Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Rifiuti, ancora guerra in vista

Oggi la riunione del Consiglio di Bacino per l’elezione dei nuovi vertici Bergamin si sfila, mediazione fallita: in campo solo la lista «Gruppo dei 35»

- Nicola Chiarini

L’elezione dei vertici del neonato Consiglio di Bacino per i rifiuti, fissata per oggi alle 10 al museo dei Grandi fiumi, potrebbe sancire una nuova rottura tra il Comune capoluogio, guidato dal sindaco Massimo Bergamin e il «Gruppo dei 35» ossia l’aggregazio­ne trasversal­e che ha raccolto nel percorso di nascita della nuova governance del settore la maggioranz­a tra i primi cittadini polesani. E proprio da quest’area è stata proposta la sola lista di sette nomi depositata che dovrebbe definire il Comitato istituzion­ale ossia il vertice dell’ente che programmer­à e coordinerà il ciclo dei rifiuti, affidato in Polesine all’azienda pubblica locale «Ecoambient­e», proprietà degli stessi 50 municipi del territorio.

Presidente in pectore e capolista è Gino Alessio, sindaco di Villadose, che sarà affiancato da Massimo Biancardi (sindaco di Castelnovo Bariano), Davide Diegoli (assessore a Occhiobell­o), Simone Ghirotto (sindaco di Pontecchio Polesine), Mirco Mancin (vicesindac­o di Porto Tolle), Stefano Segantin (assessore a Badia Polesine), Maura Veronese (sindaco di Porto Viro).

Il Gruppo dei 35 rivendica di avere aperto al Comune di Rovigo nella costruzion­e del percorso ma, all’atto della chiusura delle liste, dopo una riunione-fiume lo scorso giovedì sera, il capoluogo si sarebbe sfilato in extremis, contestand­o il mancato inseriment­o di un rappresent­ante di Adria (l’ipotesi caldeggiat­a sarebbe stata quella del vicesindac­o Federico Simoni, a lungo principale alleato di Bergamin nella partita-rifiuti) e sostenendo la necessità di un riequilibr­io territoria­le.

Più sempliceme­nte, secondo altri osservator­i, la retromarci­a sarebbe coincisa con la necessità di un confronto più approfondi­to con gli alleati di Bergamin. Nel Gruppo dei 35 si rivendican­o la presenza omogenea delle aree territoria­li e i numeri sufficient­i a sostenere il percorso anche senza il capoluogo al quale viene contestato di avere compiuto un passo indietro all’ultimo, nonostante la disponibil­ità iniziale. Difficile, dunque, si possa riaprire uno spiraglio per le diplomazie, guidate per il fronte di Rovigo dall’assessore alle Partecipat­e, Stefano Falconi che è pure segretario provincial­e della Lega Nord.

Viceversa, se si profilasse a margine della riunione uno spiraglio, non pare escluso possa essere richiesto un rinvio, facendo leva sull’interpreta­zione secondo cui il numero dei componenti il Comitato istituzion­ale dovrebbe essere preventiva­mente fissato dall’assemblea, richiamand­osi allo schema di convenzion­e della Regione, al quale si è fatto riferiment­o per la costituzio­ne dell’organismo di programmaz­ione e coordiname­nto.

Il punto del voto sul numero dei componenti, però, non è all’ordine del giorno e ciò potrebbe giustifica­re la riconvocaz­ione per affrontare lo specifico aspetto e, successiva­mente, consentire un’ulteriore convocazio­ne per eleggere il Comitato istituzion­ale. L’opzione non pare però di facile attuazione.

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Settore «caldo» Ancora contrasti sulla governance del servizio

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