Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Un’Authority pubblica per il Mose»
Lettera del Provveditore alle Acque al governo: «Servono cento dipendenti e ottanta milioni l’anno» I conti: poco meno della metà per le manutenzioni, l’altra metà per le bollette e per pagare la struttura
Cento persone per far funzionare il Mose. E a decidere quando premere il «bottone rosso» una sorta di «Authority» pubblica. È la proposta del provveditore Roberto Linetti, ex Magistrato alle Acque.
Cento persone per far funzionare il Mose. E a decidere quando premere il «bottone rosso» per far alzare le paratoie e difendere Venezia dalle acque alte sarà una sorta di «Authority», un soggetto pubblico che il provveditore attuale Roberto Linetti (che guida quello che una volta era il Magistrato alle Acque, poi abolito anche per gli scandali e le inchieste) si immagina sotto il coordinamento istituzionale di Stato, Regione Veneto e Città metropolitana di Venezia. La proposta di Linetti è contenuta in una lettera inviata al governo nei giorni scorsi: spetterà all’esecutivo stabilire se questa è la soluzione migliore. Ma la lettera per la prima volta ha anche messo sul tavolo il costo «vero» della manutenzione del Mose, sulla base di una stima a lungo termine, circa 30-40 anni: si parla di 80 milioni di euro annui in media, ma il provveditore ci tiene a precisare che alla manutenzione vera e propria, cioè a quei lavori che saranno messi a gara pubblica, andrà meno della metà.
Sedici milioni saranno infatti destinati a pagare gli stipendi del centinaio di persone di cui sopra e tutti i costi della struttura: un costo elevato, anche perché si parla di tecnici di alto livello e proprio qui potrebbero essere recuperati molti dipendenti dell’attuale Consorzio Venezia Nuova, destinato a sparire a inizio 2022, dopo la conclusione dei lavori (che secondo il cronoprogramma ancora ufficiale è fissata al 31 dicembre 2018) e i tre anni di avviamento previsti dal contratto. Poi ci sono 28 milioni che, secondo le stime dell’ex Magistrato alle Acque serviranno per pagare le bollette del Mose: acqua, luce, gas, ma anche tasse, licenze, affitti e tutto il resto. Infine serviranno 36 milioni di euro per le manutenzioni vere e proprie. Per ogni pezzo della grande opera è infatti previsto un ciclo di vita e un piano ad hoc pluriennale: per esempio è previsto che le paratoie vengano sganciate, ripulite e riverniciate ogni cinque anni. Cifre ben diverse dai 15-20 milioni di cui si parlava ai tempi dell’ex presidente del Cvn Giovanni Mazzacurati. «Ma non troppo distanti dai 36 milioni di cui le dicevo - spiega Linetti - poi Mazzacurati si immaginava probabilmente che il Consorzio proseguisse, ma anche allora ci sarebbero stati da pagare gli stipendi».
Tanti soldi, ma l’ingegnere che a breve concluderà il primo anno in laguna non è preoccupato. «Ormai stiamo per concludere l’opera e dobbiamo farla funzionare, se si è deciso che è fondamentale per la salvaguardia di Venezia spiega - Non posso nemmeno immaginare che i soldi non ci siano: si devono trovare». In quegli 800 milioni di euro per ogni decennio, però, bisognerebbe calcolare anche la somma che Venezia e i veneziani risparmieranno sui danni che le acque alte più importanti causano a case e negozi. Nella stessa lettera Linetti chiede poi allo Stato 15 milioni di euro destinati ai lavori per la laguna. «Altrimenti non possiamo fare gli interventi necessari, in questi anni ci si è arrangiati con uno o due milioni, ma è troppo poco», spiega. L’altro fronte aperto con il governo riguarda i finanziamenti per finire il Mose. Linetti ribadisce che i soldi ci sono, ma serve un meccanismo per sbloccarli. «In questo momento per il Mose ci sono 600-700 milioni: 300 per finire l’opera e i 300-400 recuperati con il calcolo degli interessi per l’avviamento e le opere compensative», dice. Il problema è che in passato alcuni finanziamenti, tipo quello della Bei, sono stati «sviati» per altre finalità e i commissari sono stati costretti a coprire il «buco», non pagando le imprese, che ora si rifiutano di lavorare. «C’è uno scostamento di 100 milioni e noi chiediamo di poter anticipare dei soldi per sbloccare la situazione - conclude Linetti - Non si tratta di soldi in più, come dice qualcuno, ma solo di anticipazioni». Il tema dei soldi e del rischio che i lavori rallentino preoccupa anche l’Ance di Venezia. «Esistono degli impegni contrattuali che devono essere onorati e il cui mancato rispetto non può ricadere sulle imprese e sull’occupazione - auspica il presidente Ugo Cavallin -. Ci sono ditte che hanno un’esposizione finanziaria non più sostenibile, ci sono lavoratori che rischiano il posto». La sola Mantovani, che lamenta 40 milioni di lavori non pagati, tra una settimana ne lascerà a casa 102.
Stiamo per concludere l’opera e dobbiamo farla funzionare: i soldi per la gestione si devono trovare