Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
I dottori in viaggio che scelgono le Ong
Professioni sanitarie: grazie ai visori di ultima generazione, Medici senza frontiere porterà gli studenti lungo le rotte dei migranti che fuggono dall’Africa verso l’Europa
In tasca, una laurea in Medicina, oppure in una delle professioni sanitarie: dall’ostetrica all’infermiere. Nel cuore, tanta voglia di aiutare chi è in difficoltà. Lavoro è anche lasciare la propria terra, non per emigrare verso Paesi con strutture all’avanguardia, ma verso quelli in via di sviluppo, talvolta teatro di guerre. Una strada che, negli ultimi anni, hanno scelto molto studenti, inclusi quelli delle università venete. Nell’ambito della rassegna UniVerò uno degli incontri verrà dedicato proprio alle opportunità lavorative nelle Organizzazioni non governative, con testimonianze da parte di associati a Medici senza frontiere. Se ne parlerà giovedì 26, alle 17, al polo di Santa Marta (Aula 6). Interverranno Alberto Gabrieli, Laura Latina ed Enrico Vallaperta, rispettivamente medico, ostetrica e infermiera dell’associazione, introdotti da Elda Baggio, docente di Chirurgia vascolare con ampia esperienza negli ospedali da campo.
«Il lavoro in un’Ong non si sceglie tanto per la “carriera” spiega Baggio - ma anche e soprattutto per una profonda inclinazione: è un modo per far vivere meglio e aiutare chi ha meno diritti e meno possibilità. È importante capire che in questo campo non sono ricercati solo i medici, ma tutta una serie di professionalità. Nei Paesi più in difficoltà non ci sono solo le persone da curare, ci sono anche molte attività da svolgere che hanno a che fare con la corretta gestione delle risorse economiche, in un ambiente dove queste sono estremamente limitate. Ci sono opportunità per agronomi e addetti alla logistica, così come per ingegneri. Fa piacere sapere che negli anni un numero crescente di studenti ha deciso di seguire questa strada, anche dalla nostra università. Del resto noi stiamo puntando molto sulla cooperazione allo sviluppo, con diversi progetti in paesi stranieri, che valgono anche come tirocini».
Per tutta la tre giorni di UniVerò, allo stand di Medici Senza Frontiere sarà possibile fare un’esperienza virtuale a 360 gradi nelle zone dove opera l’Ong. Grazie a visori di ultima generazione, lo spettatore che vorrà sottoporsi al «Milione di passi experience» si troverà immerso nelle drammatiche condizioni di chi è costretto a fuggire, negli estenuanti viaggi via terra e via mare che dalla Siria portano in Grecia e lungo i Balcani, nelle baracche dei campi profughi del Sud Sudan, dove centinaia di migliaia di persone sono sfollate a causa delle violenze indiscriminate dovute al conflitto interno scoppiato due anni fa. Immagini che raccontano come milioni di persone nel mondo siano state costrette ad abbandonare la propria casa per sopravvivere, un’emergenza umanitaria epocale che ha colpito decine di Paesi. A loro, i volontari di Msf hanno offerto assistenza medica e umanitaria lungo le tappe del viaggio.
«È un sistema messo a punto da alcuni nostri collaboratori, grazie a Msf Spagna - spiega Giovanni Di Cera, responsabile di Medici Senza Frontiere Verona - un’occasione, anche, per capire in quali condizioni versano alcune popolazioni colpite dal dramma della guerra. Crediamo sia utile a contestualizzare il lavoro che porta avanti la nostra associazione».
A UniVerò si parlerà anche di sport: una scelta portata avanti fin dalla prima edizione, grazie anche alla storica presenza di una facoltà (ora dipartimento) di Scienze Motorie. Sempre giovedì, alle 15, in aula A dell’ex palazzo di Economia incontrerà gli studenti (e non solo) Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione calciatori italiani, veronese doc, per dieci anni centrocampista della Roma e della Nazionale. Con lui la ciclista, due volte medaglia d’oro, Antonella Bellutti parlerà di come anche quello dello sportivo sia un lavoro a tutti gli effetti e di come portarlo avanti tra le incertezze di una carriera che può essere molto difficile da gestire. (d.o.)