Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
De Luca: «Io più efficiente di Zaia» Il Sud pronto alla sfida dell’autonomia
Vargiu: «Il risultato padano ci interroga su cosa è essere italiani»
«Se la sfida è l’efficienza, io sono avanti». Dice proprio così il governatore della Campania Vicenzo De Luca, Pd. Denunciando che la sua regione è penalizzata dal fatto di essere considerata la più giovane d’Italia: «Perde ogni anno 250 milioni di euro che vengono sottratti ai servizi e ai nostri cittadini», accusa.
E poi lascia cadere quella frase sull’efficienza e il rigore che suona come risposta a quell’aria di superiorità rispetto al Sud e all’Italia che emana l’istanza autonomista del lombardo-veneto: «Se la sfida è quella dell’efficienza, del rigore, della gestione corretta delle risorse, io davanti ai nostri amici lombardi e veneti assicura - Poi, nell’ambito della Costituzione, dello Stato unitario, possiamo ragionare di tutto. Per quanto mi riguarda, va bene anche un ragionamento sul riparto delle risorse. A patto che non si faccia il gioco delle tre carte». Del residuo fiscale, del togliere alle regioni povere per risarcire quelle più ricche.
La Nord-Exit fiscale ha innescato un pavloviano riflesso di scatto d’orgoglio in molte regioni. Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Il consigliere Pd Piero Lacorazza ieri ha anni annunciato che chiederà al governatore della Basilicata Marcello Pittella di discutere in consiglio Regionale il federalismo differenziato. «L’esito del referendum in Veneto e in Lombardia e le scelte del Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna impongono una riflessione per tutti – dice Lacorazza – . Le ragioni che ci hanno portato a combattere l’articolo 38 dello Sblocca Italia e a schierarci per il no alla riforma costituzionale sono la premessa per dire oggi che le Regioni ed i territori devono rifondare, nell’ambito dell’unità nazionale, la loro missione, definire meglio le funzioni e i poteri».
Michele Emiliano dalla Puglia ha già annunciato che chiederà la trattativa per l’autonomia col governo e se in Veneto la campagna di molti assessori regionali è stata apertamente contro il Sud, da Milano Roberto Marroni ha dato una sponda alle istanze autonomiste del Mezzogiorno, dicendosi pronto alla trattativa col governo «e se poi vuole aggiungersi un governatore del Sud, Emiliano, perché no».
Più sorprendente il fatto che anche Regioni a statuto speciale come Sardegna e Sicilia chiedano di rivedere le deleghe, l’autonomia, il decentramento delle funzioni. Pierpaolo Vargiu, deputato di Direzione Italia, ha raccolto in Sardegna 25mila firme per il referendum sul riconoscimento in Costituzione del principio di insularità e punta ad arrivare a 100mila. «Davanti al risultato padano non è possibile far finta di niente - riflette - È invece indispensabile interrogarsi su cosa significhi oggi dirsi italiani. È indispensabile che i diritti di cittadinanza , trasporti, energia, sanità, giustizia, istruzione, infrastrutture dell’innovazione siano uguali per tutti i cittadini italiani: noi sardi ci sentiamo italiani, ripudiamo la cultura dell’assistenzialismo che genera clientelismo e rassegnazione e puntiamo ad avere pari opportunità». È la carne viva della questione sarda e meridionale, mai risolta. Scaduta dall’agenda politica e risolta in una perequazione delle risorse incapace di appianare i dislivelli. «Si dice che la Regione Siciliana non ha saputo utilizzare la sua autonomia ed è vero - ammette Nicola Cristaldi, ec presidente dell’assemblea regionale siciliana e oggi sindaco di Mazara del Vallo - Ma non si può eliminare un treno solo perché il conduttore non lo sa guidare: sono d’accordo che ogni Regione abbia la propria autonomia senza pretendere che si tolga alle altre».
A suonare la carica dell’orgoglio meridionale è Noi con Salvini. In Sicilia, dove la specialità c’è ma non ha esiti brillanti come a Trento e Bolzano, il deputato Alessandro Pagano tira la volata alle prossime regionali con un voto che premi «la vera autonomia siciliana contro sprechi e centralismo». E in Calabria, la Regione più vituperata nella campagna referendaria veneta, il coordinatore Domenico Furgiuele lancia prima strali contro la classe politica calabrese («ha sempre vissuto di centralismo assistenziale, la sanità qui è spesso assassina e commissariata da sempre») e poi la cura d’urto: «Se questo è il frutto della gestione centrale delle risorse nazionali, ben venga una buona dose di responsabilità anche per la Calabria». Veneto e Lombardia hanno aperto una breccia. «Ora è necessario entrarvi dentro e di corsa», invita.
Nicola Cristaldi
La Sicilia non ha saputo utilizzare la sua autonomia ma non eliminiamo le specialità