Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Beghin, per gli studenti è uno dei prof migliori Un collega: «Sfascio»
Il professore che secondo gli inquirenti premeva per abilitare all’insegnamento il suo allievo prediletto ha scelto la linea del silenzio. Mauro Beghin, docente di diritto tributario all’Università di Padova e avvocato, ieri non ha voluto rispondere alle domande sul polverone sollevato dall’inchiesta della procura di Firenze, che lunedì ha emesso 29 provvedimenti cautelari verso altrettanti professori in tutta Italia accusati di corruzione nei concorsi per l’accesso alla docenza del diritto tributario.
Beghin, come altri 21 colleghi, è stato interdetto per un anno dallo svolgimento di tutte le funzioni accademiche perché nel 2015 avrebbe chiesto espressamente ai commissari di abilitare Marcello Poggioli, il suo pupillo, a discapito di Giovanni Moschetti, figlio del suo maestro accademico e professionale Francesco Moschetti. Il corso di studio tenuto da Beghin, inserito nel corso di laurea in Economia, dovrebbe partire lunedì prossimo, ma ovviamente è tutto congelato, con i vertici del dipartimento di Scienze economiche e aziendali «Marco Fanno» che stanno studiando le carte per capire come muoversi e prenderanno una decisione nei prossimi giorni. Nelle aule, intanto, la notizia è stata accolta con stupore: nessuno riesce a credere che un collega apprezzato come Beghin possa aver ordito un complotto del genere, a tal punto da farne «un’idea fissa in testa» (dicono le intercettazioni tra docenti). La stima è pienamente condivisa dagli studenti: chi ha frequentato le lezioni di Beghin parla di un docente serio, competente, meticoloso, fiscale ed esigente, tra i più bravi di Economia. Conferma arriva dalla valutazione della didattica sui suoi corsi espressa dagli studenti con un questionario online dopo l’ultima lezione e più che positiva da diversi anni: nel 2015/16 la soddisfazione complessiva del corso ha raggiunto la media dell’8,67, con giudizi lusinghieri anche per gli aspetti più specifici (8,42 per la preparazione del corso e dell’esame, 8,93 per la capacità di motivare gli studenti e di esporre gli argomenti in modo chiaro). L’anno prima era andata ancora meglio: media del 9,07 in quanto a soddisfazione complessiva, dell’8,98 per l’organizzazione e del 9,36 per l’azione didattica. «Beghin – racconta un ex studente – era così bravo che è riuscito a rendere interessante una materia poco attraente come diritto tributario. L’esame? Un calvario, non regalava niente: potevi essere anche il più bravo del corso, ma se non eri in giornata ti mandava a casa. A lezione spiegava in maniera convenzionale, senza slide: per preparare l’esame bastavano i suoi appunti, il manuale e il codice tributario».
«Speriamo che quanto emerso dall’inchiesta non sia vero o sia un caso isolato, per il bene dell’università – commenta Alessandro Asmundo di Studenti per-Udu . Se invece l’accusa fosse confermata, non sarebbe certo una bella figura per il corpo docente: che molti concorsi siano truccati si è sempre detto, ora ci sarebbe pure la conferma legale». Il rettore Rosario Rizzuto si limita a dire che se Beghin risulterà colpevole «ne risponderà nelle sedi penali». Più netto il commento di Umberto Vincenti, ex presidente della scuola di Giurisprudenza: «L’università è allo sfascio, gli inquirenti hanno scoperto l’acqua calda».