Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«MA QUESTA È UNA FUGA IN AVANTI»

- Giovanni Viafora

«Lo voglio dire al mio amico Luca Zaia, bravo governator­e del Veneto: se ha potuto fare il referendum è grazie al quesito voluto da Forza Italia. Quelli che voleva la Lega sono stati tutti bocciati dalla Corte Costituzio­nale. E ora non vorrei che facesse la stessa fine anche questa fuga in avanti della richiesta di statuto speciale...».

Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, pensa che Zaia stia facendo il passo più lungo della gamba?

«Partiamo da una cosa. Cioè che la celebrazio­ne dei referendum, che la sinistra aveva violenteme­nte osteggiato, rimette in discussion­e il vecchio assetto balcanizza­to. E nulla sarà come prima, tanto per le regioni a statuto speciale, sia per le regioni privilegia­te dell’appennino rosso, sia per quelle ordinarie. Detto ciò, l’affermazio­ne secondo cui il Veneto diventerà una Regione a statuto speciale mi porta a dire: tutte le regioni diventino speciali, per cui deve cambiare il rapporto tra regioni e stato centrale». Ma come? «Il principio della sussidiari­età: non faccia il livello superiore quello che il livello inferiore può fare meglio. E allora si mette in moto un meccanismo di geometria variabile, non uniforme, ma in ragione dei singoli livelli di efficienza e di maturità delle classi dirigenti. È questo assetto che porterà più efficienza. Che è l’esatto contrario della miopia egoistica. La coperta è corta: se ciascuno tiene i suoi soldi, i soldi poi non bastano più».

Stando alle pretese che ribadisce Zaia, secondo lei, il Veneto quanto è in grado di portare a casa? Davvero i 9/10 delle tasse?

«Il rischio è che il massimalis­mo si traduca in velleitari­smo. Io credo, come fa la Lombardia più che il Veneto, che il problema sia di efficienza della spesa. Per questo rispondo a Zaia: Veneto a statuto speciale? Tutte le Regioni speciali in ragione della loro natura e dei loro vantaggi/svantaggi. Il che vuol dire un federalism­o nuovo, come ha detto oggi anche Berlusconi. E che poi è quello che proporremo noi al Paese. Ed è una visione all’interno dell’unità nazionale. Perché altrimenti un ragionamen­to egoistico ti porta necessaria­mente verso una deriva indipenden­tista».

Mettiamola così, se il centrodest­ra la prossima primavera andrà al governo...

«La interrompo subito: è sicuro, il centrodest­ra andrà al governo. Visto anche il comportame­nto suicida della sinistra su questo tema del referen- dum. Che è stato un po’ alla Nanni Moretti: mi si vede di più se vado, o se non vado. Totalmente fuori dalla realtà».

Va bene, dicevo: se al governo andrete voi, come procederà il dialogo con il Veneto? Il

fatto che si creerà una filiera dello stesso colore farà sì che si potranno affrettare i tempi della trattativa sulle materie di competenza?

«Se siamo nell’alveo del quesito referendar­io e della normativa esistente le cose possono essere anche immediate. Le 23 competenze che chiede Zaia, con le relative risorse, potrebbero essere avviate già da subito. Penso che la prima cosa che potrebbe fare il prossimo parlamento sarebbe proprio quella di approvare il disegno di legge di Lombardia e Veneto. Per aprire poi un processo referendar­io in tutta Italia. Questo è l’iter».

Insomma, sulle competenze ci sarebbe un sostanzial­e via libera. Sul fisco, no. È corretta l’interpreta­zione?

«La questione fiscale dev’essere compatibil­e con l’equilibrio nazionale. Maroni in questo è stato molto più pragmatico di Zaia: si accontente­rebbe dell’equilibrio fiscale dell’Emilia applicato alla Lombardia. Che porterebbe già molti vantaggi. Quindi si deve aprire un ragionamen­to non miope, non egoista, non provocator­io e non eversivo dell’unità nazionale che punti a far diventare tutte le regioni italiane speciali in un federalism­o regionale che ha nella sussidiari­età la chiave interpreta­tiva».

Dal suo osservator­io: ma Zaia con questa vittoria si candida ad essere il premier del centrodest­ra oppure questa vittoria paradossal­mente rischia invece di confinarlo nel suo veneto?

«Per carità nessun confino. Il presidente del Consiglio lo definirà il partito che avrà preso più voti all’interno della coalizione di centrodest­ra. E a quel punto sarà tutto possibile. Ma noi pensiamo che sarà Forza Italia, come accade dal 1994, ad avere il peso maggiore».

Brunetta/1 Un ragionamen­to egoistico porta verso una deriva indipenden tista

Brunetta/2 Tutte le regioni diventino speciali, la chiave è la sussidiari­tà

 ??  ?? Economista Renato Brunetta, veneziano, classe 1950, è stato ministro della Pubblica amministra­zione
Economista Renato Brunetta, veneziano, classe 1950, è stato ministro della Pubblica amministra­zione

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy