Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
I Cinque Stelle chiedono un patto al governatore «Hai bisogno di noi»
«Togliamoci la maglia dei partiti e indossiamo quella della nazionale veneta». Jacopo Berti, capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Regione, ricorre ad un’immagine calcistica per lanciare un messaggio di pace («La pax veneta») e di più, di sincera e leale collaborazione, al governatore Luca Zaia. «Col voto di domenica i veneti ci hanno affidato una responsabilità enorme spiega il luogotenente di Luigi Di Maio a queste latitudini - e ora noi dobbiamo portare a casa il risultato. Se non ce la faremo, questa legislatura passerà alla Storia come la peggiore che si sia mai vista».
Berti fa un po’ di campagna elettorale in vista delle Politiche («Di Maio mi ha assicurato d’essere pronto ad aprire il tavolo sull’autonomia con le Regioni che lo chiedono non appena verrà eletto premier») ma sottolinea un dato molto concreto, e nient’affatto trascurabile, quando ricorda che «per approvare la legge sulla devoluzione delle competenze occorre il voto della maggioranza assoluta dei deputati e dei senatori» e «la Lega, in questo momento, non può contare neppure su un numero di parlamentari sufficiente a far inserire il provvedimento nell’ordine del giorno». Certo la pattuglia leghista - oggi decimata dalla diaspora tosiana potrebbe essere assai più folta tra un anno, almeno a voler dare retta ai sondaggi, ma di sicuro non basterà a garantire l’autosufficienza ai veneti in battaglia per l’autonomia. «Zaia, è avvisato: è inutile fare il leone qui per poi diventare un gattino bagnato a Roma. Lavori per allargare il più possibile il fronte, noi siamo pronti a fare la nostra parte».
La convergenza post referendum, però, non si tradurrà in un’alleanza elettorale, assicura Berti, e questo nonostante il Rosatellum sia stato congegnato proprio per mettere in difficoltà chi, come Beppe Grillo, si ostina a correre da solo. «Se così fosse, allora partendo dal Veneto dovremmo pensare non ad una grande ma ad un’enorme coalizione, che mette insieme noi, la Lega, Forza Italia, il Pd. Il che, ovviamente, non sarà mai».
I Cinque Stelle ricordano di essere stati il motore del referendum lombardo, sventolano l’analisi dell’Istituto Cattaneo secondo cui «il 99% dei nostri elettori si è espresso per il Sì» (così Simone Scarabel, che ricorda la battaglia pentastellata per l’abbattimento del quorum) e con Erika Baldin fanno notare che Vigonovo, governato dal M5s, è stato il Comune con la più alta affluenza di tutta la provincia di Venezia: «Senza i nostri elettori, senza di noi, il traguardo non sarebbe mai stato tagliato». Lo stesso, leggendo i numeri, potrebbe
Autonomia, dobbiamo diventare la nazionale veneta e vincere Baldin Se di noi il risultato di domenica non sarebbe mai stato raggiunto
dire pure il Pd (e in effetti lo dice ed anzi, ci sta litigando sopra da giorni) ma tant’è, i Cinque Stelle si dicono pronti a lavorare ad una proposta che parta da istruzione, ambiente e infrastrutture tecnologiche, mentre chiudono la porta a qualunque ipotesi di statuto speciale: «Zaia butta la palla più in là ma ci abbiamo già provato nel 1995, nel 1998, nel 2001, nel 2005, nel 2006, nel 2008 e nel 2010 e non abbiamo mai portato a casa nulla»- dice Berti».
Si diceva del Pd, ma anche nel M5s una parte della base s’è sganciata dalle indicazioni dei vertici per fare campagna pro astensione: «I parlamentari che si sono schierati contro il voto farebbero bene ad andare in Calabria o in Campania - chiosa Scarabel con riferimento evidente alla deputata Silvia Benedetti - perché col Rosatellum solo lì hanno qualche speranza di essere rieletti». Accanto a lui, però, c’è la consigliera polesana Patrizia Bartelle, che pure si era spesa per l’astensione. E ora abbozza: «C’erano visioni diverse ma andiamo avanti, qui nessuno è contro l’autonomia e contro i referendum anzi, spero che se un domani si farà, noi tutti saremo pronti a sostenere quello per il passaggio del Polesine in Emilia Romagna».