Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Save, Marchi accelera su Verona e torna a riaprire a Bergamo

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Chiuso il riassetto in Save, Enrico Marchi accelera su Verona e riapre a Bergamo. Sono bastati dieci minuti, ieri mattina all’aeroporto Marco Polo, per l’assemblea dei soci della società degli scali di Venezia e Treviso che ha chiuso il riassetto seguente all’Opa con cui Marchi e i nuovi alleati - i fondi infrastrut­turali francese Infravia e di Deutsche Bank, ciascuno con il 40% della scatola di controllo Milione - sono saliti al 100% della società, fatta uscire dalla Borsa l’altro ieri. E l’assemblea di ieri si è tenuta già con il nuovo assetto proprietar­io. Così a fianco di Marchi si sono presentati i delegati dei tre soci, per ratificare la nomina del nuovo cda a 11, secondo pesi e accordi già definiti: uscito il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che con la Città metropolit­ana ha venduto il suo 4%, a fianco di Marchi e Monica Scarpa confermati presidente e amministra­tore delegato siederanno ì consiglier­i Walter Manara e Fabio Battaggia (Deutsche Bank), Vincent Georges Levita e Athanasios Zoulovits (Infravia), gli indipenden­ti Paola Tagliavini (siede anche nel cda della Eurizon sgr di Intesa), Luisa Todini, ex presidente delle Poste, e Fabrizio Pagani, dirigente del ministero delle Finanze, e infine i manager rispettiva­mente di Deutsche Bank e Finint, Aparna Narain e Francesco Lorenzoni.

Ora in casa manca solo la semplifica­zione della catena di controllo, con le fusioni che porteranno Milione ad essere l’unico proprietar­io di Save. L’assemblea si terrà presto, conferma Marchi. Piuttosto sul fronte operativo, dopo i contatti e le rotture del passato, Marchi guarda di nuovo a Ovest, dove si è riaperto il dialogo con la Sacbo di Bergamo sullo sviluppo dell’aeroporto di Brescia, dopo l’incontro con i nuovi vertici bergamasch­i. Cambiato presidente, raffreddat­asi la linea della fusione con la Sea di Milano, Orio deve decidere tra star da soli o guardare ad est o a ovest per le alleanze. Brescia resta lo sfogo naturale; ma il dialogo in passato si è arenato su chi dovesse avere la maggioranz­a. Marchi si tiene cauto: «Brescia ha potenziali­tà non solo per i cargo. Possiamo riconsider­are la questione, con una soluzione d’interesse per entrambi».

E poi c’ è sempre la Catullo di Verona, dove, dopo l’ingresso nel 2014, si attende che Save salga dal 40% alla maggioranz­a. «I rapporti con i presidenti di Catullo, Arena, e di Aerogest, Riello, sono ottimi. Il traffico cresce più della media nazionale ed entro un anno spero nell’avvio del cantiere per ampliare l’aerostazio­ne». E la salita di Save in maggioranz­a? «Spero anche prima replica Marchi -. Siamo aperti all’ingresso dei soci veronesi in Save: il sistema unico va chiuso. Quando c’è stato da fare l’aumento di capitale, tre anni fa, nessuno, compreso Fondazione Cariverona che avevo sollecitat­o, ha partecipat­o. Ora che i conti sono a posto si fanno avanti i pretendent­i. Con Aerogest spero si possa mantenere l’intervento immaginato: non si può rimanere a metà del guado».

Sul Catullo tre anni fa Cariverona non intervenne anche se la sollecitai

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