Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il plebiscito dei micro-comuni «Noi arrabbiati»
«Chiuda la porta che entra il freddo», fa l’impiegata. Ieri notte, erano 5 sopra zero e il sindaco ha acceso il riscaldamento. Ecco, siamo a San Pietro Mussolino, alla fine della valle di Chiampo, poco più di 1.600 abitanti, paese arrampicato sui Lessini, terzo in classifica nella graduatoria dei Comuni veneti con la più alta affluenza al voto. Domenica, a San Pietro Mussolino, ha votato al 75,1 per cento degli aventi diritto.
Se all’incrocio avessimo girato a destra, saremmo finiti a Nogarole, secondo in classifica con il 74,5 per cento mentre, se avessimo avuto il coraggio di proseguire, avremmo scollinato per arrivare a Roverè Veronese, 2.115 abitanti, primo in classifica e campione assoluto dell’autonomia veneta con il 76,2 per cento. Questo significa che, escluse le anime morte, i dormienti che non votano mai e la quota di cittadini stranieri (indiani e magrebini italianizzati) che avrebbero potuto farlo ma non lo hanno fatto, qui hanno votato tutti.
Non siamo in Nepal, questa è mezza montagna e sul fondovalle ci sono Chiampo e Arzignano, brulicanti di concerie e marmisti con Audi e Mercedes in gran quantità. Verrebbe da pensare che l’autonomismo abita in quota. Ma non è così, più in basso, nella placida pianura sotto il Costo, ci sono Nanto e Pozzoleone, quarti in classifica a parimerito con il 74,3 per cento dei votanti. Dopo di che, se vi piacciono le lasagne con i bisi prendete la dorsale e arrivate a Nanto, sulla Riviera Berica, quinto in classifica al pari degli altri, sempre con il 74,3 per cento.
Ora, date un’occhiata alla cartina qui accanto, che pare un foto satellitare dell’inquinamento terrestre o una rilevazione all’infrarosso e vedrete la situazione nel suo insieme: le zone più scure rappresentano l’area a più alta partecipazione referendaria, i buchi bianchi sono le città di Padova, Venezia, Verona e Rovigo, dove si è votato – relativamente – meno. Le città «tradiscono» per costituzione, sono i luoghi del relativismo, del meticciato culturale e dell’interscambiabilità valoriale, i cosmopoliti tendenzialmente resistono al richiamo autonomista di Zaia.
Bon, c’è solo un’altra cosa da spiegare. Che ha colpito e sembrava misteriosa: accanto ai Comuni ad alta prestazione autonomistica, ce ne sono altri che presentano il record negativo di affluenza: stanno sulla stessa «cintura rugginosa» del sovranismo veneto ma danno
Gabriele Tasso (sindaco di Zanè)
Nei paesi l’ingiustizia è vissuta come un attacco alla comunità, le incazzature da noi sono un fatto, un sentimento di popolo. La Lega Nord non c’entra niente, qui in Valle è minoranza in tutti i Comuni
dati sorprendentemente bassi: Enego, sull’altopiano di Asiago, ha fatto il 38,1 per cento, Posina il 29,2, tutte le frazioni di Valdastico non hanno superato il 42, Cismon del Grappa, 41. Forse che là la sensibilità e diversa? Qualcuno ha notato che sono tutte vicino al confine trentino. Forse che si sentono già tedeschi e schifano il Veneto? Niente di tutto ciò. E non occorre scomodare il sindaco di Enego, Fosco Cappellari, per capirlo, una sua impiegata basta e te lo spiega in un momento: «Qui, come a Posina e a Valdastico la metà dei nostri abitanti è all’estero, per lavoro».
Siccome il sindaco di San Pietro Mussolino tarda a venire, abbiamo il tempo di raccontare una storiella che a Zanè conoscono tutti. Domenica scorsa, cioè l’altro ieri, cadeva la 28esima domenica del vangelo di Matteo laddove Gesù, interpellato sulle tasse da pagare all’impero, risponde: «Date a Cesare quello che è di Cesare».
Domeniche così ce ne sono una ogni tre anni, per sentire le stesse parole in chiesa (in tutte le chiese) dovremo aspettare il 2020. Don Luigi
Bergamin
È stato raggiunto un risultato comunque importante, l’autonomia non è tema di parte ma di tutti
Fabbian, che è parroco di spirito, l’altro ieri ha tenuto messa e, come di dovere, ai suoi parrocchiani ha ripetuto le parole di Matteo. «Date a Cesare quello che è di Cesare dice Gesù», poi ha alzato gli occhi sui fedeli e ha aggiunto: «Ma vi pare che Zaia doveva scegliere proprio questa domenica per fare il referendum? Sta a vedere che l’ha fatto apposta».
Qualsiasi cosa voglia dire la parabola, a Zanè ha votato il 74,3 per cento.
Intanto il sindaco è arrivato, è giovane, di Forza Italia e si chiama Gabriele Tasso. Ha anche idee precise. «Guardi che la Lega Nord non c’entra niente, qui in Valle è minoranza in tutti i Comuni, eccetto che ad Arzignano. Chiuda la porta che entra il freddo - dice -. Ci sono due spiegazioni: una che non ne possiamo più, io, l’operaio, l’imprenditore, tutte le classi sociali, l’altra che le dico. Anche il cittadino metropolitano si incazza, ma lo fa per conto suo, in città le incazzature si perdono e vengono, come dire, disperse nell’anonimato. Nei paesi l’ingiustizia è vissuta come un attacco alla comunità, le incazzature da noi sono un fatto, un sentimento di popolo».