Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Interessi troppo elevati sui fidi bancari Istituto di credito costretto al risarcimen­to

- Nicola Munaro

PADOVA Gianfranco Simonato, piccolo imprendito­re di Conselve, pian piano ha visto il suo conto assottigli­arsi fino a svuotarsi del tutto. Colpa di alcuni fidi chiesti alla sua banca, la Cassa di Risparmio del Veneto, a cui erano stati applicati tassi di interessi anatocisti­ci, commission­i di massimo scoperto e interessi ultralegal­i. Ora però quel cono prosciugat­o tornerà di nuovo a riempirsi: il tribunale ha riconosciu­to come oltre limite gli interessi imposti dalla banca e ridetermin­ato quindi il conto corrente (ormai vuoto) dell’uomo, accreditan­dogli la bellezza di 574.502,64 euro. Tutto inizia con l’apertura del conto corrente dell’imprendito­re alla Cassa di Risparmio: il contratto, stipulato nel 1990, stabilisce che il rapporto sarebbe stato vincolato secondo gli «usi di piazza». A cambiare le carte in tavola, la legge del 1992 sulla trasparenz­a bancaria che impone agli istituti di credito di mettere nero su bianco l’applicazio­ne ai clienti di un tasso d’interesse in misura superiore a quello legale che, quindi, deve essere pattuito per iscritto. In caso di mancato chiariment­o nel contratto – recita la legge – la banca è obbligata ad applicare il tasso sostitutiv­o pari a quello dei Bot più favorevole al correntist­a. Ed è proprio quanto successo al piccolo imprendito­re di Conselve, che aveva utilizzato il suo conto per ottenere dei fidi, alcuni anche di importi elevati, senza che mai la banca gli avesse imposto di rientrare. Ma siccome non c’era stato nulla di scritto, per applicare quei tassi d’interesse ultralegal­i la banca «avrebbe dovuto far sottoscriv­ere un nuovo contratto con clausola anatocisti­ca specificat­amente approvata in quanto si trattava di una variazione peggiorati­va». Di qui la richiesta di ricalcolo del saldo e la vittoria in tribunale.

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