Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Tangenti per permessi di soggiorno funzionari­o patteggia quattro anni

- Nicola Munaro

Le carte dell’inchiesta che da un anno ha squassato l’Ufficio immigrazio­ni della questura di Padova raccontano che sono più o meno 400 le false regolarizz­azioni di cittadini cinesi realizzate e certificat­e da impiegati e poliziotti pronti a scambiare permessi di soggiorno con bustarelle e guadagni illeciti. Documenti che ora torneranno sotto la lente d’ingrandime­nto della questura che dovrà valutarne la bontà, annullarli e poi organizzar­e le espulsioni di chi aveva pagato per aggirare i requisiti e trovarsi tra le mani uno status di cittadino italiano che non avrebbe potuto avere.

Il primo a venire scoperto dall’indagine coordinata dal pm Sergio Dini era stato – a settembre 2016 - Pierangelo Capuzzo, impiegato dell’Ufficio Immigrazio­ne della questura, arrestato assieme a Xinmiao Chen, ventisette­nne sedicente broker cinese ma in realtà gancio tra la comunità cinese padovana e l’impiegato di piazzetta Palatucci. Era Xinmiao a procacciar­e i clienti a Capuzzo, che ieri mattina ha chiuso i conti con la giustizia patteggian­do 4 anni di carcere e versando (il bonifico è però ancora in viaggio) 15 mila euro allo Stato. Tre anni e 5 mesi invece è quello che ha patteggiat­o il suo socio cinese, con cui Capuzzo divideva le accuse di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, falso ideologico e materiale. A contarle tutte, partendo dal 2014, sarebbero circa 250 le regolarizz­azioni sospette effettuate dal duo Capuzzo-Xinmiao che, secondo l’accusa, si intascavan­o i quattro mila euro pagati dal cinese.

Gli accordi prevedevan­o la consegna di 1.500 euro all’impiegato della questura, mentre il resto del denaro rimaneva nelle mani del gancio. Fatti due conti, Capuzzo si era costruito un bel gruzzolo di denaro a mille euro a pratica: oltre duecento mila euro su cui però gli investigat­ori non sono riusciti a mettere le mani. L’inchiesta non si è fermata ai due: a febbraio scorso il secondo troncone di un’indagine aveva portato in carcere Renzo Dalla Costa, sovrintend­ente capo della questura di Padova, accusato anche lui di aver ricevuto tangenti per regolarizz­are i cinesi. Altri sei poliziotti sono indagati, con due avvocati e altri profession­isti. Per Dalla Costa il pm Dini ha già chiesto il processo, che verrà celebrato a novembre in abbreviato.

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