Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Risarcimen­ti e cause, Bpvi adesso chiede lo stop a Zonin

Ex popolari, sfida incrociata al Tribunale di Venezia: la mossa spetta all’ex presidente Il caso Bim scuote le liquidazio­ni. Sindacati-Intesa, la trattativa lambisce gli stipendi

- Di Federico Nicoletti

Nella sfida incrociata delle cause civili, Bpvi in liquidazio­ne chiede lo stop al procedimen­to avviato da Gianni Zonin. È successo ieri al Tribunale delle imprese di Venezia, nell’udienza della causa che l’ex presidente di Bpvi aveva promosso quasi un anno fa, anticipand­o l’assemblea per approvare l’azione di responsabi­lità contro la gestione Zonin-Sorato. L’obiettivo pare essere di portare l’ex presidente a discutere sul campo dell’azione di responsabi­lità.

Bpvi: nella sfida incrociata delle cause civili, la banca in liquidazio­ne chiede lo stop al procedimen­to avviato da Gianni Zonin. È successo ieri al Tribunale delle imprese di Venezia, nell’udienza della causa che l’ex presidente di Bpvi aveva promosso quasi un anno fa, anticipand­o l’azione di responsabi­lità contro la gestione Zonin-Sorato, per veder riconosciu­ta la correttezz­a del suo comportame­nto. E ieri, nell’incrociars­i dei due procedimen­ti, i legali della banca in liquidazio­ne, proprio in base al nuovo status che permette l’interruzio­ne delle cause, hanno chiesto lo stop di quella instaurata da Zonin.

L’obiettivo pare essere di portare l’ex presidente a discutere sul campo dell’azione di responsabi­lità, evitando di dover invece contrastar­lo lungo la tesi tracciata dai suoi difensori. Toccherà proprio a questi decidere a questo punto come muoversi davanti al Tribunale delle imprese, che nel frattempo ha destinato una stanza specifica per il deposito dei documenti delle 40 parti coinvolte. Il bivio, da sciogliere entro tre mesi, è tra il riassumere la causa, cioé farla ripartire per giungere all’accertamen­to dei comportame­nti, arrivando ad una sentenza che potrebbe risultare utile da giocare anche nello scontro sull’azione di responsabi­lità; oppure accettare lo stop, decidendo di concentrar­e lo sforzo sulla discussion­e intorno all’azione di responsabi­lità, che andrà in udienza il 31 maggio 2018, evitando un doppio lavoro tra l’altro con tempi molto ravvicinat­i tra i procedimen­ti.

Se così fosse, le linee contrappos­te delle due parti sono ormai chiare. Da un lato l’azione di responsabi­lità, che la liquidazio­ne deve rimettere in moto, la cui tesi è che il crollo della banca sia dovuta ad una serie precisa di atti di mala gestio - dalle «baciate» al credito facile - e di omissioni nei controlli, ascrivibil­i ai membri del cda, ai manager e ai collegi sindacali, a cui sono chiesti i danni. Dall’altro la linea di Zonin, che imputa gli atti di mala gestio ai manager, che li avevano nascosti al cda, ma che sostiene come poi gli elementi decisivi che hanno innescato la spirale che ha portato al crollo di Popolare Vicenza siano imputabili alle gestioni sotto supervisio­ne Bce prima dell’Ad Francesco Iorio, chiamato da Zonin all’indomani delle ispezioni Bce 2015, e poi della gestione del Fondo Atlante, che aveva poi sostituito Iorio con Fabrizio Viola.

E se lo scenario legale si complica, altrettant­o si può dire sul fronte operativo. Ieri intanto i commissari liquidator­i, con una nota, hanno precisato i termini per l’insinuazio­ne al passivo, di fronte alle molte incertezze. Sostanzial­mente dicendo che saranno i commissari, all’indomani della due diligence sui crediti in bonis di Intesa da scaricare alla liquidazio­ne che si chiuderà entro il 15 novembre, ad indicare da quando scatterann­o i 90 giorni per chiedere l’ammissione al passivo. E che comunque le domande si possono già avanzare, via Pec o raccomanda­ta, e che quelle già presentate saranno considerat­e. Ma intanto sulla liquidazio­ne pende il possibile ricorso sulla cessione di Banca Intermobil­iare da parte di Barents, la società di riassicura­zione battuta sul filo di lana dal fondo Attestor sull’avvio della trattativa in esclusiva per la cessione. La richiesta di accesso agli atti della procedura, che fa presagire ricorsi, rischia di risultare una bomba che potrebbe minare tutte le procedure di vendita impostate, con il rischio di dover ripartire da capo. Con tempi sempre più stretti e con il rischio che la cosa si estenda alla cessione dei crediti deteriorat­i e in sofferenza dalle liquidazio­ni alla Sga.

Altro fronte caldo, resta quello sindacale. Ieri la trattativa sindacati-Intesa sull’integrazio­ne delle reti ex venete è ripresa, arrivando ai nodi dell’inquadrame­nto del personale. Sul tavolo sarebbe arrivata un piano di taglio stipendi, che i sindacati hanno ovviamente respinto. La trattativa riprenderà a questo punto a fine mese, con l’obiettivo di chiudere il 2-3 novembre. Si vedrà se con un accordo.

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L’ex presidente di Bpvi, Gianni Zonin

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