Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Bonaccini: «Zaia? Venga al tavolo della trattativa Ma niente specialità, è contro la Costituzione»
VENEZIA «Zaia al tavolo dei governatori? È il benvenuto. Sulla richiesta di autonomia, però. Non di statuto speciale ». Il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, Pd, ha battuto ai decimali la trattativa della Lega per l’autonomia, firmando quattro giorni prima del voto di Veneto e Lombardia una dichiarazione d’intenti col presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Ma il federalismo a geometria variabile non è una gara ai decimali, dice. È un paradigma per l’Italia intera.
Presidente, subito dopo il referendum in Lombardia, Maroni ha lanciato l’idea di un tavolo di trattativa collettivo sull’autonomia. Pensa sia una buona idea, quella del tavolo dei governatori?
«Qualcuno la scorsa settimana ha detto che la firma che avevo apposto al documento sottoscritto con Gentiloni aveva valore pari a zero. Era talmente inutile il percorso che ho attivato anticipando tutti, che pochi giorni fa ci è stato chiesto di attendere anche altre Regioni al tavolo della trattativa. Quando Roberto Maroni mi ha telefonato ho subito detto di sì, perché a me interessano i fatti e non le parole, il risultato finale e non il percorso per raggiungerlo. Dunque ben venga una trattativa che parte assieme». Inviterebbe Zaia? «Ci mancherebbe. Zaia, con cui il rapporto in Conferenza Regioni è stato ottimo in questi anni, sarà il benvenuto. Ovviamente sulla richiesta di autonomia differenziata e non di statuto speciale, perché non era il contenuto referendario e perché andrebbe cambiata, prima, la Costituzione».
Per la richiesta di autonomia, lei ha scelto per l’Emilia Romagna la strada tracciata dalla Carta e ribadito che i referendum erano superflui. Alla luce del risultato del Veneto, ritiene che oggi abbia maggiore peso negoziale?
«Assolutamente no, altrimenti sarebbe stato scritto in Costituzione che la richiesta di autonomia differenziata la si poteva chiedere solo attraverso via referendaria. Noi abbiamo ritenuto di non spendere decine di milioni di euro per apprendere quello che ritenevamo scontato in partenza. Rispetto ovviamente chi ha scelto tale percorso, ma pretendo lo stesso rispetto. In ogni caso, pur con percorsi differenti, abbiamo lo stesso obiettivo».
Zaia ha detto: «Gli esperti ci dicono che, restando nell’alveo della legge, applicando l’articolo 119 il federalismo fiscale ci porterà in un regime di fatto, anche se non di diritto, come quello della Regione Trentino Alto Adige». L’Emilia Romagna vorrebbe un’autonomia simile quella di Trento e Bolzano?
«Riteniamo che non debbano esserci altre Regioni a statuto speciale nel nostro Paese. E peraltro se si chiede di diventarlo, si abbia il coraggio di proporre di cambiare la Costituzione. Non negli slogan, ma nei fatti. Semmai, il tema sarà efficientare la macchina pubblica per recuperare risorse. La trattativa con il Governo serve proprio a definire le competenze sulle quali chiedere autonomia e le risorse che non spenderebbe più lo Stato, ma i territori».
Tecnicamente, come procede per l’Emilia Romagna l’individuazione delle responsabilità per ciascuna competenza?
«Abbiamo definito quattro aree tematiche: lavoro e formazione professionale; imprese e saperi; ambiente e territorio; salute) rispetto alle quali selezionare le competenze sulle quali chiedere autonomia. Qualche buontempone si è avventurato a dire e scrivere che ne chiediamo soltanto quattro, in realtà saranno oltre la decina».
Secondo lei, in un paese col Nord che ha Regioni speciali e autonome, come starà il Meridione? Ne trarrà beneficio? «Per noi è sacra l’unità nazionale e spero lo sia per tutti. Dopodiché è la Costituzione stessa che prevede si possa chiedere e concedere autonomia differenziata.Siamo da tre anni la prima Regione per crescita nel Paese: se cresce di più l’Emilia-Romagna sarà un contributo a far crescere di più anche il Paese, e così può valere per Lombardia e Veneto. E, in ogni caso, se il Pd nazionale non cogliesse il segnale arrivato dai milioni di partecipanti al referendum promosso da Lombardia e Veneto, commetterebbe un errore. Ho letto oggi che De Luca pensa di cogliere la sfida e chiedere anch’egli accesso a maggiore autonomi. Penso sarebbe un buon modo per dimostrare che non solo le regioni più ricche possano avere questa ambizione».
Sarebbe un errore se il Pd nazionale non cogliesse il segnale arrivato dai referendum