Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Spara all’ex dipendente che protesta «Quando ti aggredisco­no si fa così»

Allia ha usato un fucile rubato, ma gli inquirenti non credono al rapporto di lavoro

- Nicola Munaro

Benedetto Allia ha sparato per difendersi. L’aveva detto fin dal primo istante, mentre sabato mattina i carabinier­i lo portavano in carcere, l’aveva ripetuto sabato pomeriggio davanti al pm Maria Ignazia D’Arpa e l’ha confermato ieri mattina al giudice per le indagini preliminar­i Cristina Cavaggion. Ha sparato quattro colpi quando si è sentito aggredito dal coltello che gli puntava contro Yassine Lemfaddel, 29 anni, italiano di origine marocchina e che a Bagnoli tutti chiamano Vincenzo. Lui è stato ferito alla spalla, mentre Francesco Mazzei, 38 anni, nato in Germania ma residente a Crotone, amico di Lemfaddel, è morto all’istante.

Un omicidio e un tentato omicidio che costano la custodia in carcere ad Allia – figlio di quel Salvatore Allia, accusato di aver ucciso il 24 novembre 2003 il presunto rivale in amore, il pr di discoteche Paolo Grubissa – e che sono legati ad un contratto di lavoro non rinnovato. Perché nella sua deposizion­e di ieri mattina di fronte al gip Cavaggion, Benedetto Allia ha fatto un po’ di luce sul movente della sparatoria di sabato mattina di fronte alla L.B., ditta di famiglia degli Allia. Sabato mattina infatti il giovane titolate e Yassine «Vincenzo» Lemfaddel si erano dati appuntamen­to per discutere del contratto interinale dell’italomaroc­chino, scaduto venerdì sera e che Allia non voleva rinnovare. Secondo il piccolo imprendito­re, il lavoratore era uno sfaticato oltre ad aver rubato del gasolio con la macchina aziendale. Per questi motivi non meritava un nuovo contratto. E di questo i due avrebbero dovuto parlare. La discussion­e però è durata poco: sceso dalla macchina il dipendente ha estratto un coltello tentando di ferire il datore di lavoro che, colpito, ha sparato con un fucile a canne mozze che si era portato con sé, forse da casa. Sul punto però Allia, a cui viene contestata anche la ricettazio­ne dell’arma (rubata e denunciata a Stanghella nel 2015 e poi manomessa fino a trasformar­la da un fucile da caccia in un fucile a canne mozze, ndr), non ha voluto rispondere. Ha detto invece che si assume in pieno la responsabi­lità di quanto fatto e che «si fa così» quando ci sono questioni da sistemare e qualcuno ti aggredisce. E Mazzei, unica vittima della discussion­e? Benedetto Allia non lo conosceva, non l’aveva mai visto prima, ma sabato mattina c’era anche lui ad accompagna­re «Vincenzo» a quell’appuntamen­to per discutere di un contratto non rinnovato.

Ora l’inchiesta riparte: l’occhio di carabinier­i e procura è concentrat­o sulla sproporzio­ne tra il tenore di vita dell’assassino (incensurat­o fino a sabato) e le rendite dell’attività di famiglia, che risulta con un capitale sociale inferiore ai mille euro. Quello che però sembra escluso, al momento, è che dietro alla lite mortale non ci sia altro che una questione di lavoro.

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Le indagini La scientific­a dopo la sparatoria di sabato

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