Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Si intascava i soldi della società comunale Arrestato l’ex manager
Si sarebbe intascato 900mila euro, sottraendoli alla società che avrebbe dovuto amministrare e che gestisce la farmacia comunale, la mensa e i servizi scolastici, oltre alla pulizia degli impianti sportivi di Vigasio, nel Veronese. È con le accuse di peculato, bancarotta e autoriciclaggio che i finanzieri hanno arrestato Marco Bovo, commercialista, con un passato politico nell’Udc.
A chi gli chiedeva cosa fossero significati per lui i sette e passa anni da amministratore della Gestione Servizi Integrati srl del Comune di Vigasio, rispondeva che quell’incarico gli aveva permesso di assumere delle «conoscenze preziose». E, stando a quanto emerso dalle indagini del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, definizione più azzeccata non poteva esserci. Perché quelle «conoscenze» gli avrebbero permesso di intascarsi 900mila euro, sottraendoli alla società che avrebbe dovuto amministrare e che gestisce la farmacia comunale, la mensa e i servizi scolastici pomeridiani, oltre alla pulizia degli impianti sportivi del paese. È con le accuse di peculato, bancarotta e autoriciclaggio che ieri all’alba i finanzieri sono andati a Povegliano e hanno arrestato Marco Bovo, commercialista di 48 anni con un passato politico nelle fila dell’Udc.
Un’indagine partita in estate, quando Bovo lasciò l’incarico per, disse lui, «impegni lavorativi». Ma che il sindaco Eddi Tosi invece spiegò essere stato affidato un altro professionista, Andrea Nardi, proprio per interrompere quel «regno» che con tanto di proroga si era protratto dal dicembre del 2009 al maggio del 2016. Fu quando Nardi entrò in carica che il castello di carte false e soldi spariti costruito da Bovo cominciò a crollare. «Al nuovo amministratore - spiega il sindaco Tosi - arrivarono delle telefonate di alcuni fornitori, in particolare della farmacia, che lamentavano dei mancati pagamenti. Pagamenti che invece risultavano essere stati liquidati. A quel punto abbiamo deciso di fare delle verifiche sui bilanci della società e ci siamo rivolti a dei professionisti perché documentassero quello che noi sospettavamo e che poi è emerso. E a quel punto siamo andati in procura...».
Una «situazione contabile completamente inattendibile l’ha bollata la polizia tributaria - creata ad arte per coprire le condotte distrattive e il conseguente stato di dissesto della società». Talmente spolpata, la Gsi, che è stata dichiarata fallita. Da qui l’accusa di bancarotta. Ma i finanzieri hanno anche ricostruito il «modus operandi» di Bovo, che avrebbe prosciugato i conti correnti della società con due modalità. Quattrocentomila euro se li sarebbe messi in tasca firmando assegni della società intestati a se stesso e versati sui suoi conti correnti personali. Altri 500mila li avrebbe presi dagli incassi giornalieri della farmacia comunale che gli venivano consegnati in contanti e di cui solo una minima parte finiva sul conto corrente societario. Proprio per riciclare quei soldi, Bovo avrebbe aperto dei finanziamenti di cui, ovviamente, non aveva alcun bisogno. E le rate le saldava con quei soldi «cash» che avrebbe preso dalla farmacia.
«A tali condotte distrattive precisa la polizia tributaria erano collegati contestuali artifici contabili nelle scritture e nei bilanci societari, realizzati attraverso l’inserimento di crediti inesistenti, l’iscrizione di debiti inferiori al reale o ancora la creazione di un conto corrente fantasma sul quale figuravano solo depositi di denaro. Inoltre non erano stati inseriti in bilancio le “poste passive” nei confronti dell’Erario, generando danni alla società per gli interessi maturati». I finanzieri hanno anche provato a recuperare parte del «tesoretto» accumulato da Bovo, «ma risulta sperperato in un tenore di vita molto al di sopra delle proprie possibilità con l’acquisto di beni voluttuari e di lusso».
Insomma, il commercialista che lo scorso febbraio aveva patteggiato una pena a un anno e 4 mesi per un incidente stradale del 2014 nel quale morirono due ragazze, i soldi della Gsi se li godeva. Eccome.
«In paese la gente non sopportava più di vederlo mentre faceva brindisi e offriva ostriche, sapendo cosa aveva fatto racconta il sindaco Tosi -. Se la magistratura, dopo le nostre segnalazioni è arrivata a decidere per una misura così drastica come l’arresto in carcere vuol dire che ci sono dei motivi fondati». Per Bovo c’era il rischio di reiterazione del reato, visto che attualmente è revisore dei conti per il Comune di Erbè e membro del collegio dei revisori del Comune di Scorzé. Cariche che probabilmente non avrà ancora per molto. Intanto le indagini delle Fiamme Gialle continuano anche in relazione ai redditi del commercialista. Perché per quanto illeciti vanno tassati anche quelli.