Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Tecnici introvabili Così tre imprese li cercano al Sud
Stop ai piagnistei: tre aziende varano un piano di formazione-lavoro (pagato) per 30 addetti
Tre aziende del Cittadellese (La Meccanica, Sariv e Voestalpine-Fileur) si sono alleate per risolvere insieme un problema che le accomuna: non riescono a trovare i manutentori meccanici di cui hanno bisogno per star dietro alla crescita dei volumi di produzione. Con il supporto di un’agenzia per il lavoro, hanno individuato alcune regioni italiane del Centro e Sud Italia dove ci sono buone scuole tecniche e professionali e lì andranno a cercare i loro futuri collaboratori. Proveranno a reclutare 30-40 ventenni di belle speranze con una proposta professionale allettante: trasferimento in Veneto, con viaggio, vitto e alloggio pagati per tre mesi, per seguire un progetto di formazione-lavoro.
Mattina in aula, con lezioni tenute dai docenti dell’ente di formazione professionale più rappresentativo del Veneto e dai tecnici delle aziende aderenti all’iniziativa. Pomeriggio al lavoro sempre in queste aziende, con un piano di rotazione delle mansioni finalizzato a far acquisire tutte le competenze necessarie per un rapido inserimento. Al termine, selezioneranno 10-12 persone e li assumeranno. Ogni azienda farà un investimento di circa diecimila euro. Il processo di reclutamento, selezione e inserimento costerà oltre duemila euro a persona, senza contare che quelli che non verranno selezionati probabilmente troveranno lavoro in qualche altra azienda, che così potrà beneficiare dei loro investimenti in formazione.
Viene da chiedersi come sia possibile che dopo quasi dieci anni di «vacche magre», gli imprenditori veneti che sono usciti indenni dalla crisi e adesso stanno cavalcando l’onda della ripresa si debbano sobbarcare anche questo onere aggiuntivo.
La ragione è presto detta e sta scritta nei dati pubblicati dall’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto lunedì 16 ottobre 2017.
All’avvio del nuovo anno scolastico, i nuovi iscritti al primo anno negli istituti professionali sono stati 8.424, in calo dell’8,8% rispetto all’anno precedente. Tra di loro, solo 1.085 frequentano un corso di Manutenzione e Assistenza Tecnica (-6,7%) e 888 uno di Produzioni Industriali e Artigianali (-2,1%). La situazione negli istituti tecnici è solo in parte migliore: 1.735 iscritti a Meccatronica, Meccanica, Energia (+2,3%) e 1.536 iscritti a Elettronica ed Elettrotecnica (+5,7%). Ben che vada, fra trecinque anni, le imprese manifatturiere del Veneto potranno contare su poco più di cinquemila operatori tecnici in erba. Altri 3.738 giovani hanno deciso di iscriversi al liceo scientifico con indirizzo Scienze Applicate (+5,4%) e probabilmente in un decennio diventeranno brillanti ingegneri (ma già sappiamo che non tutti rimarranno a lavorare nelle nostre imprese). Nel complesso, il 20% dei nuovi iscritti nelle scuole venete ha scelto percorsi a contenuto tecnico-applicato.
Questi numeri ci dicono che prima di prendersela con il sistema scolastico e le istituzioni pubbliche per i ritardi nell’adeguare l’offerta formativa, ci dovremo chiedere come sia possibile che un territorio vocato alla manifattura come il nostro e che a parole punta tutto sulla «nuova manifattura 4.0» riesca a convincere solo un giovane su cinque ad intraprendere un percorso di studi che porta dritto alla «nuova fabbrica». Dobbiamo fare uno sforzo comune per nobilitare il lavoro tecnico-applicato, che è solo un lontano parente di quello del secolo scorso. All’interno di questo contesto, l’iniziativa del Cittadellese è ancora più interessante, perché è una delle poche modalità per non perdere il treno della ripresa.
Le imprese che l’hanno promossa, però, non si sono limitate a questo. Forse senza saperlo, hanno fatto il primo passo per costruirsi una reputazione nel mercato del lavoro e diventare più attrattive per i potenziali collaboratori. È la cosiddetta «employer branding», una strategia di gestione delle risorse umane che non è alla portata di tutti.
Per intraprenderla, La Meccanica, Sariv e Voestalpine-Fileur dovranno rendere chiaro ai ventenni quali sono le buone ragioni per trasferirsi dalle loro regioni di origine, probabilmente non si limiteranno a dire «avrete uno stipendio dignitoso», ma si sforzeranno per includere altre componenti per qualificare e rendere attrattiva l’esperienza professionale offerta: la qualità dell’ambiente di lavoro (in termini di sicurezza, ma anche estetici), l’organizzazione e gli orari di lavoro, le opportunità di apprendimento e di crescita professionale, i progetti sfidanti in cui potranno essere coinvolti.
Di fronte a queste proposte, è evidente che nessuno dei nostri ventenni farà la figura dello «schizzinoso»: queste sono le «proposte decenti» che le nuove generazioni di meritano e che gli imprenditori illuminati mostrano già di saper formulare.