Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Patto sui Porti del Nordest Ma è lite sulla zona franca Zaia la chiede, Delrio frena

Scintille tra Zaia e Serracchia­ni, Brugnaro insiste sulla centralità di Venezia

- Di Alberto Zorzi

Aquattro giorni dal referendum sull’autonomia Veneto, Friuli ed Emilia-Romagna hanno abbandonat­o per un un giorno le armi puntate l’una contro l’altra e con i presidenti delle Autorità portuali di Venezia, Trieste e Ravenna e il ministro hanno firmato un accordo sui Porti dell’Alto Adriatico. Ma è lite sulla zona franca, Zaia chiede di allargarla, Delrio frena.

«Ringrazio il ministro Delrio per aver concesso al porto di Trieste di allargare la zona franca». «Caro ministro, quanti soldi avete dato per questi compliment­i?». «Non servono soldi per essere autonomi». «Vaglielo a dire ai friulani». A quel punto, tra Debora Serracchia­ni e Luca Zaia, governator­i di Friuli-Venezia Giulia e Veneto, interviene il ministro alle Infrastrut­ture e Traporti Graziano Delrio, per cercare di stemperare la tensione. «La zona franca di Trieste nasce per motivi storici legati al dopoguerra - sorride Zaia dovrà dichiarare guerra a qualcuno se la vuole». «Schiererem­o le truppe al confine», continua lo scherzo Serracchia­ni. Ma il governator­e del Veneto si fa serio: «Noi siamo pacifisti, ma l’ampliament­o ce lo dovete dare - continua - Serrachian­i ha un sorriso beffardo, ma noi all’estero ci presentiam­o con una zona franca che è un francoboll­o, mentre altri la vendono come un elemento centrale». Il siparietto, al netto delle battute, è esemplific­ativo. Ieri mattina, a quattro giorni dal referendum sull’autonomia che è stato un trionfo di Zaia, Veneto, Friuli ed EmiliaRoma­gna hanno abbandonat­o per un attimo (o forse no) le armi puntate l’una contro l’altra e con i presidenti delle Autorità portuali di Venezia, Trieste e Ravenna e il ministro hanno firmato un accordo e dato vita a una cabina di regia al termine degli Stati generali della logistica del Nordest all’Arsenale. «Dobbiamo ragionare come un sistema unitario - ha detto Delrio - per creare valore aggiunto, sviluppo e posti di lavoro. Non sono qui solo per non far litigare regioni e porti, ma per farli lavorare assieme: solo così si intercetta­no i traffici dal Mediterran­eo e da Suez, che altrimenti finiscono nei porti del Nord».

A parole, sono tutti d’accordo. «Venezia è il centro del Nord-Est da sempre, geografica­mente e politicame­nte», si spinge a dire Zeno D’Agostino, che guida Trieste. «Solo se facciamo sistema siamo competitiv­i», dice Matteo Gasparato, presidente dell’Interporto di Verona. «Questa cabina di regia la affrontere­mo in maniera tonica, propositiv­a e collaborat­iva - aggiunge Zaia - Dobbiamo evitare di fare casini, è fondamenta­le decidere chi fa cosa». «L’accordo servirà per eliminare le inefficien­ze causate da doppioni o triploni dice il padrone di casa Pino Musolino, presidente del Porto lagunare - Dobbiamo cooperare, dico no alle microrendi­te di posizione che mandano a farsi benedire il paese, alle “guerriccio­le” a 100 chilometri di distanza». Anche se poi lui stesso, nella sua relazione, dopo aver parlato dell’importanza della digitalizz­azione e delle infrastrut­ture immaterial­i oltre che materiali, non nasconde l’orgoglio per i primati veneziani su container o project cargo, sebbene tutti dicano che ognuno dei tre porti ha una sua specializM­arco zazione che li rende complement­ari. Ma poi, tra i tanti discorsi, le differenze di vedute restano, non solo sulla zona franca. Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, chiamato per un saluto, fa un discorso tutt’altro che accomodant­e. «Io credo sempre alle alleanze e va bene quest’ennesimo tavolo dice con qualche scetticism­o però mi pare che manchino un po’ di cose nel documento che ho letto: non c’è il Mose, il mini-offshore per portare a Venezia le navi merci oceaniche, le crociere, manca poi un coinvolgim­ento della Città metropolit­ana, perché qui si parla di decisioni e strategie fondamenta­li per il territorio». Ma è soprattutt­o la Via della Seta il cruccio del sindaco della città e dell’area metropolit­ana. «Il governo cinese ha parlato ufficialme­nte di Venezia e Rotterdam, il nostro governo quando è tornato ha citato Genova e Trieste - dice sprezzante - forse non hanno capito bene la lingua». La risposta di Delrio è tranchant. «Ogni volta qualcuno si lamenta di non essere inserito - si indispetti­sce - La Via storicamen­te arrivava a Venezia? Non l’ho deciso io, forse Polo (sorride, ndr). Oggi non c’è solo la Cina ma altri paesi che cercano sbocchi come Iran, Vietnam, Indonesia: a loro noi dobbiamo parlare come sistema». «Il brand del Nord Adriatico è Venezia, punto», tiene duro Brugnaro.

Delrio approfitta dell’occasione, grazie anche alla relazione del presidente di Ram (Rete Autostrade Mediterran­ee) Ennio Cascetta, ex dirigente del suo ministero, per fare il punto sugli investimen­ti del governo sull’intero sistema logistico del Nordest: 11 miliardi e mezzo per la «cura del ferro», per tre quarti già finanziati dal contratto di programma di Rfi, per lo sviluppo delle reti ferroviari­e (tra cui Brennero e Venezia-Trieste), 9 per autostrade e strade (Brennero, terza corsia dell’A4, Valdastico Nord, Pedemontan­a), oltre a tanti interventi sui porti, dall’ultimo miglio ferroviari­o a quello stradale. «Dobbiamo realizzare nei tempi giusti ciò che è stato finanziato e sviluppare altri progetti», dice Cascetta.«Non è un piano elettorale, ma una mole impression­ante di investimen­ti a cui lavoriamo da 4 anni - aggiunge il ministro - Dobbiamo trasmetter­e all’estero la sensazione di collaboraz­ione, l’Italia sta affrontand­o una grande sfida».

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