Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Bpvi, interrogati Giustini e Zigliotto Il Senato: pene severe per i manager
Già due degli otto indagati nella maxiinchiesta sul tracollo della Banca Popolare di Vicenza hanno deciso di farsi interrogare dopo la chiusura del primo troncone di indagine che riguardava l’aggiotaggio, l’ostacolo all’attività di vigilanza e il falso in prospetto. Se la scorsa settimana è sfilato in procura, dove ci è rimasto per due ore circa, l’ex vicedirettore generale dell’istituto di credito Emanuele Giustini, ieri è stata la volta dell’ex consigliere ed ex presidente di Confindustria Vicenza Giuseppe Zigliotto.
Ne ha avuto per poco meno di due ore faccia a faccia con il pm Luigi Salvadori. «Un incontro cordiale» lo ha definito il suo avvocato Giovanni Manfredini. «C’era la necessità, da parte del mio assistito, di chiarire che alcuni aspetti che emergono dalla relazione della guardia di finanza non corrispondono a quanto è davvero e per provarlo ieri abbiamo prodotto dei documenti» spiega il legale, che puntualizza come Zigliotto fosse «molto sereno, tranquillo». Per l’ex di Confindustria un interrogatorio bis. Era infatti già comparso in procura a luglio 2016 ma si era avvalso della facoltà di non rispondere, impossibilitato a riavere i pc che la finanza aveva sequestrato dieci mesi prima nel corso della perquisizione nella sede di BpVi. Computer in cui sarebbero stati custoditi documenti necessari a sostenere, a suo dire, un interrogatorio, a dare spiegazioni e chiarimenti. Quelli che ha fornito solo ieri. Ma Zigliotto e Giustini non sono i soli ad aver chiesto di parlare prima che la procura formuli le richieste di rinvio a giudizio. C’è grande attesa anche per l’ex presidente Gianni Zonin che, dopo due interrogatori, avrebbe ancora qualcosa da puntualizzare.
Intanto, ieri il governo ha ricevuto dal Senato il mandato a scrivere una legge più stringente sulla responsabilità degli amministratori, degli
organi di controllo e dei dirigenti delle banche, una norma che renda più semplice per i giudici attivare pene accessorie come l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, dall’esercizio delle professioni, dai ruoli dirigenziali delle imprese e far sì che il condannato non contratti più con al pubblica amministrazione. La mozione proposta dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta a patto che i partiti ritirassero le loro, analoghe, è passata all’unanimità con 196 sì. «La mozione innesca un lavoro del governo per favorire una normativa più stringente sui reati bancari spiega Baretta - E il fatto che arrivi alla vigilia dell’insediamento della commissione bicamerale d’inchiesta dimostra che c’è la volontà del governo di garantire il massimo della chiarezza possibile su quanto accaduto nel settore bancario. E abbiamo voluto dare un segnale di fiducia ai risparmiatori che hanno diritto di avere risposte e massima giustizia». La commissione d’inchiesta si riunirà oggi alle 14.30 a Palazzo San Macuto per eleggere il presidente, con tutta probabilità Pierferdinando Casini, senatore di Alternativa Popolare.