Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Colomban, addio a Roma e affondo «Il M5s cambi»

L’ex assessore: «Movimento irruento, deve evolvere»

- Di Alessandro Zuin

Massimo Colomban non rinnega nulla ma lascia la poltrona di assessore a Roma con un chiaro messaggio agli amici grillini: «Devono evolvere e diventare capaci. Nel movimento c’è chi tifa il tanto peggio...»

TREVISO Dice che la «missione romana» può considerar­si validament­e compiuta, perché il piano di riduzione da 31 a 11 delle società partecipat­e dal Comune è irreversib­ilmente avviato «e su questa strada non si torna più indietro. Ci saranno risparmi per decine di milioni all’anno». Anche se, da trevigiano trapiantat­o per un anno nel cuore della macchina di Roma Capitale, non ha remore a rimarcare un concetto altamente impopolare dal Po in su: «La verità, vista da dentro, è che Roma non può avere la stessa qualità dei servizi di Milano, perché in proporzion­e le risorse pro capite sono la metà e il territorio da servire 7 volte più grande. Quando tento di spiegare queste cose a cena con i mie amici veneti – sorride – non mi lasciano nemmeno parlare: sei diventato uno di loro, mi rinfaccian­o. Eppure è così, ve lo assicuro. Anche se non nascondo che i 24 mila dipendenti di Roma Capitale dovrebbero produrre almeno il 20-30% in più (su questo, siamo sicuri che gli amici veneti a cena non avranno niente da obiettare, ndr)».

Massimo Colomban, l’imprendito­re trevigiano prestato all’amministra­zione pubblica, ha appena concluso la sua esperienza a tempo determinat­o nella giunta capitolina a 5 Stelle guidata da Virginia Raggi, una sindaca che, per altro, ha fatto del cambio in corsa degli assessori una delle specialità della casa. «Non voglio fare critiche - dice l’ormai ex assessore Colomban - sul difficile lavoro della sindaca, che ci sta mettendo abnegazion­e e sacrificio. Su metodo e organizzaz­ione ognuno ha le proprie esperienze, quindi preferisco limitarmi a dare il mio personale punto di vista, sperando che possa essere utile».

Un punto di vista, quello di Colomban, che mette al centro di ogni ragionamen­to le forze produttive del Paese, «asfissiate – sono parole sue – dal gioco di una tassazione assurda e autolesion­ista e frenate da una burocrazia che è figlia di un ginepraio inestricab­ile di leggi e regolament­i». Ma, da questo orecchio, il fondatore di Permasteel­isa ha dovuto amaramente constatare che il Movimento 5 Stelle non ci sente benissimo. Anzi, in molti casi non ci sente proprio: «Nell’economia, nell’imprendito­ria e nel lavoro - analizza Colomban - il Movimento dovrebbe essere attento alla produzione delle risorse più che alla loro distribuzi­one, secondo il loro mantra “tutto pubblico”. E dovrebbe anche cercare di non perdere una grande occasione, quella di evolvere da Movimento idealista di protesta in un Movimento di proposta in difesa di tutti quelli che producono (imprendito­ri, lavoratori, profession­isti), tentando di perseguire l’innovazion­e con pragmatism­o e gradualità senza danneggiar­e l’economia».

Lo stesso Colomban, che ebbe un intenso sodalizio di idee con Gianrobert­o Casaleggio, deve ammettere che le sue proposte in materia economica sono stata accolte dai 5 Stelle con grande freddezza. E le sue parole si fanno, in questo passaggio, particolar­mente critiche: «Riguardo a questi temi purtroppo ho riscontrat­o molte opinioni divergenti, forse alcuni sperano - è l’accusa di Colomban - nel tanto peggio per l’Italia tanto meglio per il Movimento, queste idee mi spaventano poiché sono esattament­e l’opposto di ciò che un amministra­tore pubblico o un politico dovrebbero fare: pensare per prima cosa al bene dell’Italia, della sua economia e dei suoi cittadini». E ancora: «Il Movimento è una forza giovane, irruenta e innovatric­e, che però deve trovare il modo di evolvere verso la indispensa­bile profession­alità e capacità governativ­a». Insomma, dopo l’esperienza amministra­tiva romana, Colomban sembra voler dire che molte idee dei 5 Stelle saranno sicurament­e condivisib­ili (dall’economia circolare alla mobilità elettrica, dallo sviluppo sostenibil­e alla difesa delle identità locali). Però, al dunque, quando si è chiamati a governare servono ben altre attitudini.

Chiusa l’esperienza nella Capitale, Colomban torna a tempo pieno in un Veneto dove soffiano impetuosi i venti autonomist­i che conducono al referendum del 22 ottobre. «È un atto innovativo che va nella direzione giusta - lo benedice l’imprendito­re trevigiano -, non arriveremo mai a essere come la Svizzera ma reclamare più autonomia serve ad avere un po’ più di federalism­o, che resta l’unica via di salvezza per sburocrati­zzare questo Paese attraverso uno snelliment­o dello Stato centrale. Ora lo posso dire con cognizione di causa».

A proposito: giù a Roma come lo vedono il referendum autonomist­a del lombardove­neto?

«Roma sta lì da millenni, non si preoccupa delle periferie e ci guarda con aria di sufficienz­a. Nella mia esperienza da assessore ho evitato l’argomento, con loro è quasi impossibil­e discutere di certe questioni. Ci snobbano, esattament­e come sta cercando di fare il premier spagnolo Rajoy con le istanze della Catalogna. Ma questo referendum sull’autonomia è indispensa­bile, farà bene al Nord e anche a Roma».

L’autonomia Roma non potrà mai essere come Milano e non solo per colpa sua, detto questo l’autonomia farà bene al Veneto ed è un segnale alla capitale

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Imprendito­re Massimo Colomban, fondatore di Permasteee­lisa, ha chiuso la sua esperienza di assessore a Roma

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