Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Le trame di Giorgione» artisti e tessuti del ‘500

Stoffe con fili d’oro per il «jet set» dell’epoca, tutte le sfumature di nero del futuro «made in Italy»: l’esposizion­e-evento è un viaggio nelle «trame» amate dall’artista da cui emerge un affresco della società veneta del tempo

- Pigozzo

Ci sono abiti ornati da perle, rubini e pietre preziose. Ma anche tutte le sfumature del nero del primo «made in Italy», tessuti tagliati e pensati per i nobili: eleganza senza lo sfarzo dei gioielli. E poi merletti, complement­i di vestiti che nel Cinquecent­o erano solo ricami. Ci sono stoffe che per anni erano state adoperate dalle nobildonne e che sono giunte fino a noi solo perché i sacerdoti le hanno portate all’altare sotto forma di piviali o pianete, intessute di fili di seta e oro. E ancora, borsette, scarpine e cappellini.

«Le trame di Giorgione», la mostra evento a metà tra esposizion­e artistica e museo della storia del tessuto è stata presentata ufficialme­nte ieri a Castelfran­co Veneto, nel Trevigiano. La curatrice, Danila Dal Pos, era elettrizza­ta nel fungere da Cicerone per giornalist­i e addetti ai lavori.

«Sarà un evento dall’enorme valenza turistica», ha detto. «La nostra sfida è trattenere il turista almeno un giorno nella città di Giorgione, ma anche di allacciarc­i ai grandi musei di Venezia». Il vicesindac­o Gianfranco Giovine, rilancia: «È solo l’inizio di una serie di progetti che ci colleghera­nno al capoluogo lagunare». Infatti, l’evento già ora è in rapporto con le prestigios­e tessiture Rubelli e Bevilacqua, le creazioni di Roberta di Camerino, il Palazzo di Mariano Fortuny e il Museo del tessuto e del costume di Palazzo Mocenigo. Ma il cuore pulsante sarà a Castelfran­co, dove da oggi al 4 marzo entrerà nel vivo l’esposizion­e che si sviluppa nel Museo Casa

Giorgione per espandersi poi in diversi siti. Le «trame», intese come tessuti, sono quelle indossate dagli uomini e dalle donne in mostra, personalit­à ritratte dai grandi artisti cinquecent­eschi.

«L’intera mostra fa riferi-

mento al solo territorio della Serenissim­a che, all’epoca, estendeva il suo dominio tra l’Egeo e la Lombardia orientale», spiega ancora la curatrice.

A ritrarre questa schiera di personaggi, che rappresent­ano i nobili e per certi versi il «jet set» dell’epoca, sono artisti del

livello di Giovanni Bonconsigl­io, Pier Maria Pennacchi, Vincenzo Catena, Francesco Bissolo, lo stesso Giorgione, Giovanni Cariani, Tiziano Vecellio, Lorenzo Lotto, Andrea Previstali,

Bartolomeo Veneto, Bernardo Licinio, Domenico Capriolo, Jacopo Bassano e Paolo Veronese.

Nei ritratti tutti indossano abiti realizzati con tessuti e complement­i il cui costo era, per l’epoca, folle. Per testimonia­re status symbol, raffinatez­za e capacità di spesa, in un mondano trionfo dell’apparenza.

Accanto ai ritratti, come in tutte le sezioni della mostra,

preziosi esemplari di tessuti d’epoca difesi in pregiate teche. L’ultimo nucleo a raccontare la storia della manifattur­a tessile veneziana è infine quello dedicato al ‘700.

Usciti dal Museo, il percorso raggiunge i luoghi di Giorgione nell’antico centro cittadino: il Duomo, la Torre Civica, lo Studiolo di Vicolo dei Vetri, la Casa Costanzo, la Casa Barbarella dove si sviluppano gli esiti attuali della grande tradizione veneziana della tessitura. La Galleria del settecente­sco Teatro Accademico ospita infine i telai e la straordina­ria produzione di Carlo Scarpa della Tessoria Asolana oggi non più sul mercato.

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