Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Villa Maria raddoppia e cerca nuovi medici
Presentata ieri la ristrutturazione, Papes: salute a rischio senza specialisti
Mentre il destino del nuovo ospedale resta avvolto nell’incertezza, le buone notizie arrivano dalla sanità privata e in particolare da Villa Maria: ieri la casa di cura convenzionata, fondata nel 1956 e presieduta da Paola Quartapelle, ha inaugurato il restyling della sede in via Melette (zona Palestro) e ha annunciato il raddoppio degli spazi di fronte a 500 ospiti, tra cui il sindaco Sergio Giordani e il presidente della V commissione regionale sanità Fabrizio Boron. Avviata nel 2014 con un investimento di nove milioni, la ristrutturazione ha richiesto oltre mille giorni di cantiere e ha impegnato più di trenta aziende, a partire dalla Prearo Costruzioni di Codevigo; le novità riguardano soprattutto le stanze di degenza al quarto piano e le nuove palestre per attività di riabilitazione.
Oltre a completare il restauro della sede storica, che offre 140 posti letto e dà lavoro a 160 addetti, Villa Maria ha acquisito anche il poliambulatorio privato ex San Giovanni di via Valeggio e il centro ex Static Padova di via Pelizzo, che portano in dote 20 dipendenti, 70 medici specialisti e 12 tra fisioterapisti e chiropratici. Nel futuro di Villa Maria ora c’è un progetto quadriennale di ampliamento da 12 milioni firmato studio Mario Mazzer Architects, che porterà la superficie da settemila a 13 mila metri quadri grazie a un nuovo blocco (un «green building» da tre piani) collegato alla casa di cura da due corpi di fabbrica.
Il piano di espansione prevede anche 200 posti auto (con tanto di modifiche alla viabilità del quartiere) e oltre 50 assunzioni: «Crescere è una scelta obbligata e richiede investimenti importanti – ha detto Vincenzo Papes, amministratore delegato di Villa Maria -. Però non possiamo continuare ad investire in un contesto in cui le regole cambiano di continuo, non sappiamo come comportarci. Ne va degli investimenti e dei posti di lavoro».
Papes ha toccato anche il tasto del turnover: «Dalle università escono meno specialisti di quanti non ne vadano in pensione e questo rischia di mettere in ginocchio il sistema. Se non ci sarà un inversione di marcia la nostra salute sarà a rischio».