Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Serve un nuovo ospedale o la sanità rischia il declino»

L’INTERVISTA ROSARIO RIZZUTO

- Alessio Antonini

«La nostra sanità è fatta da profession­isti straordina­ri che mettono nella didattica, nella ricerca e nella cura delle persone grande passione e grande impegno. Oggi Padova è un’eccellenza nel campo dei trapianti e nella cura delle malattie rare, ma le competenze dei medici, degli infermieri e di tutti quelli che lavorano negli ospedali non sono sufficient­i se il gap tecnologic­o con le altre strutture sanitarie si allarga ancora. Oggi siamo di fronte a una situazione di stallo che mette a rischio la sanità padovana e regionale. Se oggi stesso non ci sarà un’assunzione di responsabi­lità da parte di tutti ci dovremo confrontar­e con il declino della ricerca e delle cure sanitarie». Rosario Rizzuto, che di profession­e fa il medico e il docente universita­rio e che in questo momento veste i panni del magnifico rettore del Bo rompe il suo lungo silenzio sulla vicenda del nuovo ospedale per invitare la politica cittadina e regionale a prendere il prima possibile una decisione che consenta agli operatori sanitari (e soprattutt­o ai malati) di poter mantenere una sanità efficiente anche nel prossimo futuro.

Professor Rizzuto, uno dei motivi per cui il processo del nuovo ospedale si è arrestato è anche perché l’università ha fatto muro sulla soluzione nuovo su vecchio. Perché non si può fare?

«L’università non ha mai fatto muro sulle soluzioni e anzi è sempre stata collaborat­iva con tutte le altre istituzion­i. L’università però ha il compito di indicare le modalità con cui si deve costruire il nuovo policlinic­o»

Rifacciamo: perché non vuole il nuovo su vecchio?

«Negli anni la sanità è cambiata: i policlinic­i universita­ri oggi hanno bisogno di grandi dimensioni per rispondere alle esigenze della medicina e delle cure e devono avere la possibilit­à di crescere ulteriorme­nte senza essere limitati dalle strutture preesisten­ti. Per questo, e per il semplice fatto che è impossibil­e pensare di curare le persone in un cantiere che dura sei o sette anni come sarebbe nel caso in cui si riprogetta­sse il Giustinian­eo, è impossibil­e parlare di nuovo su vecchio. Poi capisco le esigenze del sindaco...»

Capisce le esigenze di Sergio Giordani?

«Certo. Giordani ha ragione quando dice che serve una progettazi­one complessiv­a e che in centro città devono restare importanti funzioni della sanità di prossimità»

Che cosa intende per sanità di prossimità?

«La programmaz­ione sanitaria spetta alla Regione, ma è evidente che il nuovo policlinic­o e gli ospedali cittadini sono due cose diverse, non dei doppioni. Mi spiego: gli ospedali cittadini hanno funzioni importanti, i problemi più complessi però vanno affrontati da un ospedale hub che concentra tutte le complessit­à che gli ospedali di prossimità non possono risolvere coniugando didattica, ricerca e cura della persona. Nel nuovo ospedale i risultati dell’innovazion­e devono poter arrivare direttamen­te sui letti dei malati».

Visto che si tratta di ospedali e funzioni diverse e visto che la politica si è arenata sul dibattito Padova Ovest, Padova Est e chi più ne ha più ne metta, perché a questo punto non si può fare il policlinic­o fuori da Padova?

«La collocazio­ne naturale del policlinic­o universita­rio è nella città dove ha sede l’università. Poi, ripeto, non spetta all’università la scelta del luogo. La progettazi­one urbanistic­a spetta ad altri enti».

I rettori che l’hanno preceduta però hanno messo mano alla progettazi­one urbanistic­a. Basta pensare al Fiore di Botta o alla realizzazi­one di Agripolis a Legnaro. Si tratta di opere che hanno cambiato la città. Non è d’accordo?

«Bisogna fare un distinguo: in quei casi si trattava di opere direttamen­te a carico dell’università. Stiamo facendo la stessa cosa con la ristruttur­azione della caserma Piave. L’università però non costruisce ospedali, quello è competenza della Regione. L’università indica solo i contenuti dell’ospedale e le dimensioni dell’area. E rispetta le altre istituzion­i»

La sanità padovana però è a rischio...

«Vero. E ciò mi preoccupa molto. Però sono anche ottimista perché il 3 novembre, quando ci siederemo attorno al tavolo in Regione, sarà chiaro a tutti l’enorme responsabi­lità che abbiamo per il futuro della sanità padovana e, parlando dei contenuti, arriveremo a fare una scelta condivisa con grande serenità».

Nuovo su vecchio È impossibil­e: la medicina moderna ha bisogno di ospedali di grandi dimensioni per essere efficiente Il tavolo del 3 novembre Sono ottimista perché so che tutti ci sentiamo addosso una grande responsabi­lità per la sanità padovana

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