Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Pasta Zara svolta su bio e made in Italy per superare i 300 milioni di ricavi
Nuovo piano triennale dopo 120 milioni di investimenti. E apertura ai partner industriali
Vale 120 milioni di euro il piano triennale di investimenti affrontato da Pasta Zara, colosso di Riese Pio X, in Italia secondo solo, per produzione, a Barilla, e già quasi interamente completato. A parlarne è stato ieri il presidente, Furio Bragagnolo, quarta generazione del fondatore, Emanuele Bragagnolo, che avviò l’attività quasi 120 anni fa. Le linee strategiche che hanno indirizzato gli sforzi finanziari e che ora dovrebbero guidare il rilancio della società, dopo il momento di dinamica tiepida degli ultimi anni, riguardano in prima battuta il rafforzamento del segmento produzioni biologiche, a cui sarà esclusivamente dedicato lo stabilimento di Rovato, nel Bresciano.
Il sito, forte di una capacità produttiva fra le 60 e le 70 mila tonnellate, diventerà la prima fabbrica di pasta «bio» nazionale. Le nuove linee di prodotto contemplate dal piano toccano però anche i grani pregiati, con pasta di semola di grano duro monitorata in ogni passo della filiera, quindi la pasta certificata 100% Made in Italy, dalla coltivazione alla trasformazione, e il segmento di fascia alta del Grano Senatore Cappelli, varietà antica rivalutata e con seme anche in questo caso garantito italiano.
Gli obiettivi da qui al 2020 sono di raggiungere vendite fra le 370 e le 400 mila tonnellate (per il 2017 si dovrebbe arrivare a 280 mila, un 5% in più rispetto allo scorso anno), e di centrare i 325 milioni di ricavi contro i 240 attesi al 31 dicembre, cifra che non si è mossa dal passato esercizio. Ancora, Pasta Zara conta di portare l’occupazione diretta fino a 500 dipendenti (oggi sono 460) irrobustendo soprattutto lo stabilimento di Muggia, e di potenziare la rete commerciale che ora assicura la penetrazione in 110 Paesi, facendo del gruppo trevigiano, con l’88% della quota di business realizzata oltrefrontiera, il primo esportatore nazionale.
Non ci saranno, nel frattempo, variazioni nella composizione della compagine aziendale, con la famiglia Bragagnolo che detiene l’80,5%, Simest l’11,5% e Friulia, la finanziaria della Regione Friuli, con l’8%. «Proprio la settimana scorsa – sottolinea Bragagnolo – ho avuto la conferma sia da Simest sia da Friulia, le cui uscite sarebbero potute avvenire lo scorso giugno ed il prossimo dicembre, delle loro intenzioni di restare con noi fino al 2020. Non sono fondi speculativi ma soggetti istituzionali che credono nelle aziende». Quando poi, fra qualche anno, decidessero di chiudere l’avventura in Pasta Zara a detta del presidente non dovrebbero mancare pretendenti. «Non nego che siamo stati avvicinati da più di qualcuno, ma abbiamo almeno due anni per pensarci bene. Se per allora si saranno fatti avanti con idee valide dei potenziali partner industriali interessati ad unire le forze questo ci va più che bene».
Bragagnolo spiega poi l’origine di un aumento di capitale da 74 a 96 milioni, che porta il patrimonio netto a 124 milioni: «È un credito di 22 milioni che la finanziaria di famiglia Ffauff vantava nei confronti della controllata Pasta Zara e a cui ha rinunciato». Resta infine aperta, a Riese Pio X, la questione di un pacchetto di azioni Popolare di Vicenza acquistate con i finanziamenti della stessa ex popolare. Un incidente di percorso, rassicura Bragagnolo, che non avrebbe condizionato la definizione del piano industriale. «A questo siamo riusciti a far fronte. Per chiudere la partita – conclude – abbiamo avanzato reclami sia al Tribunale delle imprese di Venezia sia ai commissari liquidatori. Vedremo come andrà a finire».