Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Fa sparire un milione di euro dalle casse della sua farmacia Patteggia un anno e sei mesi
La dottoressa Mantovan ha prelevato i soldi dopo il fallimento
Affossata da un buco che arrivava a superare i 2 milioni di euro, con la mazzata finale arrivata grazie alla crisi che non aveva risparmiato nemmeno la sanità, nella primavera 2014 la storica Bio Farmacia Mantovan di via Po 4, zona Sacro Cuore, aveva abbassato per sempre le serrande. E dopo il fallimento, decretato dal tribunale di Padova il 26 febbraio di tre anni fa, ora è arrivato al capolinea anche il versante penale di quella chiusura definitiva.
Claudia Manotovan, 54 anni, titolare della Bio Farmacia, ieri mattina ha patteggiato 1 anno e 6 mesi di carcere – con la sospensione della pena – per una bancarotta fraudolenta da un milione, cinquanta mila euro e spicci. Secondo l’accusa mossa dal pubblico ministero Roberto D’Angelo, la farmacista (che era subentrata nel negozio della famiglia) dopo che il tribunale fallimentare aveva emesso la propria sentenza, aveva distratto dalla cassa 44.197,71 euro, poi aveva sottratto crediti a titolo «soci e prelevamenti» per la bellezza di 713.492, 65 euro e, a chiudere, altri 292. 387,01 euro con la voce «titolare e prelevamenti ditte individuali».
In tutto la dottoressa Mantoan ha tolto dalle casse della sua farmacia dopo il fallimento decretato dal tribunale un totale di 1.050.077,37 euro.
Un milione e mezzo di quel buco i creditori sono anche riusciti a recuperarlo grazie al curatore fallimentare attraverso la vendita di beni di proprietà della famiglia Mantovan: anche per questo chi avanzava soldi (e chi ne avanza ancora) non si è costituito parte civile per ottenere un risarcimento del danno nel processo penale che si è chiuso ieri mattina davanti al giudice dell’udienza preliminare Tecla Cesaro. La procura si era attivata su segnalazione stessa del tribunale fallimentare che, di prassi, indica ai pubblici ministeri le sentenze emesse per controllare che tutti i beni reduci dal fallimento vengano lasciati a disposizione dei creditori. E in questo caso, ha accertato l’indagine del pm D’Angelo, i soldi rimasti nelle casse della Bio Farmacia si erano volatilizzati.
Da qui l’accusa mossa nei confronti dell’unica titolare, unica anche ad avere l’accesso ai conti della farmacia. L’inizio dell’intera vicenda – che ha portato nel giro di tre anni alla chiusura del negozio e alla condanna della sua titolare - invece ha radici ben più antiche. Il via lo avevano decretato i fornitori, stanchi di non essere mai pagati o di venire pagati con grande ritardo. Troppe spese, aveva commentato all’epoca la stessa titolare della farmacia, una volta che una nota dell’allora Usl 16 aveva reso pubblica la decisione del giudice fallimentare. Lo stesso tribunale aveva anche disposto in sentenza anche l’esercizio provvisorio della Bio Farmacia di Sacro Cuore continuasse per altri due mesi. Ma in sei mesi, lamentava la dottoressa Mantovan, le casse della farmacia di via Po 4 erano state svuotate: «Ormai le farmacie vengono trattate come negozi di frutta e verdura», aveva commentato prima di sentirsi dichiarare fallita e venire condannata per aver fatto sparire i soldi rimasti.