Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Denunciò l’assenteista e venne indagata il pm archivia: «Fece solo il suo dovere»
La preside dell’Itis Severi finì sotto inchiesta per un esposto del prof fannullone
Una sua lettera aveva scatenato il finimondo. A inizio dello scorso gennaio Nadia Vidale, preside dell’istituto tecnico industriale «Severi», aveva scritto ad un docente di Diritto della sua scuola, assente dalla cattedra dai primi giorni di settembre per un congedo familiare, chiedendogli «cosa ci fosse venuto a fare, nella nostra scuola, il 23 dicembre (2016,ndr)», per un solo giorno di fronte agli studenti. Perché dal 9 gennaio, a vacanze natalizie archiviate, il professore si sarebbe preso un secondo congedo familiare, questa volta fino al 23 giugno 2017, ultimo giorno di lezione in Veneto.
Con l’effetto di aver interrotto una supplenza e aver spezzato il normale corso dell’insegnamento. Quella lettera riservata, indirizzata ai genitori delle tre classi interessate e allo stesso titolare della cattedra di diritto, era poi finita sul Corriere della Sera dando il via ad un tuorbillon di eventi che avevano catapultato il Severi e il suo insegnante di Diritto al centro del palcoscenico nazionale. Un’eco così dirompente e fastidiosa che aveva spinto il professore assenteista a denunciare la sua preside, accusandola di abuso d’ufficio, violazione delle privacy e diffamazione aggravata. Denuncia diventata inchiesta sul tavolo del sostituto procuratore Federica Baccaglini, che nei giorni scorsi – dopo aver setacciato tutti gli atti motivi del contendere – è arrivata a firmare una richiesta di archiviazione del fascicolo in cui Nadia Vidale si ritrovava come indagata. Nessun abuso d’ufficio, scrive il pm, nell’analizzare il comportamento della dirigente scolastica che il 23 dicembre 2016, di fronte al professore che si era presentato in aula, lo aveva invitato a interrogare gli alunni e non perdere tempo. «L’intento non era certo quello di sminuire e mettere in difficoltà il docente – scrive il pm – quanto piuttosto ottemperare al suo dovere di assicurare un buon funzionamento della scuola».
«A tal proposito – continua la richiesta di archiviazione – non si rileva nulla di strano, men che meno un abuso d’ufficio (…) la richiesta di spiegare alla classe e ai genitori i motivi che hanno portato diversi mesi di assenza dall’insegnamento, con giustificato malcontento da parte di questi ultimi. L’unico aspetto che emerge è un corretto interesse da parte della Vidale al buon andamento delle attività scolastiche».
Anche perché, emerge dall’indagine, una volta in classe e con la preside presente il docente non aveva ancora manifestato l’intenzione di chiedere un secondo permesso, a partire dal 9 gennaio 2017 fino a fine anno scolastico, come poi fatto a insegnamento concluso. E la lettera? Anche qui nessuna violazione. Per la procura «di fronte a un comportamento marcatamente lesivo degli interessi degli studenti risulta pienamente lecita la richiesta di giustificare tale comportamento e in linea con il dovere di un dirigente scolastico». Come non c’è nessuna diffamazione o violazione della privacy per la lettera sul Corriere, «frutto di scelte effettuate dai mass media in completa e assoluta autonomia».