Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Undici quartieri come in passato ma consiglieri senza gettone
Ritorno al futuro. Prima che nel 2010 l’allora ministro leghista per la Semplificazione Normativa Roberto Calderoli li abolisse per legge nelle città con meno di 250 mila abitanti, c’erano una volta i Quartieri. I loro presidenti percepivano lo stesso stipendio degli assessori, mentre ai consiglieri spettava un gettone di presenza identico a quello dei loro colleghi in Comune. A Padova, questi organismi territoriali, che gestivano sostanzialmente in proprio una parte del bilancio annuale del Municipio, erano sei. Anzi, prima della riduzione operata a cavallo tra la giunta di Flavio Zanonato 1995-1999 e quella successiva di Giustina Destro, erano addirittura undici. E proprio undici sono le Consulte di quartiere che l’assessore al Decentramento Francesca Benciolini, eletta nella lista civica Lorenzoni Sindaco, ha intenzione di ricreare, riorganizzando il capoluogo così com’era diciotto anni fa. Un vero e proprio ritorno al futuro, appunto. Se la manovra andasse in porto, l’unica circoscrizione che rimarrebbe immutata sarebbe quella del Centro, anche se resta l’ipotesi di scindere il rione del Portello. Le altre cinque, invece, verrebbero divise in due. E quindi il Quartiere 2Nord sarebbe spacchettato nella Consulta dell’Arcella e in quella di San CarloPontevigodarzere. Il Quartiere 3-Est in BrentaVenezia e Forcellini-Camin. Il Quartiere 4-Sud-Est in Santa Croce-Sant’Osvaldo e Bassanello-Voltabarozzo. Il Quartiere 5-Sud-Ovest in Armistizio e Savonarola. E il Quartiere 6-Ovest in Brentella e Valsugana. Ogni Consulta, sempre dando retta al piano elaborato da Benciolini (che necessita di una modifica dello Statuto del Comune), sarebbe formata da dodici componenti. E così, sparse per il territorio cittadino, ci sarebbero altre 132 persone addette all’attività amministrativa in aggiunta alle 32 che già fanno parte del parlamentino di Palazzo Moroni. Ognuna di loro però, presidenti compresi, lo farebbe in maniera gratuita. Cioè senza alcuna retribuzione. A costo zero. Ma non è finita. «Sto studiando un modo – annuncia l’assessore – per far sì che, in queste Consulte, siedano pure i ragazzi con più di 16 anni, gli studenti universitari fuori sede e gli stranieri che che abitano da molti anni a Padova e non hanno ancora diritto di voto». Organismi come questi sono presenti a Reggio Emilia e Brescia. E la città del Santo si prepara a fare lo stesso. Come una volta.