Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
E ora Zaia alza la sfida con Roma
«Voglio lo statuto speciale». Il governo: furto secessionista. E Brunetta (Fi): modello Bolzano, velleitaria fuga in avanti
«Vogliamo che il Veneto diventi una Regione a statuto speciale». Il giorno dopo il pieno incassato al referendum per l’autonomia, il governatore Luca Zaia annuncia l’approvazione di tre provvedimenti da parte dell’esecutivo per avviare la trattativa con Roma. E tra questi, la richiesta di inserire il Veneto tra le Regioni speciali. Già pronta la risposta del sottosegretario Bressa: «Inammissibile». E il forzista Brunetta avverte: «Sì a più competenze. Il modello Bolzano? Fuga in avanti».
Neppure il tempo di incassare al tavolo l’ultima, pesantissima vincita garantita dal Sì al referendum di domenica (dato definitivo: 2 milioni 328 mila votanti, il 57,2% degli aventi diritto; i favorevoli sono stati il 98,1%), che subito Luca Zaia, impegnato in un delicato poker politico-istituzionale col governo, rilancia: «Chiederemo che il Veneto diventi una Regione a statuto speciale».
Il governatore lo dice attorniato dai suoi assessori (che all’ingresso in giunta, poco prima, gli avevano tributato un applauso trionfale), davanti alla gigantografia del gonfalone marciano, nel corso di un punto stampa convocato in tutta fretta per annunciare l’approvazione - all’unanimità - di tre delibere da parte dell’esecutivo convocato in seduta straordinaria non appena si è avuta contezza della schiacciante affermazione del Sì. «Sia chiaro, non vogliamo accendere la rissa col governo, men che meno col ministro dell’Agricoltura Martina, visto che il mio interlocutore è il premier Gentiloni esordisce Zaia - è soltanto il naturale passo in avanti nel processo che ci porterà a negoziare con Roma nuove e più ampie forme di autonomia, dopo un risultato inequivocabile, anche se ancora in attesa della validazione della Corte d’appello».
La prima delibera contiene la proposta di legge statale che costituirà la base della trattativa tra la Regione e lo Stato. Com’è noto (la bozza era pronta da tempo), contiene la richiesta di devoluzione di 23 materie - 20 oggi concorrenti più 3 esclusive dello Stato - da finanziarsi trattenendo sul territorio i 9/10 di Iva, Irpef e Ires. «Da qui si parte per scrivere la legge che dovrà essere approvata dal parlamento» spiega Zaia, che alla domanda se non sarebbe stato meglio concentrasi su un numero più ristretto di materie e se chiedendo «tutto» non si rischi alla fine di ottenere «niente», replica secco: «Non vado a Roma a fare una trattativa a scartamento ridotto. Se Trento e Bolzano avessero ragionato così non sarebbero “speciali” e lascio al governo la responsabilità di dire a due milioni di veneti che si meritano solo due o tre competenze di serie B».
La proposta di legge statale verrà approvata in seconda lettura in giunta entro una quindicina di giorni e quindi passerà all’esame del consiglio regionale per il via libera definitivo. Cosa accadrà in quei quindici giorni? Qui c’è la seconda novita deliberata ieri: il governatore ha deciso di istituire una «Consulta per l’autonomia» in cui far sedere tutti gli stakeholders del «Sistema Veneto»: associazioni di categoria, sindacati, università, terzo settore. Ciascuno sarà chiamato a dare il suo parere - non vincolante - sulle materie di competenza. Ci saranno an-
Il governatore Zaia Contiamo di chiudere le consultazioni in due settimane e di approvare il progetto di legge in aula entro dicembre, subito dopo il bilancio
che le forze di opposizione, come in Lombardia? «Le porte sono aperte - chiosa Zaia - anche se la sede per il confronto tra i partiti sarà il consiglio. Basta che abbiano idee fattibili e non fantasie». La Consulta si affianca al Gruppo intersettoriale già attivo dal novembre 2016, anche se le modalità di convocazione e di lavoro ancora non si sanno, né si sa come questa si intersecherà con le audizioni nelle commissioni consiliari. «Contiamo di chiudere le consultazioni in due settimane - afferma Zaia - e di approvare il progetto di legge in aula entro dicembre, subito dopo il bilancio». Zaia, peraltro, sarà a Palazzo Ferro Fini domani per relazionare i consiglieri sui fatti degli ultimi giorni.
Infine, la terza delibera, quella politicamente più dirompente, inaspettata al punto che molti, anche vicinissimi al governatore, ne erano all’oscuro. Contiene un’altra proposta di legge statale, di una riga soltanto: «Nel primo comma dell’articolo 116 della Costituzione, dopo le parole “la Valle d’Aosta” sono aggiunte le seguenti: “e il Veneto”». Nel primo comma dell’articolo 116 sono elencate le Regioni a statuto speciale, una strada già tentata da Galan nel lontano 2006. Immediata la replica del governo («Una proposta irricevibile, una provocazione» sbotta il sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa) ma Zaia tira dritto: «È una risposta concreta alle istanze del Veneto - si legge nella relazione portata in giunta sarebbe una forte accelerazione verso il federalismo e permetterebbe al Veneto di crescere proporzionalmente al suo sforzo produttivo e contributivo».