Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Grandi navi, soluzione vicina Crociere a Marittima e Marghera «C’è voluto un anno di studi»
«Ci saranno grandi novità nel giro di una settimana», aveva promesso a Vicenza lo scorso 12 ottobre. Ma dopo l’annuncio che il 7 novembre ci sarà il «Comitatone» (il comitato interministeriale per la salvaguardia di Venezia), ieri Graziano Delrio non si è sbilanciato troppo sul futuro delle grandi navi. «Per rispetto a tutte le istituzioni, sarà in quella sede che spiegherò nel dettaglio la soluzione definitiva, finale, molto forte», ha spiegato. A cinque anni e mezzo dal decreto Clini-Passera («un nome che ci ricorda quanto tempo è passato», ha scherzato il governatore del Veneto Luca Zaia), che stabiliva il divieto di passaggio nel bacino di San Marco delle navi oltre le 40 mila tonnellate, ma solo dopo che fosse stata trovata una via alternativa, la soluzione è vicina. Proprio le parole di Delrio confermano che la linea dovrebbe essere quella tracciata dall’Autorità portuale di Venezia, con un piano in due step: subito l’adeguamento del canale Vittorio Emanuele per far arrivare le crociere all’attuale Marittima dalla bocca di porto di Malamocco e dal canale dei petroli, poi tre approdi nel canale industriale nord di Marghera per poter ospitare le navi sempre più gigantesche costruite dagli armatori. «In quest’ultimo anno e mezzo non si è perso tempo, io anche per la mia formazione di ricercatore ho voluto fare studi approfonditi di tutti i tipi - ha aggiunto il ministro delle Infrastrutture - Abbiamo un dossier che non è mai stato predisposto prima e che ci porterà a conclusioni non intuitive, ma basate su un lavoro molto serio». Il dossier, appunto, predisposto dal presidente del Porto lagunare Pino Musolino.
Una doppia ipotesi che convince anche il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. «Si tratta di un progetto condiviso che servirà a salvare migliaia di posti di lavoro», spiega. «La Regione non ha mai messo veti, per noi l’importante è arrivare a una decisione - aggiunge Zaia - anche perché io sono convinto che se non si trova una viabilità nuova si rischia di perdere la crocieristica, che sarebbe un danno enorme». Anche Zaia si è invece schierato contro l’altra ipotesi sul tavolo, cioè quella di un terminal di scalo alla bocca di Lido, che terrebbe le navi da crociera fuori dalla laguna e che per questo è stata «sposata» dagli ambientalisti. A proporla è stato l’ex viceministro Cesare De Piccoli, anche lui ieri in sala, che ha avuto l’ok della commissione Via ma la bocciatura di enti locali e operatori. «Non sono d’accordo con quella visione estrema che vuole le navi fuori dalla laguna», ha tagliato corto il governatore.
Brugnaro, da presidente di Confindustria Venezia, aveva lanciato il Vittorio Emanuele una decina di anni fa, salvo poi virare sull’ipotesi di un canale più breve, il Tresse Nuovo, dopo essere stato eletto. Progetto che però è naufragato per le ipotetiche ricadute ambientali di uno scavo in laguna. «L’importante è che si sia preservata l’area Montesyndial di Marghera, che deve essere destinata alle merci - dice - quando avevo sentito che qualcuno voleva metterci le navi, mi sono venuti i capelli dritti». E qui si apre un’altra questione annosa, quella del terminal off-shore per le merci: lanciato dall’ex presidente del Porto Paolo Costa, appoggiato dai cinesi (e ieri proprio Costa girava mostrando un video fatto dal governo per gli investitori in cui c’è una sua lunga intervista), è stato affossato da Delrio e da Musolino, che lo hanno ritenuto troppo costoso e dai contorni incerti. Anche su questo ieri si è schierato pure Zaia. «Io non sono un tecnico, ma ho parlato con alcuni operatori, per esempio Msc - racconta - Mi hanno spiegato che il trasporto di ogni container costa un tot di dollari, ma che se dovessi fare una rottura di carico a 10 miglia dalla costa e poi entrare le cosiddette “mama vessel” i costi salirebbero e ci metterebbero fuori mercato».