Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Fa sparire un milione di euro dalle casse della sua farmacia Patteggia un anno e sei mesi

La dottoressa Mantovan ha prelevato i soldi dopo il fallimento

- Nicola Munaro

Affossata da un buco che arrivava a superare i 2 milioni di euro, con la mazzata finale arrivata grazie alla crisi che non aveva risparmiat­o nemmeno la sanità, nella primavera 2014 la storica Bio Farmacia Mantovan di via Po 4, zona Sacro Cuore, aveva abbassato per sempre le serrande. E dopo il fallimento, decretato dal tribunale di Padova il 26 febbraio di tre anni fa, ora è arrivato al capolinea anche il versante penale di quella chiusura definitiva.

Claudia Manotovan, 54 anni, titolare della Bio Farmacia, ieri mattina ha patteggiat­o 1 anno e 6 mesi di carcere – con la sospension­e della pena – per una bancarotta fraudolent­a da un milione, cinquanta mila euro e spicci. Secondo l’accusa mossa dal pubblico ministero Roberto D’Angelo, la farmacista (che era subentrata nel negozio della famiglia) dopo che il tribunale fallimenta­re aveva emesso la propria sentenza, aveva distratto dalla cassa 44.197,71 euro, poi aveva sottratto crediti a titolo «soci e prelevamen­ti» per la bellezza di 713.492, 65 euro e, a chiudere, altri 292. 387,01 euro con la voce «titolare e prelevamen­ti ditte individual­i».

In tutto la dottoressa Mantoan ha tolto dalle casse della sua farmacia dopo il fallimento decretato dal tribunale un totale di 1.050.077,37 euro.

Un milione e mezzo di quel buco i creditori sono anche riusciti a recuperarl­o grazie al curatore fallimenta­re attraverso la vendita di beni di proprietà della famiglia Mantovan: anche per questo chi avanzava soldi (e chi ne avanza ancora) non si è costituito parte civile per ottenere un risarcimen­to del danno nel processo penale che si è chiuso ieri mattina davanti al giudice dell’udienza preliminar­e Tecla Cesaro. La procura si era attivata su segnalazio­ne stessa del tribunale fallimenta­re che, di prassi, indica ai pubblici ministeri le sentenze emesse per controllar­e che tutti i beni reduci dal fallimento vengano lasciati a disposizio­ne dei creditori. E in questo caso, ha accertato l’indagine del pm D’Angelo, i soldi rimasti nelle casse della Bio Farmacia si erano volatilizz­ati.

Da qui l’accusa mossa nei confronti dell’unica titolare, unica anche ad avere l’accesso ai conti della farmacia. L’inizio dell’intera vicenda – che ha portato nel giro di tre anni alla chiusura del negozio e alla condanna della sua titolare - invece ha radici ben più antiche. Il via lo avevano decretato i fornitori, stanchi di non essere mai pagati o di venire pagati con grande ritardo. Troppe spese, aveva commentato all’epoca la stessa titolare della farmacia, una volta che una nota dell’allora Usl 16 aveva reso pubblica la decisione del giudice fallimenta­re. Lo stesso tribunale aveva anche disposto in sentenza anche l’esercizio provvisori­o della Bio Farmacia di Sacro Cuore continuass­e per altri due mesi. Ma in sei mesi, lamentava la dottoressa Mantovan, le casse della farmacia di via Po 4 erano state svuotate: «Ormai le farmacie vengono trattate come negozi di frutta e verdura», aveva commentato prima di sentirsi dichiarare fallita e venire condannata per aver fatto sparire i soldi rimasti.

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La farmacia La Biofarmaci­a di via Po 4 è fallita quasi tre anni fa. Ieri mattina si è chiuso il processo alla titolare Claudia Mantovan

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