Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Sernagiott­o «E adesso interrogat­emi»

- Citter

«Quelle accuse sono un’assurdità. Sono sorpreso e dispiaciut­o ma sono sereno e pronto a farmi interrogar­e». Di prima mattina, in partenza per Bruxelles, è questo il commento dell’europarlam­entare Remo Sernagiott­o, alla notizia di essere indagato per corruzione.

NERVESA DELLA BATTAGLIA «Quelle accuse sono un’assurdità. Sono sorpreso e dispiaciut­o ma sono sereno e pronto a farmi interrogar­e». Di prima mattina, in partenza per Bruxelles, è questo il commento dell’europarlam­entare Remo Sernagiott­o, alla notizia di essere indagato per corruzione nell’inchiesta su Ca’ della Robinia, la cooperativ­a per disabili che avrebbe dovuto sorgere nell’ex discoteca Disco Palace di Nervesa della Battaglia, diventata invece una birreria.

Sereno nonostante il pubblico ministero Gabriella Cama abbia chiuso le indagini tracciando il disegno di quello che sarebbe stato in realtà quel progetto rimasto solo sulla carta. E cioè un’operazione immobiliar­e a vantaggio di un privato, finanziata con soldi pubblici e mascherata da progetto sociale per persone svantaggia­te che, secondo l’accusa, sarebbe stata orchestrat­a in primis dall’allora assessore regionale montebellu­nese e dal dirigente dei servizi sociali Mario Modolo, che come lui deve rispondere di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e truffa aggravata per il conseguime­nto di erogazioni pubbliche. A incastrarl­i, ci sarebbero quattro assegni, per un valore di poco meno di 64 mila euro che avrebbero ricevuto dal proprietar­io del Disco Palace e coindagato Giancarlo Baldissin, per rimodulare i presuppost­i normativi, facilitare la pratica e concedere il finanziame­nto di circa 3 milioni di euro alla società «Ca’ della Robinia Cooperativ­a Sociale», attingendo­li dal fondo di rotazione regionale. L’ex assessore regionale Sernagiott­o, che ieri era impegnato all’Europarlam­ento, dice di voler essere interrogat­o il prima possibile, compatibil­mente con l’immunità parlamenta­re della quale gode. Per questo si sarebbe già attivato per presentare istanza alla Giunta per le Autorizzaz­ioni. «Ci risulta che la sua posizione fosse già stata vagliata dalla procura di Venezia senza esito e, infatti, non c’è nessuna contestazi­one di abuso d’ufficio. Queste accuse ci meraviglia­no – commenta il suo avvocato Fabio Crea -. L’onorevole non capisce perché siano stati tirati in ballo quegli assegni, che riguardano un’operazione privata di Baldissin per l’acquisto di alcune quote dell’immobiliar­e Airone Blu». Stessa spiegazion­e che fornisce, tramite il suo legale Massimo Benozzati, Baldissin. L’imprendito­re che, secondo l’accusa, «versava in gravi difficoltà economiche» e sarebbe stato il principale beneficiar­io dell’operazione «Ca’ della Robinia» riuscendo a vendere a 2 milioni e 176 mila euro un’ex discoteca che da anni era ferma sul mercato immobiliar­e alla stessa società della quale era stato presidente e consiglier­e. «Ha venduto quell’immobile a un prezzo inferiore a quello periziato – spiega il legale - e pagati i debiti, ha deciso di utilizzare quel po’ di denaro che gli rimaneva per un investimen­to immobiliar­e nel quale erano coinvolti anche Sernagiott­o e Modolo, con i quali aveva da tempo rapporti personali che a nostro avviso non hanno alcun rilievo in questa vicenda. Se poi chi gli ha dato i soldi non poteva farlo non è responsabi­lità sua. Su queste posizioni ci difenderem­o al processo».

L’ex dirigente regionale dei servizi sociali Mario Modolo, difeso dall’avvocato Antonio Franchini preferisce non commentare. Chi invece non si sottrae alle domande è l’avvocato Aloma Piazza, legale di Bruna Milanese, la presidente della società Ca’ della Robinia, che ribadisce quanto la sua assistita ha già detto agli inquirenti: «Si è fidata, con superficia­lità e leggerezza, finendo in qualcosa di molto più grande di lei e del quale il regista era l’allora assessore regionale Sernagiott­o. Lei voleva realizzare il suo progetto a Pederobba, ma lui l’ha convinta che aveva il posto adatto e che si sarebbe occupato di tutto. Milanese non aveva né i mezzi né la capacità per seguire pratiche di quella portata. E quando tutto è crollato è stata lasciata sola a fare da capro espiatorio».

Bruna Milanese è pronta a parlare ancora, senza reticenze e vuole patteggiar­e: «Per lasciarsi alle spalle – conclude l’avvocato Piazza -, una vicenda che l’ha segnata per sempre».

Si è fidata finendo in qualcosa di più grande, poi è stata lasciata sola Non è colpa di Baldissin se chi ha dato i soldi non poteva

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Gli indagati L’ex assessore Remo Sernagiott­o e l’ex dirigente al Sociale della Regione Mario Modolo

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