Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Interessi troppo elevati sui fidi bancari Istituto di credito costretto al risarcimento
PADOVA Gianfranco Simonato, piccolo imprenditore di Conselve, pian piano ha visto il suo conto assottigliarsi fino a svuotarsi del tutto. Colpa di alcuni fidi chiesti alla sua banca, la Cassa di Risparmio del Veneto, a cui erano stati applicati tassi di interessi anatocistici, commissioni di massimo scoperto e interessi ultralegali. Ora però quel cono prosciugato tornerà di nuovo a riempirsi: il tribunale ha riconosciuto come oltre limite gli interessi imposti dalla banca e rideterminato quindi il conto corrente (ormai vuoto) dell’uomo, accreditandogli la bellezza di 574.502,64 euro. Tutto inizia con l’apertura del conto corrente dell’imprenditore alla Cassa di Risparmio: il contratto, stipulato nel 1990, stabilisce che il rapporto sarebbe stato vincolato secondo gli «usi di piazza». A cambiare le carte in tavola, la legge del 1992 sulla trasparenza bancaria che impone agli istituti di credito di mettere nero su bianco l’applicazione ai clienti di un tasso d’interesse in misura superiore a quello legale che, quindi, deve essere pattuito per iscritto. In caso di mancato chiarimento nel contratto – recita la legge – la banca è obbligata ad applicare il tasso sostitutivo pari a quello dei Bot più favorevole al correntista. Ed è proprio quanto successo al piccolo imprenditore di Conselve, che aveva utilizzato il suo conto per ottenere dei fidi, alcuni anche di importi elevati, senza che mai la banca gli avesse imposto di rientrare. Ma siccome non c’era stato nulla di scritto, per applicare quei tassi d’interesse ultralegali la banca «avrebbe dovuto far sottoscrivere un nuovo contratto con clausola anatocistica specificatamente approvata in quanto si trattava di una variazione peggiorativa». Di qui la richiesta di ricalcolo del saldo e la vittoria in tribunale.