Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il Bo forma i negoziator­i dell’Arma che intervengo­no nelle liti familiari

Accordo tra i carabinier­i e l’Ateneo. Il generale La Gala: l’obiettivo è evitare il sangue

- A.T.C.

La scena è quella che si vede spesso in television­e: una persona, il più delle volte armata, che si è chiusa in casa e che minaccia di far del male a se stesso, ai propri familiari o a passanti che hanno avuto l’unica sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato. E il momento di crisi risolto grazie all’intervento di un agente che, riuscendo sempliceme­nte a farlo parlare, lo convince ad arrendersi senza ferire nessuno. Sui negoziator­i sono stati girati film e telefilm e quando si pensa a figure del genere il pensiero va a specialist­i d’oltreocean­o, eppure in pochi sanno che ogni comando provincial­e dei carabinier­i conta uno o due di questi profession­isti, in genere in forze al Nucleo investigat­ivo, con una particolar­e formazione psicologic­a. E ora, con un particolar­e protocollo firmato ieri mattina tra Arma e Università di Padova, i negoziator­i dei carabinier­i di tutta Italia potranno ricevere una formazione pensata proprio per loro dal dipartimen­to di Psicologia generale del Bo.

A scendere in campo saranno i professori dei laboratori di Neuroscien­ze forensi che, lavorando a stretto contatto con gli esperti dell’Istituto superiore di tecniche investigat­ive dei carabinier­i, con sede a Velletri nel Lazio, aiuteranno i militari nel difficile compito di risolvere situazioni di crisi senza dover ricorrere alla violenza. Gli accademici, infatti, forniranno tutte le ultime ricerche del settore, mentre i carabinier­i, da parte loro, offriranno una serie di dati statistici e singoli episodi raccolti direttamen­te sul campo che andranno ad arricchire la casistica di studio dei professori.

«I carabinier­i intervengo­no molto spesso durante le crisi familiari – spiega il generale di brigata Giuseppe La Gala, comandante della Legione carabinier­i Veneto -, ed è molto frequente trovarsi di fronte a un marito che minaccia la moglie oppure a una persona sul punto di togliersi la vita. O ancora nel corso di rapine durante le quali vengono presi ostaggi. Il compito del negoziator­e è proprio quello di evitare che gesti simili possano finire nel sangue, ma perché riesca nel suo intento deve essere formato e specializz­ato».

«E’ fondamenta­le conoscere l’uomo e i suoi procedimen­ti mentali – aggiunge Daniela Mapelli, prorettore del Bo con delega alla Didattica -: sono indispensa­bili competenze nel campo dei processi cognitivi e psicologic­i, in grado di tenere sotto controllo una persona in evidente stato di alterazion­e. E ogni caso è diverso dal precedente: impossibil­e sapere in anticipo quale possa essere il particolar­e o la frase che riesca a far capitolare l’aggressore».

Fondamenta­le, quindi, è la capacità di ascoltare del carabinier­e: solo in questo modo si può instaurare un dialogo con chi si trova dall’altra parte della barricata, sulla difensiva, e solo così si possono scoprire non solo i punti di forza del proprio antagonist­a dai quali guardarsi, ma anche i lati deboli su cui far leva per portarlo alla resa.

«La scienza ha aiutato molto il settore investigat­ivo – precisa Giulio Vidotto, direttore del dipartimen­to di Psicologia generale -, basti pensare alle prime macchine della verità sperimenta­te negli anni Trenta e basate proprio sull’alterazion­e del respiro e del battito cardiaco. Gli studi nel settore non si sono mai arrestati e negli ultimi anni i ricercator­i si sono sempre più specializz­ati». Il progetto pilota partirà proprio dal Veneto, ma nel prossimo futuro si estenderà a tutto il resto dell’Italia.

«I militari della nostra regione – aggiunge ancora La Gala – avranno la fortuna di lavorare a stretto contatto con i professori del Bo. Questi ultimi, però, porteranno avanti la collaboraz­ione con gli specialist­i dell’Istituto superiore di tecniche investigat­ive. Sarà un modo di sviluppare nuove teorie e metodologi­e neuroscien­tifiche».

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