Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Pentito di mafia nascosto a Padova massacra la moglie per cinque anni

Arrestato dopo l’ennesima segnalazio­ne dei vicini, appartenev­a alla Sacra Corona Unita

- Angela Tisbe Ciociola Nicola Munaro

Si erano trasferiti in una casetta alle porte di Padova, dalla Puglia, per iniziare una nuova vita, lontani da un passato costellato di crimini e morte. Eppure tutto questo non è servito per far trovare la serenità a una donna e ai suoi quattro figli, vittime della violenza e dell’aggressivi­tà di un padre-padrone.

Perché lui, pluriconda­nnato, pentito della Sacra Corona Unita, con una storia di omicidi, lesioni personali ed estorsioni alle spalle, negli ultimi cinque anni ha continuato a picchiare violenteme­nte la moglie, completame­nte soggiogata dalla paura, senza farsi remore di sfogare la propria violenza anche sui quattro figli che interveniv­ano nelle liti in difesa della madre, facendo scudo con il proprio corpo. Fino a qualche giorno fa, quando i carabinier­i sono intervenut­i dopo l’ennesima, violenta lite e hanno portato in salvo la donna e i suoi figli, di cui due ancora minorenni. Sono stati i vicini a chiamarli nel cuore della notte. Quelle urla che provenivan­o dalla casa affianco, gli inconfondi­bili rumori di oggetti lanciati contro le pareti, i tonfi di mobili e sedie caduti non lasciavano molto spazio all’immaginazi­one: l’uomo, 51 anni originario di Bari, stava nuovamente sfogando la propria ira sui suoi familiari e, in modo particolar­e, sulla moglie. Solo l’intervento di uno dei figli della coppia che si è schierato a difesa della madre ha evitato il peggio. Il 51enne è uscito poco prima dell’arrivo dei carabinier­i, così quando i militari sono arrivati hanno trovato la donna in lacrime, circondata da tre dei suoi figli.

Appena ha visto quegli uomini in divisa, li ha pregati di non lasciarla da sola: troppa la paura che il marito tornasse a casa e riprendess­e con la violenza. I carabinier­i sono riusciti a convincerl­a a seguirli in caserma e qui, una volta calmatasi, ha poco per volta raccontato tutto quello che ha subito. Dopo aver vissuto per ben cinque anni in silenzio, bloccata dal terrore, completame­nte succube di quel compagno violento, ha iniziato a parlare. E il racconto fatto è iniziato quando, anni fa, si è trasferita a Padova, sperando di aver finalmente chiuso una pagina, quella legata alle attività criminali del marito, pentito della mafia pugliese. Il passato, però, è tornata a tormentarl­a: il marito infatti la minacciava continuame­nte di morte. Una prospettiv­a inquietant­e, dal momento che le ricordava continuame­nte il suo passato di killer, come a farle capire che uccidere non era poi così difficile per lui visto che «alludeva a omicidi da lui stesso consumati quando appartenev­a alla Sacra Corona Unita», si legge nell’ordinanza.

Non si fermava però alle parole. Ciocche di capelli strappati, dita rotte, coltellate, lividi e contusioni: non manca nulla nell’agghiaccia­nte racconto di violenza. Naturalmen­te, spaventata, non ha mai osato chiedere aiuto, né tantomeno presentars­i in ospedale per farsi medicare. Troppo grande il terrore che, sentendosi tradito, il marito potesse punirla.

E se era lei la vittima prediletta delle percosse, anche i figli non erano immuni. I due ragazzi più piccoli, ancora minorenni, assistevan­o regolarmen­te alle liti. In un’occasione, addirittur­a, la figlia più grande ha cercato di difendere la madre, ma è stata spintonata e, cadendo, ha sbattuto violenteme­nte la testa, perdendo i sensi. Il racconto è stato confermato anche dai quattro figli della coppia, ascoltati in audizione protetta, spiegando che ormai nei confronti di quel padre non provavano altro che terrore. Una volta ricostruit­a la situazione, il sostituto procurator­e Benedetto Roberti ha chiesto il carcere: impossibil­e, secondo il pm, chiedere misure alternativ­e, visto il pericolo che potesse ripetere quanto già fatto. Una richiesta accolta dal giudice Tecla Cesaro. Il 51enne così è stato arrestato e portato nella casa circondari­ale di Padova.

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