Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
LO STOP DEL GOVERNO «UNA PROVOCAZIONE DA SECESSIONISTA»
Dall’altra parte del tavolo (o della barricata) c’è lui: Gianclaudio Bressa, bellunese, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, l’uomo delegato dal governo a trattare con le Regioni le forme di autonomia differenziata. Che oggi, in sostanza, è il centro del mondo.
Sottosegretario, Zaia ha portato oltre due milioni di veneti al seggio per chiedere più autonomia. Per il governo che messaggio è?
«Non sono stupito, significa che l’autonomia è fortemente sentita dai veneti. Ma proprio per questo bisognerebbe evitare che questa gente venisse presa in giro. Ci vogliono proposte che siano attente a dare vere forme di autogoverno, e non proposte pre-secessioniste».
Si riferisce alle rivendicazioni del governatore, che anche ieri ha ribadito che chiederà tutte 23 le competenze, nonché i 9/10 delle tasse?
«Questo non è federalismo fiscale ma un furto con destrezza!» Si spieghi... «È quello che Zaia aveva già tentato di fare perché quando aveva approvato la legge istitutiva del referendum di domenica. All’articolo 2 chiedeva che restassero al Veneto gli 8/10 delle tasse. Ebbene la Corte Costituzionale oltre a dirgli che non poteva interferire con legge regionale con la materia tributaria che è competenza dello Stato; gli ha detto una cosa più importante e cioè che la richiesta degli 8/10 è una violazione dei principi costituzionali in tema di coordinamento della finanza pubblica perché, leggo testualmente, “si profilano alterazioni stabili e profonde della finanza pubblica, incidendo così sui legami di solidarietà tra la popolazione regionale e il resto della Repubblica”. Insomma, è l’anticamera della secessione».
Quindi non se ne farà nulla? Trattativa già saltata?
«Ma ha visto cosa ha detto oggi (ieri, ndr) Zaia?».
Ha proposto che il Veneto diventi Regione a statuto speciale. Come Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta, etc...
«Ecco, è proprio il suo modo di agire, totalmente disinteressato ad avere maggiori compiti e funzioni di autonomia. Ma solo mirato a fare propaganda. Onestamente non posso che registrare una profonda divergenza con l’atteggiamento dell’altro presidente di Regione, che domenica ha promosso il referendum. Cioè Roberto Maroni». Ovvero? «Da una parte Zaia che procede con queste dichiarazioni che sono solo delle provocazioni. Poi, per altro, mi deve spiegare Zaia perché il Veneto deve avere lo statuto speciale mentre l’Umbria no. Mentre Maroni già questa mattina (ieri, ndr) ha detto che definirà le competenze e che definirà nel confronto con governo le modalità di attuazione di queste competenze e le risorse necessarie per gestirle. Che è esattamente lo spirito del terzo comma del 116 della Costituzione Per cui il fatto che Zaia prenda queste scorciatoio significa che è totalmente disinteressato nel merito dalle questioni».
L’anacronismo delle Regioni a statuto speciale è tuttavia una questione che non pone il solo Zaia. Su questo non è pensabile una ripensamento a livello complessivo?
«Trento e Bolzano hanno una specialità sancita da un accordo internazionale. Quella di Sicilia e Valle d’Aosta preesisteva alla nostra Costituzione. Della Sardegna non devo neanche dirle. Mentre quella del Friuli è frutto del contenzioso con la Jugoslavia. Hanno tutte quindi ragioni storiche e istituzionali che non sono venute meno. Mica capricci. Ma è proprio per questo che avevo inventato il terzo comma dell’articolo 116, cioè quello che istituiva l’autonomia differenziata. Uno strumento che può dare anche al Veneto gli strumenti per essere più competitivo. Ma è di questo che dobbiamo discutere, non di fantasie secessioniste».
Ci sono competenze sulle quali sarebbe possibile subito un accordo?
«Non devo proporle io, ma il Veneto. Come ha fatto l’Emilia Romagna, con cui già da domani inizieremo a discutere. Loro hanno chiesto Istruzione, Lavoro, Ambiente, Governo del Territorio e Commercio estero. Faccia lo stesso il Veneto, ma finché si parla di caz..».
Ma è vero che escludete di principio la materia fiscale?
«Se la Regione vuole competenze nella scuola, noi le daremo più risorse per fare quello. La parte fiscale non la esclude il governo Gentiloni ma la Corte Costituzionale, che l’ha sancito in modo preciso».
Con il premier Gentiloni a proposito si è sentito?
«Sì, domenica. Abbiamo confermato le cose di sempre: siamo disponibili al confronto con tutti coloro che vogliono sedersi al tavolo. Ma con proposte concrete».
Bressa Questo non è federalismo, ma furto con destrezza. Sì alle proposte, ma solo concrete