Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Spacciano coca a cento professionisti Due arrestati e sette fermi nella Bassa
Tra i denunciati anche un odontotecnico di Tribano che vendeva ai suoi clienti
Decine e decine di clienti, tra cui molti insospettabili padri di famiglia. Così come insospettabili erano alcuni degli spacciatori che li rifornivano e i luoghi in cui avvenivano gli ordini: non solo i classici parchi, ma anche una comoda poltrona da odontotecnico. Per tre anni i carabinieri del Norm di Piove e della stazione di Agna hanno indagato, e ora sono riusciti a smantellare una banda di pusher che riforniva di cocaina soprattutto, ma anche hashish e marijuana, la Bassa Padovana. A finire in manette, nella notte tra venerdì e sabato, sono stati due spacciatori marocchini, Morad Mougar, 30 e Abdelmalek Mouadine, di sette anni più anziani, sorpresi a Tribano in possesso di undici grammi di cocaina già divisi in dosi. I due arrestati, però, sono solo i pesci piccoli di una vera e propria organizzazione, come dimostrano altre sette ordinanze di custodie cautelari, dall’obbligo di dimora al divieto di dimora in Veneto, firmate dal sostituto procuratore Daniela Randolo e notificate nel corso della stessa notte ad altre sette persone. Tra queste una coppia, marito e moglie, entrambi marocchini e entrambi residenti a Bagnoli di Sopra. Sarebbe proprio lui, 40 anni, a capo del gruppo. Ai suoi ordini aveva una squadra ben oliata, con un proprio linguaggio in codice per gli ordini, che contava un gruppo di connazionali tra cui un 43enne residente a Piacenza d’Adige, un 29enne che invece abitava a Terrassa Padovana e un 31enne di Solesino, oltre a una donna, la più giovane del gruppo (appena 20 anni) di origine romene.
Oltre a loro, poi, il nome di un altro pusher salta agli occhi, quello dell’unico italiano della squadra, un 52enne odontotecnico di Ospedaletto Euganeo con studio a Tribano. Era dall’ottobre del 2015 che i militari li tenevano sotto controllo e, nel corso delle indagini, sono riusciti a ricostruire i commerci del gruppo, iniziati almeno nel 2013. Il capo dell’organizzazione riusciva a reperire grandi quantitativi di cocaina, chili e chili, e poi provvedeva a dividerla tra i suoi sottoposti. Luogo privilegiato dei loro commerci erano i già tristemente famosi parchi pubblici, sale giochi o bar: tutti posti dove avrebbero potuto incontrare facilmente piccoli gruppi di giovani, ma anche di padri di famiglia o professionisti. A differenza di altre qualità di stupefacenti, come la marijuana o la rediviva eroina, la cocaina è piuttosto costosa, anche un centinaio di euro a grammo, e solo in pochi potevano permettersi una spesa simile. Il gruppo, infatti, applicava le tariffe correnti di mercato, che potevano andare dai 40 ai 50 euro. Le variazioni di prezzo dipendevano dalla frequenza degli acquisti, con piccoli sconti ai clienti più affezionati. Nonostante l’alto costo, i nove erano riusciti a costruirsi un grande giro di clienti. I carabinieri ne hanno stimati in un centinaio, forse anche qualcosa in più. Il che, moltiplicato per i tre anni di attività che sono oggetto dell’ordinanza di custodia cautelare, vanno a costituire un patrimonio di diverse centinaia di migliaia di euro. Tra spacciatori e clienti esisteva anche un codice basato sui giorni della settimana: lunedì era un grammo, martedì, 2 grammi e così via. Anche l’odontotecnico partecipava allo smercio al dettaglio: frequentava sale giochi e bar delle vicinanze di Monselice, ma più che altro abbordava i clienti dal suo studio. Spesso, infatti, proponeva l’acquisto di cocaina ai suoi pazienti seduti sulla poltrona, illuminati dalle classiche lampade da dentista, in attesa di un apparecchio o di una protesi. Dopo anni di indagini, venerdì sera sono scattate le perquisizioni in casa degli indagati. Ed è stato proprio durante uno di questi controlli che i carabinieri hanno sorpreso Mouadine e Mougar, legati al gruppo, che cercavano di liberarsi della cocaina e quindi in flagranza di reato, particolare che ha fatto scattare l’arresto.