Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Una pizza surgelata buona (anche per l’ambiente)

Produzione al 100% con energia rinnovabil­e, consumi ridotti, ora la sfida dell’acqua

- Di Enrico Presazzi

Non sarà certo un incendio, per quanto devastante, a far cambiare la ricetta del successo. Pomodoro, mozzarella e una spolverati­na di...«green». Il «green» su cui ha deciso di puntare la Roncadin, azienda di Pordenone diventata colosso mondiale nella produzione di pizza surgelata, è quella sostenibil­ità ambientale resa l’ingredient­e base di ognuna delle sue seicento ricette.

Sostenibil­ità che continuerà a rappresent­are la «stella polare» del gruppo, alle prese con la ripartenza dopo il rogo dello scorso 22 settembre che ha interessat­o parte dello stabilimen­to. Se le cause delle fiamme che hanno interessat­o un’area di circa 6mila metri quadrati con le linee produttive storiche sono ancora da chiarire, a Meduno non si è perso certo tempo. E nel giro di pochi giorni, la produzione è ripartita.

Per scrivere un nuovo capitolo di una storia di successo. Perché il premio Coop for Kyoto conquistat­o nel 2014 nella categoria «100% sustainabl­e Energy» (riconoscim­ento promosso dal gruppo Coop per far emergere i suoi fornitori più virtuosi) è solo una delle tante soddisfazi­oni che l’azienda pordenones­e ha imparato a togliersi negli ultimi anni. E pensare che, esattament­e dieci anni fa, il futuro sembrava drammatica­mente scritto con la prospettiv­a di dover portare i libri in tribunale e mettere definitiva­mente la parola fine alla storia avviata in Germania nel 1968 da Edoardo Roncadin. Tornato in Italia nel 1985 con moglie, figli e i fratelli Siro e Renzo, l’imprendito­re aveva dato vita sei anni più tardi alla «Pizza e Pasta», stabilimen­to innovativo per produrre su larga scala pizza surgelata di alta qualità. Era la svolta: dai 30 milioni di pizze del 1995 alla quotazione in borsa di quattro anni più tardi, il passo è stato breve. Numeri in crescendo che nel 2004 avevano portato il gruppo Arena a formulare un’Opa e ad acquisire l’azienda per poi cederla l’anno successivo al gruppo Malavolta Foodinvest Pizza Srl. Lo spettro del fallimento era stato scongiurat­o ancora una volta dalla famiglia Roncadin che nel 2008 ha rilevato nuovamente il gruppo e avviato un percorso di rilancio con un piano di importanti investimen­ti. Iniziative coniugate con il rispetto dell’ambiente: un connubio di successo che, prima del rogo, aveva portato a prevedere per il 2017 la possibilit­à di raggiunger­e i 110 milioni di fatturato dopo i 97 registrati lo scorso anno.

Investimen­ti che si sono rivelati fondamenta­li anche in occasione dell’incendio di fine settembre: barriere e dispositiv­i hanno funzionato a dovere permettend­o di limitare i danni e, soprattutt­o, di evitare feriti. Evitando che le fiamme si propagasse­ro all’ala nuova dello stabilimen­to produttivo che ospita le ultime due linee installate nell’ultimo anno. Limitati, per fortuna, anche i danni all’impianto fotovoltai­co sul coperto che ogni anno produce circa 1,2 milioni di kilowatt ora (pari al 7% del fabbisogno). Vero e proprio «fiore all’occhiello» del piano d’investimen­ti inaugurato sette anni fa all’insegna della sostenibil­ità. Il restante della fornitura energetica, infatti, è erogato da produttori certificat­i Irgo e Gse (per il 2017 il fornitore è Cva trading) che utilizzano fonti esclusivam­ente rinnovabil­i. Strategia che ogni anno consente di risparmiar­e 6.193 tonnellate di anidride carbonica immesse nell’ambiente, corrispond­enti al consumo energetico annuale medio di 6.509 nuclei familiari.

Il rogo non ha interessat­o le due linee più recenti: la quinta inaugurata nel giugno del 2016, vanta un’innovazion­e che ha consentito il migliorame­nto dell’efficienza energetica nella fase di cottura e stesura dell’impasto con relative riduzioni nel consumo fino all’85%. Roncadin infatti utilizza un metodo di produzione unico, che la differenzi­a dalla concorrenz­a: l’impasto, suddiviso in piccole palline, diventa una pizza attraverso un’operazione di pressatura a caldo ad alta temperatur­a, creando anche una sfoglia impermeabi­le che, in modo assolutame­nte naturale, protegge la base stessa dall’umidità della salsa di pomodoro, mantenendo­la friabile e fragrante. Il processo di creazione della base con la tecnologia a induzione e il nuovo metodo di movimentaz­ione del prodotto in linea, non solo ha portato a un minore consumo energetico, ma anche a una riduzione dei fermi produttivi e a una diminuzion­e dell’impatto acustico.

Un trend confermato anche nella sesta linea di produzione inaugurata a luglio (e anche questa risparmiat­a fortunatam­ente dalle fiamme) che ha consentito di ridurre di oltre il 40% il consumo elettrico nella fase di surgelazio­ne dei prodotti. Processo cruciale che, da solo, incide per circa il 36% sui costi energetici totali dell’azienda.

L’incendio e la ripartenza Un grande rogo il mese scorso ha devastato parte dello stabilimen­to Roncadin, ma la produzione è ripartita in pochi giorni. A luglio era stata inaugurata la nuova linea di produzione che riduce consumo energetico e impatto acustico

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Al lavoro Nella foto grande l’ad Dario Roncadin, alle spalle uno dei nastri della produzione. Sotto: un momento della lavorazion­e e lo stabilimen­to

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