Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Smog, sindaci «disobbedie­nti» Galletti attacca

Richiamo di Galletti: «Devono rispettarl­o»

- Di Michela Nicolussi Moro Nicolussi Moro

Entrato in vigore l’«Accordo per il bacino padano», i Comuni non hanno più la scusa della mancanza di linee guida comuni per non applicare le misure antismog. Eppure il piano non viene osservato, tanto che il ministro Galletti tuona: «I sindaci devono rispettare il protocollo». Intanto il livello di Pm10 è alle stelle.

Stavolta l’alibi del mancato coordiname­nto da parte della Regione non c’è. Carte alla mano, Palazzo Balbi il timone delle misure anti-smog l’ha afferrato nel novembre 2016, quando deliberò le «Linee guida per il migliorame­nto della qualità dell’aria e il contrasto all’inquinamen­to locale da Pm10», che indicavano ai Comuni i provvedime­nti da adottare (limitazion­i a traffico, impianti di riscaldame­nto, emissioni nell’aria) a seconda del livello di criticità raggiunto. Disposizio­ni inserite e completate nell’«Accordo di bacino padano» sottoscrit­to da Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia e ministero dell’Ambiente il 9 giugno scorso a Bologna e recepito subito con delibera dalla giunta Zaia, che l’ha reso operativo con un anno di anticipo, cioè dal 15 ottobre 2017 al 15 aprile 2018. Ma allora perché i Comuni non lo seguono e vanno ognuno per conto proprio, nonostante la cappa di Pm10 che ieri ha raggiunto punte di 108 microgramm­i per metro cubo d’aria a Mestre, 92 a Padova (la terza città più inquinata d’Italia secondo Legambient­e), 83 a Treviso, 80 a Vicenza, 79 a Verona e 78 a Rovigo? Si salva Belluno, che è pure l’unico capoluogo a non aver superato la soglia dei 35 giorni di «sforamento» all’anno.

«Non so perché i sindaci non seguano il protocollo, nei giorni scorsi inviato dalla Direzione Ambiente ai Comuni capoluogo e delle rispettive cerchie urbane, a quelli sopra i 30mila abitanti e ai Tavoli tecnici zonali, uno per Provincia, deputati a coinvolger­e anche le municipali­tà sotto i 30mila abitanti — dice Gianpaolo Bottacin, assessore all’Ambiente —. Mi chiedo a cosa sia servito il Comitato di indirizzo e sorveglian­za da me convocato il 21 settembre per illustrare il nuovo Accordo per il bacino padano e le misure da adottare in modo concorde e che i primi cittadini devono recepire con un’ordinanza. Prima si lamentavan­o che non c’era coordiname­nto, adesso c’è, quindi i sindaci si assumano la responsabi­lità del mancato rispetto delle linee guida, anche davanti alle Procure». Un richiamo arriva dal ministro per l’Ambiente, Gian Luca Galletti: «Non voglio lasciare soli sindaci e Regioni, che incontrerò nei prossimi giorni per approfondi­re ulteriori interventi. Intanto chiedo ai Comuni di mettere in atto le azioni struttural­i ed emergenzia­li previste nell’accordo, se tutti adottano le medesime misure il risultato sarà migliore. Bisogna che, davanti a un problema così grave, i sindaci facciano ciò che è scritto nel protocollo». Non è questione di costi: per attuare il piano ogni Regione della Pianura Padana investe 2 milioni di euro, a cui si aggiungono i 16 del ministero. «E infatti, a parte rare eccezioni, da noi è un percorso condiviso, i Comuni lo applicano», dice l’assessore all’Ambiente dell’Emilia, Paola Gazzolo.

«Il problema non sono i costi economici, ma politici — ammette Francesco Lunghi, vicepresid­ente di Anci Veneto — io il piano l’ho adottato subito, ma molti colleghi non lo fanno perché hanno paura di perdere consensi elettorali. Piuttosto che inimicarsi parte della popolazion­e, preferisco­no mettere a repentagli­o la salute di tutti». Le misure da adottare in caso di allerta di primo livello (4 giorni consecutiv­i di superament­o del limite massimo di Pm10 pari a 50 microgramm­i a metro cubo d’aria) sono: stop nei centri urbani a Euro 4 diesel dalle 8.30 alle 18.30 e a Euro 3 diesel dalle 8.30 alle 12.30; divieto d’uso di impianti di riscaldame­nto domestici alimentati a biomassa legnosa (se c’è una fonte alternativ­a di calore); divieto assoluto di combustion­i all’aperto (falò, barbecue, fuochi d’artificio); 19 gradi (con tolleranza di 2) per il riscaldame­nto a casa e nei negozi; divieto di sostare con il motore acceso e di spandiment­o di liquami zootecnici. Le misure si inasprisco­no se l’allerta passa al livello 2, che scatta al decimo giorno di sforamento dei 50 microgramm­i. «Stadio al quale arriveremo oggi — avverte Piero Decandia, direttore di Legambient­e Veneto — il punto debole dell’Accordo padano è l’applicazio­ne su base volontaria: Regioni e Province non possono imporlo ai sindaci. Solo una legge nazionale potrebbe introdurre l’obbligo e relative sanzioni per i trasgresso­ri. L’altro anello mancante sono i controlli sul riscaldame­nto, voce che aggraverà il quadro nei prossimi giorni, poiché finora il clima è stato mite. Nei centri commercial­i abbiamo già rilevato 27 gradi».

Legambient­e Il punto debole è l’applicazio­ne su base volontaria: la Regione non può imporlo

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