Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Medici e Regione è scontro: «Stop degli ambulatori»

Il Consiglio boccia la mozione sullo sblocco dei centri h12. «Già attivati 70»

- Nicolussi Moro

Sale la tensione tra i medici di base e la Regione. Lo scontro dopo il Consiglio regionale straordina­rio convocato per valutare le richieste della categoria. Che dai prossimi 8 e 9 novembre ha annunciato la chiusura degli ambulatori quattro giorni su sette, causa «la mancata attuazione del Piano sociosanit­ario». Ma l’assessore regionale Luca Coletto ribatte: «Attivati 70 degli 86 centri h12 richiesti».

VENEZIA Nessuna riapertura del dialogo con i medici di famiglia. Il consiglio regionale straordina­rio celebrato ieri su richiesta dell’opposizion­e ha bocciato con 25 voti contrari e 21 favorevoli la mozione, introdotta da Bruno Pigozzo (Pd), che impegnava la giunta Zaia ad accogliere le richieste della categoria, così da scongiurar­e lo sciopero già in parte attuato e programmat­o fino a maggio 2018. I medici di base hanno proclamato 28 giorni di protesta dal 19 settembre, che prevedono fino alla prossima settimana il blocco dell’invio della ricetta telematica e da 8 e 9 novembre la chiusura degli ambulatori, causa «la mancata attuazione del Piano sociosanit­ario». In particolar­e, come riportava la mozione bocciata, chiedono di: sbloccare le Medicine di gruppo integrate (gli ambulatori h12 o h24), ferme da febbraio; aprire tutti i 3038 posti letto territoria­li (ne mancano ancora 1263) previsti a fronte della chiusura, nel 2014, di 1212 ospedalier­i, ricorrendo a nuovi ospedali di comunità, Unità riabilitat­ive territoria­li (Urt) e hospice per terminali; garantire le cure palliative h24; avviare il Fascicolo sanitario e la ricetta elettronic­i.

«Solo 55 Medicine di gruppo integrate sulle 86 autorizzat­e hanno visto la luce — ha detto Claudio Sinigaglia (Pd) — nonostante il Piano sociosanit­ario, prorogato a fine 2018, le indichi come l’unico modello organizzat­ivo per le cure primarie. Un letto ospedalier­o costa 600 euro al giorno, contro i 150 di uno territoria­le: dov’è finito il risparmio derivato dalla chiusura dei 1212 posti ospedalier­i? Il piano è stato disatteso anche in merito alla realizzazi­one delle strutture intermedie, l’altra risposta alla cronicità, che oggi assorbe tre quarti delle risorse della sanità per un quarto della popolazion­e. E infine dal 2000 aspettiamo la riforma delle Ipab». Appelli a «riaprire il dialogo nell’interesse dei cittadini e in particolar­e delle 40mila famiglie costrette a seguire malati cronici a casa» sono arrivati da Jacopo Berti e Patrizia Bartelle(M5S), Cristina Guarda (Alessandra Moretti presidente), Giovanna Negro (Fare!), Graziano Azzalin e Orietta Salemi(Pd). Invano. In mezzo la provocazio­ne di Stefano Valdegambe­ri (gruppo misto), che ha poi detto di aver ricevuto un «sms minaccioso da un medico veronese»: «Mi dà fastidio veder scioperare liberi profession­isti garantiti dalla convenzion­e pubblica. Un privilegio che grida vendetta. A chi sciopera va tolta la convenzion­e». Ma perchè, al di là di scontri ideologici e politici, gli ambulatori h12 non decollano? «Veramente sono state attivate 70 delle 86 Medicine di gruppo integrate previste — ha chiarito l’assessore alla Sanità, Luca Coletto — altre 16 sono in via di apertura. Hanno ottenuto un finanziame­nto di 25 milioni in tre anni, per garantire un accesso più ampio agli utenti durante la giornata. Ma le verifiche condotte finora evidenzian­o che così non è, perchè spesso questi ambulatori lavorano solo su appuntamen­to, quindi il paziente, soprattutt­o fragile e anziano, si trova in difficoltà in caso di necessità extra orario predefinit­o. In secondo luogo l’Agenzia delle Entrate dice che non esiste dal punto di vista finanziari­o la Medicina di gruppo integrata e secondo il ministero dell’Economia la novità potrebbe compromett­ere gli obiettivi economici in capo all’intero Servizio sanitario del Veneto, oltre a rappresent­are un’onerosa modalità organizzat­iva. Insomma — ha chiuso Coletto — nessuno più di me è favorevole al progetto, ma va rimodulato». L’assessore ha poi annunciato l’imminente approvazio­ne in giunta di una delibera che farà partire ospedali di comunità, Urt e hospice per un totale di 883 posti letto territoria­li. I rimanenti 380 saranno disponibil­i entro il 2018. Ma tutto ciò non convince i medici di famiglia. «Abbiamo chiesto un incontro con il direttore generale della Sanità, Domenico Mantoan — rivela Domenico Crisarà, segretario della Fimmg, sigla di categoria — se la Regione vuole andare allo scontro, noi da novembre comincerem­o a tenere chiusi gli ambulatori quattro giorni a settimana. E prolungher­emo lo stato di agitazione oltre maggio 2018».

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