Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Ormoni femminili per truccare i test antidoping dei ciclisti Condannato a 2 anni
Ormoni femminili assunti per taroccare le analisi antidoping. È l’accusa per cui ieri mattina è stato condannato a due anni (più mille euro di multa e senza la condizionale) Alberto Trolese, cicloamatore già pizzicato in passato ai controlli antidoping e sospeso dalle gare in forza di una vecchia sentenza. Tutto inizia con i controlli dopo la gara amatoriale «Trofeo ciclistico Piovese 2014» del 28 settembre 2014 a Brugine. In quell’occasione viene trovato positivo a diverse sostanze dopanti e farmaci vietati, Francesco Savogin, corridore di Vescovana. È lui stesso che ai carabinieri del Nas, coordinati dal pm Benedetto Roberti, racconta che le sostanze dopanti (gonadotropina corionica, fentermina, prednisone e prednisolone: tutti ormoni, tra cui anche quelli femminili) gli erano stati consegnati da Trolese. Le indagini dimostrano anche che Trolese non sono riforniva il corridore più giovane, ma anche aveva falsificato un timbro da veterinario per avere accesso ai farmaci e minacciato lo stesso Savogin dopo aver scoperto la sua collaborazione con i carabinieri. Nella macchina di Trolese anche un plico di ricette rosse con cui ordinare in farmacia i farmaci poi utilizzati come doping. Nei guai era finito anche il medico di Solesino Luigino Vanzetto, accusato di aver prescritto a Savogin ormoni femminili come il Gonasi Hpn (per le donne in menopausa) con l’obiettivo di abbassare i livelli di testosterone nel sangue. La condanna di ieri ha chiuso il cerchio. (n.m.)