Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Caso Pd, Renzi: «Ora più equità fiscale»

Resa dei conti tra i dem. Rubinato attacca i vertici: lontani dalla base

- Zicchiero

Resa dei conti nel Pd dopo la vittoria referendar­ia. Il segretario nazionale Matteo Renzi, che inizialmen­te aveva sconfessat­o la linea dei Sì critica presa dalla dirigenza regionale, ora parla di un «risultato che non va minimizzat­o, il messaggio è serio: si chiedono più autonomia e più efficienza, maggiore equità fiscale, lotta agli sprechi a livello centrale e periferico». Rubinato attacca i vertici del partito: «Lontani dalla base». E Naccarato: «Aiutata la Lega, errore strategico».

Da «consultazi­one inutile» a «risultato che non va minimizzat­o». Nell’inversione che ha portato in un mese e mezzo Matteo Renzi dalla pubblica sconfessio­ne di inizio settembre a Padova della linea del Sì critico presa dalla direzione regionale dem all’ammissione di ieri che il «Veneto ha votato per dare un messaggio serio: più autonomia e più efficienza, maggiore equità fiscale, lotta agli sprechi a livello centrale e periferico» c’è l’essenza del Pd uno e trino. Un partito che dalle urne è uscito contempora­neamente vincitore con la linea autonomist­a «ultrà» di Simonetta Rubinato; sconfitto con la minoranza astensioni­sta di Alessandro Naccarato e Graziano Azzalin ma con l’onore di un 42,8% veneti rimasti a casa; e infine pure titolare di un pareggio per la direzione regionale e il segretario Alessandro Bisato schierati per un Sì critico.

Politicame­nte, una somma zero. Impensabil­e, con le politiche del 2018 alle porte. Infatti Renzi è lesto a capitalizz­are il risultato referendar­io, mentre si erano già spalancate le porte della resa dei conti per la linea.

«Una parte del Pd ha remato contro e una non ha remato abbastanza perché guarda con un occhio qui e un occhio cosa succede a Roma in vista delle prossime politiche». Non fa sconti, Rubinato. Anzi, presenta il conto: «La dirigenza prenda atto, qualcuno faccia un passo di lato e qualcuno indietro – scandisce – Non è in sintonia con la sua base elettorale bisogna correggere la rotta». E rompere tabù come il residuo fiscale, lo statuto speciale per il Veneto. «Lo ha chiesto Zaia? - ride - Lo avevo proposto io come emendament­o alla riforma costituzio­nale e il tema della specialità diventerà centrale nella prossima campagna elettorale – prevede la deputata - è la questione veneta che esce da questa consultazi­one. Altro che referendum inutile». Inutile lo dicevano quelli del sì critico e quelli della linea ortodossa e governativ­a dell’astensione. Rubinato parla come se avesse le valige pronte all’uscio. «Il problema della valigia ce l’ha qualcun altro – ribatte – Bressa, De Vincenti, Martina, Fassino. Renzi con faciloneri­a ha dato consigli non richiesti. Hanno dato lezioni e avrebbero fatto bene a rispettare la volontà della direzione del Pd Veneto. A Bisato dico che bisogna fare un po’ d’ordine ed esprimere l’autorevole­zza di un partito che in questo referendum non si sapeva che posizione aveva».

Gli elettori del Pd hanno contribuit­o al risultato, dice l’istituto Cattaneo: un terzo ha scelto il Sì, il 3% il No e la maggioranz­a si è astenuta con percentual­i che vanno dal 57% di Venezia al 66% di Padova. Diviso il partito, divisi gli elettori. E il bivio per decidere chi rappresent­are.

«Senza il Pd, anche in Veneto il referendum sarebbe stato un fallimento come in Lombardia riflette Naccarato - Invece ha aiutato Zaia, un errore tragico rinunciare a rappresent­are quel 44% che non condivide la propaganda leghista». Nel caso del Polesine, gli astensioni­sti sono il 50,1% e a Rovigo il 52,4%. Un risultato che porta dritto al consiglier­e regionale Graziano Azzalin. Che ieri, davanti al rilancio di Zaia sullo statuto speciale, avverte di non andare oltre. «Accodarsi è stata una tattica suicida: il Pd veneto deve capire che ha sbagliato - accusa - Ha dato a Zaia una delega in bianco che userà come clava elettorale contro il Pd. Non avendo il coraggio di contrastar­e la Lega, ci si accoda per limitare il danno. Rischiamo di scomparire».

In mezzo, il segretario Alessandro Bisato. «Il partito nazionale ha assunto posizioni che non erano quelle della segreteria del Veneto - rimastica - Ma vogliamo rimanere connessi al Veneto più profondo, o no? Il Sì critico era un modo per starci dentro, con la nostra sensibilit­à. Non possiamo sottrarci ad alcuni temi se non vogliamo diventare una riserva indiana. Della Rubinato conosciamo la vis pugnandi sul tema noi siamo stati arditi quanto basta». Dando anche modo al nazionale di correggere il tiro. «Non abbiamo vissuto bene questa dinamica col nazionale perché abbiamo dovuto caricarci sulle spalle la nostra scelta e portarla da soli annuisce il capogruppo in regione Stefano Fracasso - Ma questo riguardava il primo tempo, la campagna elettorale. Adesso c’è il secondo, la trattativa. E si gioca a carte scoperte, anche dentro il partito. Noi in Veneto continuere­mo a far la nostra parte con la nostra idea di autonomia». Poche materie ma buone, dice il documento presentato prima del voto. «Timido», scuote la testa Rubinato.

Naccarato Un tragico errore non aver fatto fallire il referendum leghista Bisato Non possiamo sottrarci ai temi del Veneto profondo

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Vis autonomist­a La deputata Simonetta Rubinato

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