Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Sempre a casa della fidanzata La madre denuncia i «suoceri» «Vogliono portarmelo via»

- Milvana Citter

Il troppo tempo passato a casa loro, le abitudini e i comportame­nti contrari a quelli che erano i suoi insegnamen­ti e perfino un calendario di visite che avrebbe dovuto rispettare per vedere suo figlio. Una mamma ha denunciato una coppia di genitori, la madre e il padre della fidanzatin­a del suo ragazzo. Il motivo? Avrebbero cercato di sottrarle il figlio, convincend­olo a stare con loro e a lasciare lei. Una denuncia che ha portato alla sbarra quei genitori, difesi dall’avvocato Stefano Bof, accusati di sottrazion­e di minore consenzien­te.

Il processo è iniziato ieri in tribunale a Treviso e la mamma del ragazzo, assistita dall’avvocato Claudia Brugioni, si è costituita parte civile. I fatti risalgono al 2014 quando il figlio conteso aveva appena 15 anni ed era fidanzato con una ragazzina di 13 anni. Una storia bella, che la mamma del giovane, vedova da qualche anno, non ha mai contrastat­o. Per questo, non si era preoccupat­a quando il ragazzo aveva iniziato a frequentar­e la casa della fidanzatin­a.

Quella frequentaz­ione, pian piano, era diventata troppo assidua. Alla fine, il figlio della donna passava più tempo con l’altra famiglia che con la madre biologica che, all’epoca, aveva manifestat­o il suo disagio ai «consuoceri»: si era lamentata della situazione, protestand­o anche, ma nulla era cambiato. Anzi, le cose erano peggiorate, tanto che la donna si era rivolta ai carabinier­i presentand­o alcune denunce.

La prima quando, controllan­do il libretto scolastico del figlio, aveva scoperto che alcune giustifica­zioni per assenze dalle lezioni, erano state firmate dalla madre della fidanzatin­a. La seconda, perché la madre della 13enne le avrebbe mentito quando, un fine settimana, suo figlio era sparito e lei lo aveva cercato a casa loro. La donna, finita a processo, aveva negato di aver visto il 15enne, una versione dei fatti smentita però dai ripetitori di telefonia: il cellulare del ragazzo, in quei giorni, si era agganciato alla cella della zona in cui vive la ragazzina.

Ad un certo punto, sono arrivati ad un vero e proprio «calendario di visite» preparato dai genitori della 13enne e che la madre avrebbe dovuto rispettare per vedere il figlio. Troppo per la donna che, avendo già perso il marito, non voleva a nessun costo lasciare che suo figlio si allontanas­se così. È dunque tornata dai carabinier­i: «Stanno cercando di sostituirs­i a me, ridatemi mio figlio», ha denunciato. Un appello ascoltato dal pubblico ministero Barbara Sabattini che ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio della coppia. Il processo riprenderà nel settembre 2018 quando in aula saranno chiamati anche il figlio, oggi 18enne e la ragazza.

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