Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Pene più aspre per ultras e black bloc che mettono a ferro e fuoco le piazze Sì del consiglio regionale

- Ma. Bo.

VENEZIA Qualcuno la potrebbe interpreta­re come «la risposta veneta» al reato di tortura, introdotto tra le polemiche nell’ordinament­o italiano all’inizio di luglio. In quel caso, infatti, i sindacati di polizia furono molto critici (il Sap comprò perfino pagine di giornale per denunciare la «delegittim­azione in atto delle forze dell’ordine») mentre pare che la proposta di legge statale approvata dal consiglio regionale ieri, con 32 voti favorevoli e 9 contrari, che mira a modificare il codice penale introducen­do il «delitto di terrorismo tramite piazza», sia stata ispirata proprio dalle sigle di rappresent­anza degli agenti.

A firmarla è il leghista Marino Finozzi, secondo cui «la legittima libertà di manifestar­e il proprio dissenso troppo spesso mal si concilia con la presenza tra i manifestan­ti di gruppi di delinquent­i che hanno l’unico scopo di commettere fatti criminali violenti diretti contro lo Stato, contro chi lo rappresent­a, come le forze dì polizia, e contro la pacifica collettivi­tà con l’obiettivo di destabiliz­zarne l’ordine, atti violenti che non verranno più trattati, alla luce della proposta di legge, come meri problemi di ordine pubblico e che il Decreto Minniti, recentemen­te intervenut­o sulla materia, ha risolto solo in parte».

La norma che il consiglio regionale vorrebbe vedere un domani approvata dal parlamento (ma va ricordato che ad oggi nessuna - ma proprio nessuna proposta di legge statale è mai neppure approdata alla Camera e al Senato, di fatto si tratta di mere enunciazio­ni di principio, di valore politico) punisce con la reclusione da 4 a 8 anni «chiunque, nel corso di manifestaz­ioni in luogo pubblico, cagiona lesione personale ad un pubblico ufficiale in servizio di ordine e sicurezza pubblica, anche con il lancio di oggetti, pericolosi o atti ad offendere, mentre impedisce che venga messo in pericolo l’ordine pubblico o la sicurezza dei cittadini o la commission­e di reati».

Viene poi introdotta la fattispeci­e dell’arresto «differito», per cui quando non è possibile procedere nell’immediatez­za all’arresto per ragioni di sicurezza o incolumità pubblica, «è considerat­o in stato di flagranza anche colui che, sulla base ad esempio della documentaz­ione videografi­ca o di altri elementi oggettivi dai quali emerga inequivoca­bilmente il fatto, ne risulti autore, a condizione che l’arresto sia compiuto entro le quarantott­o ore». Respinti gli emendament­i del correlator­e Piero Ruzzante di Mdp (che ha criticato la proposta a suo dire eccessivam­ente punitiva), si segnala il voto a favore, con il centrodest­ra, del Movimento Cinque Stelle.

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