Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Le liceali che protestano per sede e insulti sessisti
Padova, lo strano caso dell’Istituto Selvatico
Corteo a Padova: le studentesse del liceo artistico Selvatico protestano perché rivogliono la loro storica sede. E anche perché in quella nuova, vicina a un altro istituto, hanno ricevuto a più riprese insulti sessisti.
PADOVA Volevano occupare la succursale per protestare contro la chiusura della storica sede centrale, disposta a settembre per motivi di sicurezza proprio nell’anno del 150esimo anniversario. E dopo il rifiuto della preside, gli studenti del liceo artistico Selvatico (tra cui tantissime ragazze) hanno organizzato una «camminata artistica» per le vie del centro fino alla Provincia. La nostalgia della sede, però, non è l’unico motore del corteo. Le classi di moda e pittura, infatti, sono finite accanto a due istituti con netta prevalenza di studenti maschi: da una parte il professionale Bernardi, dall’altro il tecnico Marconi. E la convivenza è difficilissima dal primo giorno di scuola.
La situazione è poi degenerata nelle ultime settimane, tanto che ha iniziato a circolare un volantino che parla di «molestie» come «epiteti a sfondo sessuale, violazione della privacy attraverso video (fatti con i cellulari, ndr), sputi e bottiglie lanciate dai piani superiori», dove ci sono gli studenti del Bernardi. Un quadro che conferma (in peggio) quanto emerso un mese fa, quando alcune liceali avevano parlato di «ragazzi appiccicati ai vetri per guardarci» e di catenelle in cortile messe dai bidelli per tenere a bada i maschi in ricreazione.
Le studentesse trasferite all’ex istituto Bentsik denunciano anche l’assenza di telefoni, connessione, fotocopiatrici, strumenti multimediali e perfino della campanella, sostituita da un bidello che suona la trombetta. Ma è chiaro che i problemi non sono solo di ordine didattico e logistico: se le ragazze dell’ex Bentsik vogliono tornare al Selvatico, è anche e soprattutto perché i maschi del Bernardi sono troppo esuberanti. Un malumore sotterraneo che si trascina da oltre un mese e che ieri è venuto a galla tra gli slogan per la riapertura della vecchia sede. La notizia ha fatto il giro del web e ha suscitato anche l’intervento della politica: «La protesta lanciata dalle studentesse del Selvatico per denunciare il sessismo dei loro coetanei è un segnale di grande importanza – ha detto ad esempio Silvia Benedetti, deputata padovana M5S -. Spero che l’iniziativa sia da esempio a tutte le donne, vuol dire che c’è una nuova generazione di giovanissime non disposta in alcun modo a subire passivamente comportamenti odiosi da parte del genere maschile. E che il lavoro da fare per cambiare la cultura degli uomini, anche dei più giovani, è ancora tanto». Filippa Rena, preside del Marconi, ha subito precisato che «Il nostro istituto, pur essendo contiguo al Bernardi, non ha alcun punto di contatto con l’ex Bentsik ora occupato da alcune classi del Selvatico», esprimendo comunque «riprovazione per quanto accaduto e vicinanza alle studentesse per il disagio che lamentano». Le dirette interessante, forse intimidite da tanto clamore, verso fine giornata hanno addolcito la denuncia e hanno chiesto di smorzare i toni: «I disagi erano creati da pochi elementi che cercavano solo di attirare l’attenzione – dice una rappresentante del Selvatico -. Non facciamone un caso mondiale». Gli episodi sono tutti confermati, eppure le ragazze preferiscono parlare di «offese e gesti inconsapevoli»; se da qualche giorno le cose vanno un po’ meglio, però, è solo perché ora quando scatta l’intervallo, i professori del Bernardi fanno chiudere le finestre. Proprio martedì, il rappresentante d’istituto del Bernardi è andato a scusarsi con le liceali del Selvatico. Ora la palla passa al provveditore, che dovrà capire se la convivenza possa continuare.
Benedetti (M5s) La protesta delle ragazze per denunciare il sessismo dei loro coetanei è un segnale di grande importanza