Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Risarcimenti e cause, Bpvi adesso chiede lo stop a Zonin
Ex popolari, sfida incrociata al Tribunale di Venezia: la mossa spetta all’ex presidente Il caso Bim scuote le liquidazioni. Sindacati-Intesa, la trattativa lambisce gli stipendi
Nella sfida incrociata delle cause civili, Bpvi in liquidazione chiede lo stop al procedimento avviato da Gianni Zonin. È successo ieri al Tribunale delle imprese di Venezia, nell’udienza della causa che l’ex presidente di Bpvi aveva promosso quasi un anno fa, anticipando l’assemblea per approvare l’azione di responsabilità contro la gestione Zonin-Sorato. L’obiettivo pare essere di portare l’ex presidente a discutere sul campo dell’azione di responsabilità.
Bpvi: nella sfida incrociata delle cause civili, la banca in liquidazione chiede lo stop al procedimento avviato da Gianni Zonin. È successo ieri al Tribunale delle imprese di Venezia, nell’udienza della causa che l’ex presidente di Bpvi aveva promosso quasi un anno fa, anticipando l’azione di responsabilità contro la gestione Zonin-Sorato, per veder riconosciuta la correttezza del suo comportamento. E ieri, nell’incrociarsi dei due procedimenti, i legali della banca in liquidazione, proprio in base al nuovo status che permette l’interruzione delle cause, hanno chiesto lo stop di quella instaurata da Zonin.
L’obiettivo pare essere di portare l’ex presidente a discutere sul campo dell’azione di responsabilità, evitando di dover invece contrastarlo lungo la tesi tracciata dai suoi difensori. Toccherà proprio a questi decidere a questo punto come muoversi davanti al Tribunale delle imprese, che nel frattempo ha destinato una stanza specifica per il deposito dei documenti delle 40 parti coinvolte. Il bivio, da sciogliere entro tre mesi, è tra il riassumere la causa, cioé farla ripartire per giungere all’accertamento dei comportamenti, arrivando ad una sentenza che potrebbe risultare utile da giocare anche nello scontro sull’azione di responsabilità; oppure accettare lo stop, decidendo di concentrare lo sforzo sulla discussione intorno all’azione di responsabilità, che andrà in udienza il 31 maggio 2018, evitando un doppio lavoro tra l’altro con tempi molto ravvicinati tra i procedimenti.
Se così fosse, le linee contrapposte delle due parti sono ormai chiare. Da un lato l’azione di responsabilità, che la liquidazione deve rimettere in moto, la cui tesi è che il crollo della banca sia dovuta ad una serie precisa di atti di mala gestio - dalle «baciate» al credito facile - e di omissioni nei controlli, ascrivibili ai membri del cda, ai manager e ai collegi sindacali, a cui sono chiesti i danni. Dall’altro la linea di Zonin, che imputa gli atti di mala gestio ai manager, che li avevano nascosti al cda, ma che sostiene come poi gli elementi decisivi che hanno innescato la spirale che ha portato al crollo di Popolare Vicenza siano imputabili alle gestioni sotto supervisione Bce prima dell’Ad Francesco Iorio, chiamato da Zonin all’indomani delle ispezioni Bce 2015, e poi della gestione del Fondo Atlante, che aveva poi sostituito Iorio con Fabrizio Viola.
E se lo scenario legale si complica, altrettanto si può dire sul fronte operativo. Ieri intanto i commissari liquidatori, con una nota, hanno precisato i termini per l’insinuazione al passivo, di fronte alle molte incertezze. Sostanzialmente dicendo che saranno i commissari, all’indomani della due diligence sui crediti in bonis di Intesa da scaricare alla liquidazione che si chiuderà entro il 15 novembre, ad indicare da quando scatteranno i 90 giorni per chiedere l’ammissione al passivo. E che comunque le domande si possono già avanzare, via Pec o raccomandata, e che quelle già presentate saranno considerate. Ma intanto sulla liquidazione pende il possibile ricorso sulla cessione di Banca Intermobiliare da parte di Barents, la società di riassicurazione battuta sul filo di lana dal fondo Attestor sull’avvio della trattativa in esclusiva per la cessione. La richiesta di accesso agli atti della procedura, che fa presagire ricorsi, rischia di risultare una bomba che potrebbe minare tutte le procedure di vendita impostate, con il rischio di dover ripartire da capo. Con tempi sempre più stretti e con il rischio che la cosa si estenda alla cessione dei crediti deteriorati e in sofferenza dalle liquidazioni alla Sga.
Altro fronte caldo, resta quello sindacale. Ieri la trattativa sindacati-Intesa sull’integrazione delle reti ex venete è ripresa, arrivando ai nodi dell’inquadramento del personale. Sul tavolo sarebbe arrivata un piano di taglio stipendi, che i sindacati hanno ovviamente respinto. La trattativa riprenderà a questo punto a fine mese, con l’obiettivo di chiudere il 2-3 novembre. Si vedrà se con un accordo.