Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Gli vietano il doping Bodybuilde­r si uccide con farmaci e morfina

Selvazzano, tragica fine di un culturista di 29 anni ossessiona­to dal fitness. La procura apre un’inchiesta

- Angela Tisbe Ciociola Nicola Munaro

Una passione per il fitness cresciuta a dismisura, a tal punto da diventare malsana. La sua vita ormai era scandita dalla palestra e dagli integrator­i per accrescere la sua forza muscolare. L’uso di aminoacidi, farmaci e sostanze di fatto dopanti era diventato quotidiano al punto che c’erano stati episodi di litigio con la famiglia che negli ultimi tempi erano diventati sempre più violenti.

È un giallo la morte di un bodybuilde­r ventinoven­ne di Selvazzano ossessiona­to dalla forma fisica. Per togliersi la vita l’atleta ha fatto ricorso a un mix letale di farmaci, integrator­i e morfina. Ed è la presenza nella sua stanza della droga che ha insospetti­to gli inquirenti. La morfina infatti non è facile da procurare anche se purtroppo non è una novità nel mondo dello sport amatoriale. La morfina agisce come un potente antidolori­fico e aiuta gli sportivi a spingersi sempre più oltre i limiti naturali del proprio fisico, andando ben oltre i primi segnali di allarme che il corpo lancia.

Il giovane frequentav­a da anni le palestre della zona. Quella che era nata come ricerca della forma fisica perfetta era però degenerata e l’ha spinto al consumo esagerato di integrator­i e steroidi. Ed è stata proprio questo culto del corpo e dei muscoli che ha suscitato, negli ultimi tempi, la preoccupaz­ione dei genitori. L’uso di farmaci era infatti diventato un motivo di costante dissidio tra padre e figlio. E proprio mercoledì si sarebbe verificata l’ultima, violenta lite tra i due. Cosa si siano detti è al momento al vaglio dei carabinier­i che indagano sui fatti. Quello che è certo, però, è che mercoledì nel tardo pomeriggio il ventinoven­ne si è chiuso nella propria camera da letto e qui ha ingoiato un mix di farmaci e integrator­i tra cui sono state scoperte anche tracce di morfina. A trovare il suo corpo sono stati i familiari che non hanno potuto fare altro se non chiamare i carabinier­i. In quella camera da letto, però, i militari hanno trovato anche piccole quantità di stupefacen­ti che sono state sequestrat­e per essere analizzate. All’indomani del suicidio, spetta agli inquirenti scavare nella vita del giovane per chiarire cosa abbia potuto generare quella frustrazio­ne che l’ha portato a prendere una decisione così estrema. Il pm Federica Baccaglini ha aperto un’inchiesta su questa morte, per ora senza alcun indagato. Due gli aspetti da approfondi­re: la provenienz­a dei farmaci e, soprattutt­o, della morfina, e i motivi che avrebbero spinto quel giovane a cercare la morte. Oggi la procura affiderà formalment­e l’incarico al medico legale Massimo Montisci per l’autopsia e l’esame tossicolog­ico sul corpo dell’atleta. Dai primi riscontri, sembrerebb­e che tra le cause che l’avrebbero portato al suicidio ci sia anche un delicato intervento chirurgico al quale lo sportivo si era sottoposto nei primi mesi dell’anno. Un problema di salute non superato del tutto che avrebbe contribuit­o a far nascere in lui una profonda depression­e. Doping, ossessione per la forma fisica, debolezza mentale depression­e: un mix ancora più letale dei farmaci ingoiati.

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