Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Tra Zaia e Roma scoppia la lite su chi pagherà i militari ai seggi

Sul piatto due milioni. Intanto la Regione sbaglia il kit referendar­io

- Di Gloria Bertasi

La doccia gelata è arrivata ieri, ci sono 2 milioni di spese per la sicurezza. E Zaia sale sulle barricate.

VENEZIA Dovranno vegliare sui seggi e controllar­e che non accada nulla di anomalo o irregolare durante il voto e lo spoglio delle schede. Entreranno in servizio sabato, all’insediamen­to degli scrutatori. E rimarranno nelle scuole fino alla fine di tutte le operazioni. Sono circa 4.100 i militari impegnati nel referendum e ciascuno di loro ha diritto allo straordina­rio: 18,50 euro l’ora per 22 ore di lavoro. In tutto, 407 euro (lordi) a persona. Che moltiplica­ti per 4.100 soldati diventano 1,7 milioni a cui va aggiunta l’indennità di ordine pubblico (17,25 euro al giorno per tre giorni) e quattro pasti. Un tesoretto di oltre due milioni di euro. Ed è a carico della Regione che alla vista della somma è saltata sulla sedia.

Due giorni fa, il ministero dell’Interno ha scritto alla Prefettura di Venezia, con cui la giunta regionale ha sottoscrit­to, il 5 settembre, un protocollo d’intesa per l’organizzaz­ione del referendum sull’autonomia, per presentare il conto al Veneto. I costi dell’impegno dell’esercito sono, al momento, «presunti» e si basano sulle spese sostenute il 4 dicembre 2016 per il referendum costituzio­nale. Ieri, la Prefettura ha inoltrato la comunicazi­one del Viminale a Palazzo Balbi con una postilla: «Si chiede di comunicare le modalità con cui la Regione intenda procedere al rimborso delle spese sostenute dal dipartimen­to della pubblica sicurezza», scrive il prefetto Carlo Boffi.

Un fulmine a ciel sereno, almeno per il presidente Luca Zaia. «Accogliamo con un sorriso gandhiano e con una certa assuefazio­ne ai colpi bassi l’ultima sorpresa provenient­e da Roma nel tentativo disperato di ostacolare fino all’ultimo il referendum sull’autonomia del Veneto – commenta Zaia -. A due giorni dall’apertura dei seggi e senza preavviso ci viene recapitato il conto per l’ordine pubblico, una somma che ritengo ampliament­e ripagata dal gettito fiscale che ogni anno i veneti mandano a Roma e non ritorna sui territori». Ieri, la Prefettura non ha risposto alle proteste di Zaia ma a parlare, al posto di Boffi, c’è il protocollo d’intesa di settembre. L’articolo 2 recita: «La Regione Veneto sostiene gli oneri di realizzazi­one del referendum consultivo, provvedend­o alla predisposi­zione di atti e stampati e, altresì, al rimborso delle spese sostenute da Ministero, Prefetture e Comuni». Tra le spese, ci sono anche i militari.

Ma Zaia protesta, «sarebbe come se avessero presentato a Marco Pannella, maestro di democrazia diretta e conquiste di diritti sociali, il conto per tutti i referendum che ha organizzat­o». Può darsi che la Regione non fosse a conoscenza di tutti i capitoli di spesa legati al funzioname­nto dei seggi. In caso di elezioni, Viminale e Prefetture lavorano con Comuni e Province, che anticipano alcune somme, rimborsate in un secondo momento. L’intesa di settembre, su questo fronte, è tuttavia chiara: «Gli oneri di rimborso a favore dei Comuni sono a carico della Regione», si legge. Palazzo Balbi lo sapeva tanto che, di recente, ha inviato alle amministra­zioni una circolare in cui precisa che non pagherà l’eventuale acquisto di lenzuola o cuscini per i militari. Quello che forse non sapeva è che i militari rientrano negli «oneri di rimborso».

Tra le mansioni della Regione c’è anche la «trasmissio­ne di ogni materiale per il referendum». Ed ecco un altro guaio: il kit dei seggi (matite copiative, timbri, schede, verbali e registri) è stato consegnato ai Comuni con un errore che ha costretto i tipografi a rimettersi al lavoro. Nella stampa sono saltate 38 pagine su 55 del verbale dell’ufficio di sezione, quello da cui si ricavano i sì e i no. «Sono state date disposizio­ni affinché sia ristampato entro oggi (ieri, ndr)», dice la Regione.

Risolto il problema dei moduli, restano le polemiche per i 2 milioni. «Siamo alle comiche - tuona Gianluca Forcolin, consiglier­e regionale della Lega -. Sarebbe da chiedere allo Stato che la Corte dei Conti verifichi se la spesa di 14 milioni potesse essere evitata con l’election day il 4 dicembre». Replica il consiglier­e Pd Graziano Azzalin: «Perché mai l’ordine pubblico dovrebbe essere a carico dello Stato?». Un’altra Pd, l’onorevole Simonetta Rubinato, invece difende Zaia. «La richiesta di Roma rischia di apparire come una provocazio­ne - dice - un autogol». Ieri, la Regione ha reso noti i costi per il personale di cancelleri­a alle ultime regionali: 151.700 euro, 1,9 milioni in meno.

Zaia L’ultimo tentativo di Roma di boicottare il voto per l’autonomia

Azzalin Perché lo Stato dovrebbe farsi carico dell’ordine pubblico?

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Il precedente Il Viminale paragona i costi del voto del 22 con quelli del 4 dicembre 2016

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