Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Benetton: inutile il referendum La Lega: sbaglia

Il patron di Ponzano: «Una stupidaggi­ne». È polemica «Lontano dalla realtà». Marzotto con Luciano

- Bertasi

«Questo referendum mi sembra una stupidaggi­ne, una battuta». Schiaffo di Lu- ciano Benetton contro il voto del 22 ottobre per l’autonomia. La Lega: «É distante dalla realtà». Anche il patron di Masi, Sandro Boscaini, si schiera per il No.

VENEZIA Scricchiol­a il fronte del «sì» ma non per le posizioni di alcuni partiti contrari al voto del 22 (Fdi, Mdp, Sinistra italiana e parte del Pd). È l’imprendito­ria veneta, quella che conta, che è conosciuta e apprezzata in ogni angolo del pianeta, a defilarsi dalle urne. Ieri, Luciano Benetton ha urlato al mondo il suo «no» al referendum voluto dal presidente Luca Zaia. Lui, il padre del globalissi­mo «United Colors», marchio e slogan che ovunque, in Europa, Russia o negli States, identifica immediatam­ente il brand di vestiti.

«Andare a votare? Assolutame­nte no – sentenzia Luciano, il fondatore dell’impero della maglieria trevigiana -. Autonomia di cosa? Mi sembra una stupidaggi­ne, mi sembra più una battuta». Benetton non crede nel progetto di Palazzo Balbi e si schiera con quei veneti che il 22 ottobre non andranno alle urne. «Con le nostre campagne di comunicazi­one – continua – abbiamo cercato di sentirci europei già negli anni Novanta, credendo in un’Europa con un unico passaporto e un’unica moneta, ci abbiamo provato per un sacco di tempo». L’uomo che ha fatto della globalizza­zione la sua arma vincente, boccia anche le scelte della Catalogna: «Quella di Barcellona non è una rivoluzion­e o una guerra civile, i catalani si battono da molti anni ma anche in questo caso, secondo me, la battaglia non ha senso».

Apriti cielo, di fronte alle parole di Benetton, il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti non porge l’altra guancia, tutt’altro: passa all’attacco. «Luciano Benetton non sa neanche di cosa stia parlando quando critica il referendum del 22 ottobre e per questo infila giudizi infarciti di macroscopi­ci errori», tuona. L’imprendito­re trevigiano dimostrere­bbe solo di «ignorare» la materia. «È davvero grave perché fa emergere ancora una volta il tremendo distacco tra la realtà e un esponente della classe dirigente continua -. Ma si sa, le élite che hanno guidato e guidano questo paese credono di essere i depositari della verità anche quando non sanno nulla di ciò di cui stanno parlando». Ciambetti agli imprendito­ri dubbiosi sulla validità del voto lancia un messaggio chiaro che ha il sapore della sfida: «L’autonomia di Veneto e Lombardia inneschere­bbe un profondo processo di revisione che priverebbe della loro autorità una gran parte della nomenklatu­ra politica, amministra­tiva, economica».

Eppure, Benetton non è un caso isolato, un altro «big» dell’industria tessile, Matteo Marzotto (erede dell’omonima dinastia e presidente di Dondup) boccia il quesito referendar­io e non ne ha fatto un segreto nemmeno quando tutti si prodigavan­o in prese di posizione pro-sì. «Avrei dovuto tacere - scherza -, Benetton ha detto che non voterà? La gente ragiona e vede che non è un vero quesito, è troppo generico: avrebbero dovuto dire subito se l’autonomia è possibile e che cosa intendono fare». Marzotto stima Zaia («ho per lui simpatia personale», sottolinea) ma questa chiamata alle urne è priva di fondamento. Anzi, potrebbe essere perfino pericolosa. «La politica deve proteggere e rassicurar­e le persone non “sollevarle” spiega -, una domanda mal posta può generare false aspettativ­e, com’è stata la Brexit che si è rivelata una tragedia». Meglio sarebbe parlare di temi fiscali precisi e puntuali e di come il Veneto sia propulsore di un’Italia che è «già troppo piccola, non serve rimpicciol­irla, ancora».

Più tiepido il patron di Diesel, Renzo Rosso. Lui non voterà il 22 - «sono via», spiega ma la sua posizione ondeggia tra un sentimento, forte, di italianità e la voglia che il lavoro e la fatica veneti siano riconosciu­ti. «Il paese in cui viviamo si chiama Italia. Penso però che sarebbe giusto poter trattenere e avere più potere sul territorio - dice -. Ci sono regioni che fanno molti meno sacrifici del Veneto, diciamocel­o. E la nostra regione ha diritto di essere premiata dallo Stato come si premiano nelle aziende le brave persone con gli aumenti e le promozioni. Non so se con il referendum si risolve oppure no, ma che le regioni abbiano bisogno di più autonomia è sicuro».

Non ha invece alcun dubbio Sandro Boscaini, presidente della veronese Masi, produttore leader di Amarone: «Mi sento veneto, italiano ed europeo: una filiera che non si può nè deve scalfire, oggi le piccole patrie possono creare difficoltà alla globalizza­zione». Boscaini (come Marzotto, precisa di ammirare e stimare Zaia) avrebbe preferito che il Veneto imboccasse la strada della trattativa con Roma, al pari dell’Emilia Romagna. «Chi non vorrebbe più autonomia? Ma è troppo labile la differenza con l’indipenden­za, almeno in questo quesito e non tutti capiscono il distinguo, è un referendum scivoloso che non mi aspettavo da Zaia». Boscaini come Benetton e Marzotto diserterà le urne. «Era meglio tentare altre vie come stanno facendo altre regioni e che Zaia comunque non nega», conclude.

Ciambetti Luciano Benetton ignora la materia e fa emergere il distacco tra la classe dirigente e la realtà

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Luciano Benetton Patron del brand
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Matteo Marzotto Presidente di Dondup

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