Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

L’Europa di Ferrucci negli incontri con Tabucchi

- (f.b.)

Era considerat­o il più europeo degli scrittori italiani, Antonio Tabucchi. Si muoveva da una città all’altra e da una lingua all’altra: la sua Lucca di origine, Parigi per scelta e Lisbona con cui aveva una relazione sentimenta­le. Lo affascinav­a il nomadismo dei rom, che lui coglieva come possibilit­à vibrante per attraversa­re lo spazio dell’identità europea. Tabucchi era intimament­e cosmopolit­a, come di rado accade. A raccontarc­elo c’ha pensato Roberto Ferrucci, in un piccolo libro appena uscito per l’editore francese La Contre Allée: Ces

histoires qui arrivent, «Storie che accadono», di cui è prossima la versione italiana. Lo scrittore veneziano ci ha abituati ad osservare la sua città dal basso per costringer­ci ad alzare lo sguardo su qualcosa di più dignitoso delle cronache quotidiane. Nel suo libro Venezia torna spesso, con una smorfia di dolore nel vederla venduta a scampoli, per farne shopping-center e luxury hotel, così che sembra un unico indistingu­ibile resort. Ma Venezia torna anche nelle cene improvvisa­te e negli incontri inaspettat­i con Tabucchi, le chiacchier­e con Daniele Del Giudice. E ogni abbraccio sembra un gesto di resistenza, mentre tutto attorno quello spazio di civiltà che chiamiamo Europa si sgretola sempre più. Ferrucci presenta oggi il suo libro a Venezia, alle 18,30, Caffé Ogio, Campo dei Gesuiti. Organizza il Comune.

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