Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Smog, sindaci «disobbedienti» Galletti attacca
Richiamo di Galletti: «Devono rispettarlo»
Entrato in vigore l’«Accordo per il bacino padano», i Comuni non hanno più la scusa della mancanza di linee guida comuni per non applicare le misure antismog. Eppure il piano non viene osservato, tanto che il ministro Galletti tuona: «I sindaci devono rispettare il protocollo». Intanto il livello di Pm10 è alle stelle.
Stavolta l’alibi del mancato coordinamento da parte della Regione non c’è. Carte alla mano, Palazzo Balbi il timone delle misure anti-smog l’ha afferrato nel novembre 2016, quando deliberò le «Linee guida per il miglioramento della qualità dell’aria e il contrasto all’inquinamento locale da Pm10», che indicavano ai Comuni i provvedimenti da adottare (limitazioni a traffico, impianti di riscaldamento, emissioni nell’aria) a seconda del livello di criticità raggiunto. Disposizioni inserite e completate nell’«Accordo di bacino padano» sottoscritto da Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia e ministero dell’Ambiente il 9 giugno scorso a Bologna e recepito subito con delibera dalla giunta Zaia, che l’ha reso operativo con un anno di anticipo, cioè dal 15 ottobre 2017 al 15 aprile 2018. Ma allora perché i Comuni non lo seguono e vanno ognuno per conto proprio, nonostante la cappa di Pm10 che ieri ha raggiunto punte di 108 microgrammi per metro cubo d’aria a Mestre, 92 a Padova (la terza città più inquinata d’Italia secondo Legambiente), 83 a Treviso, 80 a Vicenza, 79 a Verona e 78 a Rovigo? Si salva Belluno, che è pure l’unico capoluogo a non aver superato la soglia dei 35 giorni di «sforamento» all’anno.
«Non so perché i sindaci non seguano il protocollo, nei giorni scorsi inviato dalla Direzione Ambiente ai Comuni capoluogo e delle rispettive cerchie urbane, a quelli sopra i 30mila abitanti e ai Tavoli tecnici zonali, uno per Provincia, deputati a coinvolgere anche le municipalità sotto i 30mila abitanti — dice Gianpaolo Bottacin, assessore all’Ambiente —. Mi chiedo a cosa sia servito il Comitato di indirizzo e sorveglianza da me convocato il 21 settembre per illustrare il nuovo Accordo per il bacino padano e le misure da adottare in modo concorde e che i primi cittadini devono recepire con un’ordinanza. Prima si lamentavano che non c’era coordinamento, adesso c’è, quindi i sindaci si assumano la responsabilità del mancato rispetto delle linee guida, anche davanti alle Procure». Un richiamo arriva dal ministro per l’Ambiente, Gian Luca Galletti: «Non voglio lasciare soli sindaci e Regioni, che incontrerò nei prossimi giorni per approfondire ulteriori interventi. Intanto chiedo ai Comuni di mettere in atto le azioni strutturali ed emergenziali previste nell’accordo, se tutti adottano le medesime misure il risultato sarà migliore. Bisogna che, davanti a un problema così grave, i sindaci facciano ciò che è scritto nel protocollo». Non è questione di costi: per attuare il piano ogni Regione della Pianura Padana investe 2 milioni di euro, a cui si aggiungono i 16 del ministero. «E infatti, a parte rare eccezioni, da noi è un percorso condiviso, i Comuni lo applicano», dice l’assessore all’Ambiente dell’Emilia, Paola Gazzolo.
«Il problema non sono i costi economici, ma politici — ammette Francesco Lunghi, vicepresidente di Anci Veneto — io il piano l’ho adottato subito, ma molti colleghi non lo fanno perché hanno paura di perdere consensi elettorali. Piuttosto che inimicarsi parte della popolazione, preferiscono mettere a repentaglio la salute di tutti». Le misure da adottare in caso di allerta di primo livello (4 giorni consecutivi di superamento del limite massimo di Pm10 pari a 50 microgrammi a metro cubo d’aria) sono: stop nei centri urbani a Euro 4 diesel dalle 8.30 alle 18.30 e a Euro 3 diesel dalle 8.30 alle 12.30; divieto d’uso di impianti di riscaldamento domestici alimentati a biomassa legnosa (se c’è una fonte alternativa di calore); divieto assoluto di combustioni all’aperto (falò, barbecue, fuochi d’artificio); 19 gradi (con tolleranza di 2) per il riscaldamento a casa e nei negozi; divieto di sostare con il motore acceso e di spandimento di liquami zootecnici. Le misure si inaspriscono se l’allerta passa al livello 2, che scatta al decimo giorno di sforamento dei 50 microgrammi. «Stadio al quale arriveremo oggi — avverte Piero Decandia, direttore di Legambiente Veneto — il punto debole dell’Accordo padano è l’applicazione su base volontaria: Regioni e Province non possono imporlo ai sindaci. Solo una legge nazionale potrebbe introdurre l’obbligo e relative sanzioni per i trasgressori. L’altro anello mancante sono i controlli sul riscaldamento, voce che aggraverà il quadro nei prossimi giorni, poiché finora il clima è stato mite. Nei centri commerciali abbiamo già rilevato 27 gradi».
Legambiente Il punto debole è l’applicazione su base volontaria: la Regione non può imporlo