Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Denuncia il marito per stalking e violenza era per coprire l’amante, lei va a processo

- N.M.

«Mi voleva investire con la macchina». Ma è tutta una messinscen­a e a finire a processo questa volta è lei, la presunta vittima, una commercial­ista di 47 anni con casa in via dei Soncin, a due passi dal Duomo, in pieno ghetto.

Calunnia, l’accusa che ha portato la profession­ista – difesa dall’avvocato Francesco Cibotto – di fronte al giudice Beatrice Bergamasco per essersi inventata una finta denuncia nei confronti dell’ex marito, ora parte civile con l’avvocato Pietro Someda. È la sera del 12 gennaio 2013 quando la storia privata e di separazion­e tra la donna e il marito (anche lui un profession­ista affermato) diventa materia del contendere in procura. I fatti raccolti dall’inchiesta raccontano che quella sera l’uomo stava tornando nella sua casa di via dei Soncin, la stessa strada del centro storico dove abita la commercial­ista. Tra lui e lei si stanno consumando le ultima ceneri di quello che fu un matrimonio e quando l’ex marito vede l’ex moglie entrare in garage con un altro uomo - il nuovo compagno della donna – cerca un chiariment­o e si posizione con la macchina all’ingresso del garage, per bloccare la fotocellul­a del basculante. Scatta un parapiglia: lei grida e il nuovo compagno della quarantase­ttenne si avventa al finestrino della macchina guidata dall’ex marito e dopo qualche alterco, lo prende a pugni in faccia. Tre ganci che portano in via dei Soncin i carabinier­i. L’ex marito, aggredito, racconta ai militari come sono andate le cose e denuncia. È nei giorni successivi che le cose cambiano. La donna e il suo nuovo compagno provano a rovesciare le carte in tavola e in un esposto all’Arma dicono che quella notte loro si sono solo difesi dal tentativo dell’uomo di investire l’ex moglie sulla soglia di casa. L’inchiesta naviga spedita quando l’ennesimo colpo di scena lo offre il nuovo compagno della donna. È lui chiamare il rivale, scusarsi, dire che quei pugni sono stati dati perché lui voleva difendere la donna di cui era innamorato e che per mesi glielo aveva descritto come un mostro, uno stalker. Tra i due uomini la pace viene siglata da una lettera di scuse e da un risarcimen­to. La storia però non si chiude così. L’aggressore, ormai pentito, torna sui suoi passi e in un lungo interrogat­orio in procura patteggia per l’aggression­e e vuota il sacco, smascheran­do il piano della quarantase­ttenne. Che da vittima diventa carnefice. Accusata di aver ordito una trama per mettere nei guai l’ex marito.

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