dissuaso a segnalare le anomalie
regionali. Mentre Giustini riprese duramente un paio di Capi Area “parlando apertamente di licenziamento in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi sul capitale». E a chi poneva dei dubbi alla Direzione Generale sulla possibilità di procedere alla chiusura di operazioni «baciate», si legge che Sorato rispondesse così: «Non vi dovete porre questo problema».
La memoria di Zonin, relativamente a questo aspetto, rimarca quindi che «l’Internal Audit cominciò a riscontrare segnali di anomalia nel corso del primo semestre 2014», ma che «l’efficacia delle pressioni e minacce poste in essere dalla Direzione Generale hanno dissuaso i soggetti coinvolti dal segnalare i comportamenti anomali sia agli organi aziendali che alle funzioni di controllo, creando un clima omertoso». Questo verbale era stato predisposto in vista del cda del 20 agosto 2015. In seguito alla lettura del documento, il Collegio Sindacale si attivò e richiese un’audizione, avvenuta l’1 settembre, del responsabile Bozeglav per «approfondire i motivi per i quali lui abbia sottosposto le evidenze emerse dagli accertamenti all’allora dg senza procedere a stesura e diffusione di un report ispettivo ordinario che sarebbe stato consegnato al Collegio Sindacale». Bozeglav rispose sostenendo che «l’assenza di informazioni dettagliate sul fenomeno (delle baciate) unitamente alla fiducia dei vertici aziendali in Sorato non lo avevano indotto a cogliere finalità dilatorie». E così un’indagine interna avviata già nel 2014 è venuta alla luce solo dopo l’ispezione della Bce e le conseguenze da essa scaturite.